[NuovoLab] CPT: "...è tutto come prima, non è cambiato nient…

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Author: Edoardo Magnone
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To: forumgenova
Subject: [NuovoLab] CPT: "...è tutto come prima, non è cambiato niente"


estrapolo la notizia incivile proveniente da un paese che di civile ha ben poco
del fatto che esseri unami sono ancora rinchiusi in luoghi (non parlatene mi
raccomando!) di "accoglienza" dove ci sono "sbarre e il filo spinato e sotto
la stretta sorveglianza della polizia" per il solo fatto che leggi razziste
vengono mantenute vive e vegete ed il fatto che sfortunatamente "è tutto come
prima, non è cambiato niente"!!!
Alcuni li chiamano effetti collaterali di buona govewrnabilita` su cui chiudere
un`occhio mentre altri fortunatamente li chiamano ancora ...lager!

Edoardo Magnone

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Cassibile - l’ennesima prigione che non dice il suo nome.

Quando l’umanitarismo nasconde la vergogna

Ci troviamo a parlare con Barbara Crivelli, della Rete antirazzista siciliana,
nodo catanese, di quello che risulta ad oggi il centro di detenzione per
migranti dallo statuto più incerto, più difficile da comprendere: il centro di
Cassibile in provincia di Siracusa.
D. cominciamo innanzitutto con il chiederti qual’è in questo momento lo statuto
di questo centro di detenzione e qual’è la sua storia? È un centro di
detenzione amministrativa? È un centro di accoglienza?

R. Preciso subito che non ho mai visitato questo centro perché, sebbene lo
avessimo richiesto diverse volte, non ci hanno mai consentito di entrare.
Lo stesso divieto ha colpito anche associazioni molto presenti sul territorio
come Medici senza frontiere, che ha chiesto anch’essa ripetutamente di entrare.
Essendomi però occupata molto della situazione dei migranti stagionali a
Cassibile ho raccolto diverse testimonianze e ho parlato anche con la
direttrice e con il presidente dell’Associazione che gestisce il centro.
Se mi chiedi quale sia la storia di questo posto posso dire che è gestito da
un’Associazione che si chiama Alma Mater che già dal novembre del 2001 aveva
stabilito una convenzione con l’Acnur e il Ministero dell’interno e l’Anci per
attivare un centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati politici.
Nel 2005 questo centro si è trasformato in un centro di prima accoglienza sulla
base di un’altra convenzione col ministero dell’interno. Il centro ha
formalmente 150 posti.
La nascita di questo Cpa è stata documentata da Medici senza frontiere che
all’epoca si occupava dell’ ‘accampamento’ che ogni anno c’è a Cassibile nel
periodo della raccolta delle patate.
Una struttura agricola è stata recintata e si è così trasformata dall’oggi al
domani in un centro di detenzione.
Proprio nel 2005 noi ce ne siamo occupati per via di una tragedia: un ragazzo
salito sul tetto è caduto e si è bucato i polmoni, perforati dalle sue stesse
costole. In quel periodo il direttore del centro ha rilasciato un’intervista
nella quale ha affermato che il gesto del ragazzo gli sembrava inspiegabile
visto che, a suo parere, dal centro si poteva entrare e uscire quando si
voleva.
In realtà le fughe da questo Cpa sono sempre parecchie. Quando abbiamo parlato
di questo con la direttrice del centro lei ci ha spiegato che il problema non
sono le condizioni in cui vivono i migranti dentro la struttura, ma la paura di
venire rimpatriati.
Ed effettivamente ci risulta che dal centro di Cassibile ci sia un alto numero
di rimpatri soprattutto verso l’Egitto. Sarebbe quindi quest’ansia a spingere i
migranti a cercare di fuggire come possono.
Nello stesso periodo ne sono fuggiti parecchi e questo ha comportato una
‘fortificazione’ del Cpa che , a quanto ci risulta, è molto sorvegliato
attraverso dispiegamenti di polizia veramente imponenti.
Questo centro dovrebbe essere invece un centro di identificazione (Cid) e Medici
senza frontiere ha sollevato questa questione ma tutto quello che siamo riusciti
a capire è che il Cpa di Cassibile è una struttura ibrida, che dovrebbe servire
ad affrontare le emergenze, sul cui statuto il Ministero stesso ha rilasciato
dichiarazioni contraddittorie.
Potrebbe essere un Cpa, trasformarsi in un centro di identificazione, o più
semplicemente in un Cpt, qualcuno lo chiama ancora così e del resto i migranti
vi sono racchiusi senza possibilità alcuna di avere contatti con l’esterno.

