[Paesibaschiliberi] [ASKAPENAinfo:] Paso a Paso nº189 "IL PN…

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Subject: [Paesibaschiliberi] [ASKAPENAinfo:] Paso a Paso nº189 "IL PNV, SCOSSO PER LA SOTTOMISSIONE ED IDISACCORDI"


Independentzia Eta Sozialismorantz

EUSKAL HERRIA

PASO A PASO

Servicio Informativo De ASKAPENA

Nº  189 

_IL PNV, SCOSSO PER LA SOTTOMISSIONE ED I DISACCORDI_.

Iniziare un processo di negoziazione implica rischi innegabili per
chi partecipano ad esso. Nel caso in cui prosperi, ognuna del parti
deve giustificare davanti ai suoi le concessioni che ha fatto. Nel
caso in cui fallisca, ognuna delle parti cercherà di pagare il minore
prezzo possibile. È ovvio che la parte più debole corre rischi
maggiori poiché dispone di meno mezzi per divulgare il suo punto di
vista su quanto successo.

Nel caso del frustrato processo basco, il Governo spagnolo godeva
di un ampio margine di manovra per ritagliare i costi della rottura.
Oltre a contare sulle ingenti risorse che offrono gli apparati dello
Stato, contava su un alleato di incalcolabile valore per il suo
atteggiamento servile: il Partito Nazionalista Basco.

_DURANTE IL PROCESSO CHI POTÈ ESSERE INTERLOCUTORE ASSUME IL RUOLO
DI COLLABORAZIONISTA_.

Era evidente che il PNV doveva essere presente nel tavolo di
dialogo data la rappresentatività che ha nella Comunità Autonoma.
Quello che non era tanto evidente era l'atteggiamento che detto
partito andava ad adottare durante il processo. Si dimenticò della
sua estrazione basca e si posizionò dalla parte del Governo spagnolo.
Si dimenticò della sua identità nazionalista e rinforzò le tesi dello
Stato che ci nega la sovranità. Rinunciò ad introdurre cambiamenti
nell'attuale modello politico e puntò sul difendere il modello
autonomistico che è la radice del confronto. In sintonia con il
Governo spagnolo propone 'pace per carcerati', svincolare la
pacificazione dalla normalizzazione politica, introdurre piccoli
cambiamenti cosmetici affinché Euskal Herria continui ad essere - con
l'adesione degli stessi baschi - una provincia della Spagna.

Tanto si posizionò il PNV con le tesi spagnoliste che, nell'ultimo
turno di conversazioni, Batasuna vietò la sua presenza al tavolo
perché, dimenticando gli interessi baschi, non faceva altro che
rinforzare quelli dello Stato spagnolo, eccessivamente difesi dal
Governo.

Il PNV aveva un motivo aggiunto per bloccare una soluzione
negoziata: se il tavolo avesse consensuato un cambiamento di cornice
politica questo avrebbe significato che la scommessa a beneficio
della cornice autonomistica che fece il PNV 30 anni fa, era stata un
errore. E che la sinistra basca, alla quale il PNV nega ogni entità,
aveva difeso gli interessi nazionale meglio che esso. Se il processo
negoziatore avesse avuto successo, il futuro del PNV sarebbe rimasto
in discussione. Questo fu uno dei motivi che l'indussero a boicottare
il processo.

_AL PRODURSI DELLA ROTTURA, SI TRASFORMA NELLA VOCE DEL SUO PADRONE
_

Concluso senza successo un processo, le parti negoziatorie devono
affrontare uno dei compiti più delicati: diffondere nella società la
loro valutazione del fallimento e gestirlo nella maniera meno
costosa.

