Il presidente della Camera, in una recente lettera inviata a
Beppe Grillo, scrive:
"C'è - secondo Bertinotti - una crisi profonda della politica e una separatezza
delle istituzioni dal paese reale".
Questa semplice constatazione dei fatti da parte del presidente della Camera non
fa una grinza...complimenti per l'acume dimostrato!
Pero', leggendo l'articolo uscito sul Manifesto sulla privatizzazione della
Fincantieri, viene la curiosità di sapere se si son mai chiesti da dove nasce
la "separatezza" tra le promesse elettorali "di sinistra" e l'agire "da destra"
contro l'interesse (e volontà!) dei lavoratori.
Viene in mente la vecchia canzone di Giorgio Gaber...
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra.
La risposta delle masse è di sinistra
col destino di spostarsi a destra,
son sicuro che il bastardo è di sinistra
mentre il figlio di puttana è a destra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra
Ma cos'è la destra di Berluska, cos'è la sinistra di Rifonda.
Cordialmente ed ancora complimenti per il palazzo.
Edoardo Magnone
-----------------------------------------------------------------
Il governo quota Fincantieri. Lavoratori ignorati anche dal Prc.
La crisi per finta Giordano minacciò addirittura la crisi, ma poi Fiom e operai
sono rimasti soli. Tutto deciso nel Dpef
di Antonio Sciotto
E così il Dpef della «redistribuzione», redistribuì anche Fincantieri: tra le
poste del Documento di programmazione economica e finanziaria, votato
all'unanimità dal consiglio dei ministri, c'è infatti anche la quotazione di
uno degli ultimi «gioielli di Stato», Fincantieri.
Alla faccia dei lavoratori, che avevano votato al 70% il no alla quotazione -
con una petizione della Fiom che è andata ben oltre i suoi tesserati (il 35%) -
e alla faccia degli scioperi e delle manifestazioni - fino alla bella
trasmissione di Riccardo Iacona di qualche giorno fa - che avevano cercato di
spiegare come fosse insensato consegnare ai mercati un'azienda pubblica che
lavora bene e fa utili.
Un vero «nonsenso» per chi si professa di sinistra.
Eppure, il tutto è passato con la pesante indifferenza di Rifondazione
comunista, che negli ultimi mesi aveva più volte gridato il suo no alla
privatizzazione, scendendo in piazza accanto ai lavoratori, e che con il
segretario Franco Giordano aveva addirittura minacciato la crisi.
Basta recuperare l'intervista del 30 maggio su Finanza e mercati (disponibile
nella rassegna stampa sul sito della Fiom), dove il leader del Prc pone un
«ultimatum»: «No all'uscita del Tesoro da Alitalia e no alla quotazione di
Fincantieri. Si usi il metodo collegiale: se non sappiamo decidere vuol dire
che non sappiamo neanche votare in Parlamento».
Poi, come si sa, di acqua ne è passata sotto i ponti, e le pensioni hanno
fagocitato tutto: fino a che Fincantieri è del tutto scomparsa dall'agenda di
Rifonda.
Il governo ha comunque aggiunto il danno alla beffa: l'ultimo incontro con i
sindacati era previsto proprio per il 28 giugno, giorno del varo del Dpef, e si
è deciso di rimandarlo al 18 luglio. Come si dice: «a babbo morto». «Ci
avrebbero almeno potuto incontrare per dirci che erano intenzionati ad andare
avanti con la quotazione, per una forma di rispetto - nota amaro Sandro
Bianchi, Fiom nazionale - Adesso il 18 luglio cosa ci vogliono dire?». La Fiom
comunque non si arrende: «La mobilitazione continua, anche con forme di
protesta originali». Già la raccolta delle firme, portate dagli operai a Roma
in scatoloni bianchi, direttamente a Palazzo Chigi, o l'idea di stilare un
Libro bianco da divulgare su Internet (sempre sul sito Fiom:
www.fiom.cgil.it),
sono idee molto ben congegnate dal punto di vista mediatico. Ma spesso non basta
che si parli molto della tua vicenda, se certi nodi della politica non si
vogliono sciogliere.
Il governo dell'Unione ad esempio continua ad affermare che la quotazione dei
cantieri navali che tutto il mondo ci invidia - e che dovremmo farci un vanto
del fatto che sono pubblici, cioè di tutti noi - sarebbe necessaria per fare
gli investimenti previsti nel nuovo piano, pari a 800 milioni di euro. Ma la
Fiom ha calcolato che questi soldi Fincantieri ce li ha già: «Con
l'autofinanziamento, la liquidità netta, i fondi europei, si arriva
tranquillamente a 600 milioni - spiega Bianchi, che rimanda al conteggio
dettagliato nel Libro Bianco - Cifra che secondo noi è già sufficiente, dato
che alcuni progetti sono saltati di recente per vari motivi. Ma d'altra parte,
all'audizione alla Camera del 7 giugno scorso, il sottosegretario Tononi, che
ha la delega alla questione, ha detto che con l'autofinanziamento ci sono già
600 milioni, e che ne servono altri 500-600. Dunque Fincantieri è un pozzo
senza fondo? Ora il fabbisogno è di 1 miliardo e 200 milioni? La verità è che
la vogliono quotare comunque - conclude il sindacalista - E io avevo già una
battuta pronta per l'incontro con il governo: se venisse una principessa araba
che vi porta 800 milioni, voi trovereste un altro pretesto per privatizzare».
Il Manifesto (30-06-2007)