Repubblica Genova
G8, il sindaco non va in piazza
"Il mio posto è a Tursi, ma serve un segnale di verità"
l´assessore
il sindaco
La decisione ufficiale nei prossimi giorni, ma vince la linea del
disimpegno
Margini: "Obiettivi contraddittori, chi ha commesso reati va punito"
Morettini: "Aspetto la scelta della giunta, ci sarò da privato cittadino"
WANDA VALLI
Il sindaco, Marta Vincenzi, non sarà al corteo-manifestazione sul G8 di
sabato 17, per protestare contro la mancata approvazione della Commissione
d´inchiesta della Camera, e per i 225 anni di carcere chiesti dalla
procura al processo contro 25 manifestanti, accusati di devastazione e
saccheggio. Lo spiega lei stessa, mentre torna da Venezia, dove ha
partecipato a un convegno sulla mobilità. Dice il sindaco: «Sarò a Tursi,
nel mio ufficio, perché il mio posto è lì. Il mio auspicio è che la città
possa ospitare una grande e pacifica manifestazione di forza democratica».
Il sindaco si augura che arrivi «un segnale sulla verità politica, che noi
abbiamo chiesto e chiediamo ancora, perché vogliamo capire che cosa è
successo in quei giorni, vogliamo risalire alla catena di comando». E se
la verità giudiziaria, sottolinea Marta Vincenzi, è affidata ai giudici,
alla gente di Genova, a lei, adesso come sindaco, nel 2001 presidente
della Provincia, interessa l´altro aspetto. «Non lo dico da ora, lo penso
da sempre, ho testimoniato quando ci fu la Commissione d´indagine, ora lo
ripeto. E sabato 17 sarò a palazzo Tursi perché credo che la mia presenza
serva di più in comune». La doppia motivazione del corteo, fa ragionare
alcuni assessori della sua giunta, da Mario Margini, Pd, (Lavori pubblici)
a Francesco Sidone, Idv (sicurezza della città) a Massimiliano Morettini,
Pd, (Giovani) che, nel 2001 fu uno dei portavoce del Genoa Social Forum.
Che farà Morettini, per esempio? «A livello personale non ho alcuna
esitazione a aderire, nessun imbarazzo, ho sempre manifestato per avere
una Commissione di inchiesta, sostenuta sia dal precedente sindaco,
Pericu, sia da Marta Vincenzi, e continuerò a farlo. Come assessore
aspetto la riunione della giunta per avere una posizione ufficiale». Tanto
più che a Morettini non piace poi molto «chi distingue il ruolo pubblico
da quello privato. Quindi, si discuterà e si deciderà. Poi, io, privato
cittadino potrò scegliere. E credo che sarò in piazza». Mario Margini,
invece, ragiona così: «Il corteo ha due obiettivi diversi. Sul primo, la
Commissione d´inchiesta, sono solidale con chi manifesta, perché la verità
deve essere ristabilita. Sull´altro, sono in corso processi, prima di dare
giudizi voglio capire come va a finire». Ma, avverte Margini «chi ha
commesso reati, siano stati manifestanti o forze di polizia, va punito,
non sono per una giustizia a senso alternato. Se uno pensa che con un
processo si giudichi tutto quello che è successo, è in errore, come lo è
chi pensa di partire da una manifestazione per valutare tutte le altre».
Mario Margini non sarà in piazza, alla fine, « perché trovo i due
obiettivi contraddittori». Non sarà in corteo e neppure a Genova ma a
Roma, per il congresso del suo partito, Francesco Scidone, assessore alla
sicurezza e esponente dell´Italia dei Valori, il movimento politico di
Antonio Di Pietro che ha fatto mancare il suo sostegno proprio alla
Commissione d´inchiesta. Parte da qui, l´assessore Scidone, per spiegare:
«Di Pietro ha chiesto soltanto una commissione che indaghi a 360 gradi
sulle responsabilità da una parte e dall´altra. La Commissione d´inchiesta
tornerà in aula, alla Camera, e se sarà così, Idv la voterà. Ne hanno
diritto tutti, Genova, gli italiani, i ragazzi picchiati, le forze di
polizia che hanno svolto bene il proprio compito». Poi arriva a sabato 17,
a Genova, a quello che accadrà nelle vie e nelle piazze: «Tutte le
manifestazioni sono benvenute, purché siano pacifiche. Ho qualche timore
per qualche dichiarazione forte che c´è già stata, ma ci sarà
Rifondazione, l´Arci, e questo mi rasserena». Francesco Scidone, comunque,
anche se fosse stato a Genova, non avrebbe partecipato «perché ci sono
processi aperti». Ammette che la sua, di un politico che nella vita fa il
cancelliere di Tribunale, è «una posizione molto personale, che però non
nasconde reticenze ideologiche. Il fatto è che credo nella serietà della
magistratura genovese». E ricorda quando, nel luglio scorso, chiesero la
sua opinione di assessore, per la giornata in ricordo della morte di Carlo
Giuliani. Scidone: «Risposi "non esistono problemi per la viabilità", era
un messaggio chiaro, ora spero che anche quella di sabato sia un´altra
manifestazione pacifica». Intanto oggi la giunta di palazzo Tursi, guidata
da Marta Vincenzi dovrebbe riunirsi per decidere la posizione ufficiale.
Anticipata dalle dichiarazioni del sindaco. Sì al corteo, no alla
violenza. E il Comune garantirà l´accoglienza.
Giallo sul numero dei feriti: "Solo un bilancio parziale"
Il sottosegretario e la Diaz "La polizia non rispondeva"
il processo
«Le scene che avevamo sotto gli occhi erano raccapriccianti: decine e
decine di feriti uscivano in barella dalla scuola». Paolo Cento,
sottosegretario all´Economia, ricorda la notte della Diaz. «Preoccupato
insieme ai miei colleghi parlamentari di quanto succedeva nella scuola,
telefonai anche al Viminale, ma non ebbi risposte adeguate». Cento è stato
ascoltato ieri, in qualità di testimone, nel corso del processo per
l´assalto della polizia all´istituto di via battisti, durante il G8. Ha
raccontato che i funzionari di polizia non rispondevano alle richieste di
notizie avanzate da tutti i parlamentari presenti. «Ci fu solamente detto
che spiegazioni sarebbero state date solo a conclusione dell´operazione di
polizia giudiziaria». Nel corso dell´udienza è stato proiettato un video
in cui Cento parla con un responsabile del pronto soccorso del San
Martino, che riferisce di 48 feriti. Pier Giovanni Junca, difensore di
Spartaco Mortola, ha subito sottolineato la cosa: «Sono 48 e non 89, come
sostiene l´accusa: a fronte dei 17 poliziotti feriti, potrebbe significare
che all´interno della scuola ci fu una certa resistenza». Il pm Francesco
Cardona Albini ha poi spiegato: «Si trattava del primo bilancio dei feriti
della Diaz, che si trovavano ricoverati negli ospedali genovesi. Il numero
è poi naturalmente aumentato, perché alcuni no-global che si trovavano
nella scuola sono stati arrestati e portati direttamente nella caserma di
Bolzaneto, altri non vennero ricoverati negli ospedali, ma solo medicati
al pronto soccorso, altri ancora hanno prodotto certificati medici quando
si sono costituiti parte civile».
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