Batasuna da una parte ed ETA per suo conto, hanno fatto conoscere
ripetutamente le loro valutazioni su quanto successo. Tanto
l'organizzazione politica, che quella armata considerarono come che
dovevano implicarsi di pieno nel processo per cercare una soluzione
definitiva al contenzioso. Batasuna accettò l'esigenza di
riconvertirsi in un'altra forza politica che desse margine di manovra
allo Stato, accettò una strutturazione autonomistica per tutto il sud
di Eukal Herria come situazione transitoria per avanzare nella
configurazione dell'unità territoriale (proponendo un'altra autonomia
per il Nord del paese), reclamò il diritto a decidere che spetta alla
società basca, flessibilizzando nei ritmi e tempi di ogni territorio.
ETA da parte sua, reiterò che la sua tregua era un passo fermo, che
l'attentato di Barajas non era altro che una spinta per ricondurre il
processo e che era disposta a smantellare la sua struttura militare se
si garantiva il rispetto alla volontà popolare. Entrambe le
organizzazioni attribuiscono il fallimento al Governo spagnolo che
non ha nessuna volontà di affrontare la radice del conflitto e
ricerca, unicamente, la resa di ETA. Anche il PNV fanno
corresponsabile diretto di quanto successo.

Questo partito utilizzò tutti i mezzi di cui dispone per avallare
la versione del Governo spagnolo e socializzarla in Euskal Herria:'
ETA non ha volontà di pace',' non mantenne la tregua',' cercò di
ricattare le conversazioni affinché gli interlocutori negoziassero
sotto minaccia'... Rispetto a Batasuna, anche il PNV riprodusse i
messaggi di Madrid:' Batasuna non ha autonomia rispetto ad ETA';' si
presentò come nuova sigla senza abbandonare le ipoteche delle
anteriori non condannando la violenza',' cambiò accordi che erano
stati già assunti seguendo le pressioni di ETA'... Il lavoro del PNV
durante il post processo è stato demolitore e di un valore
incalcolabile per Madrid: l'ha esentato da ogni responsabilità, non
gli ha domandato ragione di niente e ha socializzato l'idea che è
stato il fanatismo della sinistra quello che ha fatto implodere il
processo... Il PNV ha fatto una difesa tanto esagerata di Madrid che
è rimasto in ridicolo: lo stesso PSOE ha finito per accettare quello
che il PNV negava: che disse' no' alle iniziative che presentava la
sinistra.

_NELLA TAPPA POST - PROCESSO, REALIZZA FUNZIONI DI MERCENARIO _

La servitù del PNV ha prolungamento nella congiuntura politica
posteriore al processo: come la sinistra non si è arresa bisogna
delegittimarla facendola colpevole di quanto successo e dopo,
schiacciarla. In quel contesto bisogna situare la brutale aggressione
della polizia del PNV ai parenti ed amici dei carcerati il giorno 9 di
settembre in Donosti. Una manifestazione a beneficio dell'amnistia e
l'autodeterminazione che aveva 30 anni di storia, fu proibita prima e
repressa dopo dalla polizia politica del PNV. Gli spari
indiscriminati, i feriti, i detenuti, il fermo di un dirigente
qualificato all'Udienza Nazionale affinché fosse imprigionato, danno
segni della bassezza nella quale è caduto questo partito.

_TANTO TESERO LA CORDA CHE, FINALMENTE, SI RUPPE _

Era evidente che nel seno del PNV avevano discrepanze profonde.
Tutte le tendenze concordano sul fatto fondamentale: vincere le
elezioni, controllare le istituzioni ed annichilire politicamente la
sinistra. Differiscono nella strategia. Il settore più vasquista
pretende di neutralizzare la sinistra strappandolei alcune delle sue
bandiere e mantenendo un discorso differenziato da quello di Madrid.
Il settore più spagnolista, guidato dall'ex Presidente del Partito:
Iosu Ion Imaz, considera che la strategia più adeguata è allearsi col
Governo spagnolo per rinforzare la politica repressiva contro la
sinistra. Questo settore è chi ha guidato l'attuazione che abbiamo
definito nei paragrafi anteriori e che ha meritato grandi elogi del
Governo spagnolo. L'altro, considerava nocivo per il partito la
strategia scelta: lasciava troppo all'aperto il' pragmatismo',
servilismo, del partito.

Questa seconda tendenza è quella che ha prevalso poiché l'anteriore
provocava rifiuto incluso dentro lo stesso PNV. Il fino ad ora
presidente, massimo esponente della sottomissione a Madrid, si è
visto obbligato a dimettersi. Superata questa zavorra assumerà il PNV
la strategia soberanista? La storia dimostra che no.


                                                                     
Euskal Herria, 17 Settembre di 2007.

www.askapena.org[1]

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[1] http://www.askapena.org