D. Ci troviamo quindi davanti al solito luogo che formalmente è un centro di
accoglienza e che poi nasconde il fatto che questa accoglienza avviene dietro
le sbarre e il filo spinato e sotto la stretta sorveglianza della polizia…

R. Si, è proprio così. Per ammissione dello stesso ministero funziona tanto da
centro di identificazione quanto da centro di accoglienza. La spiegazione che
ha dato lo stesso De Mistura quando ha visitato il centro è che trattandosi
appunto di un centro che deve affrontare l’emergenza degli sbarchi ci possono
essere deroghe sia sul suo statuto che sulla capienza.
Noi stessi abbiamo documentato che in alcuni periodi, specie a seguito degli
sbarchi, i 150 posti si raddoppiano.
Abbiamo documentato presenze anche fino a 400 migranti, come del resto ha
ammesso anche la stessa direttrice del centro sottolineando però come le
condizioni rimangono sempre vivibili e ci sia sempre la massima
disponibilità...

D. Qual è la storia dei migranti che arrivano a Cassibile? Sono tutti sbarcati
nel siracusano? Di solito chiedono asilo politico? E cosa succede dopo la
permanenza a Cassibile?

R. I migranti che arrivano a Cassibile provengono per lo più dagli sbarchi che
avvengono nella Sicilia orientale, e sai che nell’ultimo periodo ce ne sono
stati parecchi. In questo momento, ad esempio, dovrebbero trovarsi ancora a
Cassibile i migranti arrivati a Rosolini e prima ospitati dentro una struttura
di Rosolini, che ci risulta sono dentro da più di 40 giorni, quindi detenuti
oltre i tempi previsti.

D. Quali diresti che sono in questo momento le funzioni reali di questo luogo di
detenzione e come si inserisce nella realtà del contesto di Cassibile, nel
contesto siciliano del siracusano?
Ci sono dei legami ad esempio tra l’economia di sfruttamento dei migranti e la
loro detenzione in questo centro?

R. Cassibile ogni anno ospita centinaia di lavoratori stagionali e molti di
questi sono dei richiedenti asilo che non potrebbero formalmente lavorare ma
che trovano lavoro in queste campagne.
Il centro si riempie soprattutto alla fine della raccolta, e questo fa
riflettere sul ruolo che ha questo Cpa. Il lavoro nero dei migranti a Cassibile
viene tollerato fino a quando è necessario. Quando non lo è più ci sono delle
retate e il centro si riempie.
Credo che questo centro meriti pertanto una particolare attenzione innanzitutto
per la sua natura che abbiamo detto essere ‘ibrida’ e poi proprio perché la
questione della detenzione dei migranti e quella del loro sfruttamento e del
lavoro in nero si intrecciano molto profondamente in questa realtà.
E del resto esiste anche una realtà associativa che specula sia sul lavoro in
nero che sull’esistenza del centro di identificazione.
Faccio presente che l’associazione Alma Mater che gestisce il centro e che è
diretta da un prete è una struttura molto presente sul territorio e che si
occupa anche di ragazze madri, di minori stranieri in una struttura che si
chiama ‘L’approdo’, e gestisce anche il centro di prima accoglienza. La nostra
impressione è che vi sia una grossa speculazione intorno a tutta questa
faccenda.
Alma Mater percepisce moltissimi soldi e sostanzialmente quello che dà
attraverso tutte queste strutture presenti sul territorio è molto poco. E ciò
nonostante il fatto che la realtà del centro di Cassibile è stata presentata
come una realtà positiva per i migranti e la stessa Commissione De Mistura
quando è venuta a visitarlo, sebbene in quel momento ci fossero solo 7 ragazzi,
ha elogiato la struttura come un centro che gestisce bene le emergenze e in cui
ci sarebbe tantissima ‘umanità’.
A me, dai racconti dei ragazzi che ci sono stati detenuti dentro, risultano
invece situazioni di sovraffollamento, situazioni poco vivibili rispetto
all’igiene personale e a tutti i servizi che il centro offre.
Tra l’altro, contrariamente a quanto dovrebbe accadere, nel centro sono detenuti
anche dei minori.
Il periodo medio di detenzione è di 25 giorni ma alcuni vengono detenuti fino a
40 giorni.
Questo è tutto quello che abbiamo documentato, ma ne esiste anche la conferma
nel dossier pubblicato da Medici senza frontiere.
Quello che siamo riusciti a fare è poco… documentare quello che succede, dalla
durata delle permanenze a quello che ho detto prima: ciò che bisogna rimarcare
è la natura di questo centro chiedendosi perché un centro di accoglienza debba
prevedere la detenzione assoluta dei migranti e sottolineando la contraddizione
rispetto a ciò che gli stessi responsabili hanno dichiarato dicendo che dal
centro si potrebbe in realtà entrare e uscire a piacimento essendo un centro di
prima accoglienza.

D. Alla luce delle dichiarazioni di chi lo gestisce non si capisce allora perché
all’interno di questo centro si verifichino atti di autolesionismo come quello
che ci hai raccontato, ma anche rivolte, scioperi della fame e proteste di
vario tipo da parte dei migranti.

R. c’è stato uno sciopero della fame che al momento si è concluso e che ha
riguardato sostanzialmente i migranti giunti con l’ultimo sbarco, che hanno
passato un periodo di ospitalità a Rosolini.
Io li ho incontrati quando erano ospiti di questa struttura e mi sono accorta
che era gestita dagli stessi responsabili del centro di Cassibile. Si trattava
di un passaggio provvisorio perché nel Cpa c’era stata la scabbia e per
questioni igieniche era consigliato di non portarvi subito i migranti.
Sono andata al Cpa di Cassibile fino a 15 giorni fa e i ragazzi dell’ultimo
sbarco erano ancora detenuti lì e tra l’altro in questo sbarco c’era un
altissimo numero di minori, anche bambini molo piccoli, che a quanto mi risulta
sono ancora lì dentro, trattenuti molto oltre i tempi previsti.

D. Esiste una sezione a parte per i minori o per lo più sono anche, per di più,
in una situazione promiscua con gli adulti?

R. C’è una situazione promiscua e fra l’altro i minori , al Cpa di Cassibile,
vengono identificati. A tutti i migranti vengono rilevate le impronte digitali
per identificarli, nonostante questo non sarebbe formalmente possibile perché
dovrebbe trattarsi di un centro di accoglienza.

D. Dicevi che a partire dal Cpa di Cassibile si effettuano anche dei rimpatri…

R. Si, si effettuano dei rimpatri. Secondo la direttrice tutti gli atti di
autolesionismo e le fughe si spiegherebbero in questo modo, con la paura dei
migranti di essere rimpatriati visto che ciò avviene di norma. Esiste un ponte
diretto con l’Egitto per cui molti di quelli che arrivano vengono rimpatriati
lì.

D. Ti ringraziamo moltissimo di avere fatto luce su queste modalità di formale
accoglienza che poi invece nascondono luoghi di detenzione e di deportazione
anche di minorenni…

R. Luoghi di detenzione e di deportazione, esattamente.
Ma un luogo di accoglienza dovrebbe prevedere contatti con l’esterno e la
possibilità di entrare e uscire dal centro, e questo non avviene.
Le recinzioni, anzi, aumentano sempre di più e quindi, se è un Cpt, chiamiamolo
col suo nome. Non diciamo che i Cpt sono stati superati semplicemente perché
alcune organizzazioni umanitarie vi possono fare ingresso.
A me risulta, anche se non l’ho mai documentato direttamente, che dentro il Cpa
di Cassibile lavorano sia il Cir che la Croce Rossa e sembra che anche l’Arci
vi abbia un progetto

D. Certamente la presenza di tante associazioni umanitarie all’interno di un
centro di detenzione…

R. è inquietante. In qualche modo dà legittimità a queste strutture. Nel corso
di questi anni, rispetto alla trasformazione di Cassibile da Cpt a Cpa, noi non
abbiamo notato nulla di diverso, se non il fatto che alcune associazioni
umanitarie vi collaborano.
Per il resto è tutto come prima, non è cambiato niente.

a cura di Alessandra Sciurba, redazione Melting Pot
[ martedì 4 dicembre 2007 ]

http://www.meltingpot.org/articolo11661.html