Re: [Cm-milano] Che Fare ?

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Author: invel
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To: critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!!
Subject: Re: [Cm-milano] Che Fare ?
è molto interessante quello che scrivi. adesso di rimbalzo solo questa
citazione dal manifesto, che mi sembra molto pertinente:

il corpo torna a interrogare la politica. In un testo di qualche anno
fa, Corpo in figure, Adriana Cavarero aveva egregiamente descritto il
processo di astrazione che lungo tutta la storia del politico
occidentale neutralizza il corpo singolare per metaforizzarlo e
disciplinarlo nella figura del corpo politic. Uno degli effetti
imprevisti del presente globale è che il corpo sembra oggi presentarci
il conto di questo processo di neutralizzazione e metaforizzzaione,
ripresentandosi nella forma - e nella forza - irriducibile di un
corpo-arma, che non punta a preservarsi dalla morte ma a uccidere
uccidendosi; o nella forma di un corpo messo a nudo, umiliato,
sadomasicamente deriso e orgiasticamente fotografato com'è accaduto a
Abu Ghraib. La spettacolarizzzazione, anzi l'intrinseca mediaticità di
queste figurazioni contemporanee del corpo non deve fare velo - qui
Cavarero è in sintonia con Susan Sontag - alla materialità della
sofferenza inflitta e autoinflitta. Ma è pur sempre dal corpo che
viene, in forma di sintomo, un'indicazione al pensiero. Se è il volto
di Medusa la maschera estrema dell'orrore, l'antico mito racconta di
una specularità dello sguardo, di una reciprocità del vedere e
dell'essere visto, intrinseche alla sua produzione: «C'è a quanto
pare, nell'orrore, un faccia a faccia che non può essere evitato». La
politica dell'orrore non riguarda mai solo l'altro: dal volto
dell'altro, implacabilmente ci guarda e ci interpella.

poi pensiamo che la città è un corpo, un organismo che nasce, cresce,
si riproduce e muore. le carte geografiche mappano vite e sentimenti.
la bici ri-cuce tutto ciò.



>
> Consiste prima di tutto nel fatto che l'autoveicolo è esterno all'uomo, cioè una carrozzeria non appartiene al suo essere, e quindi nel suo percorso, nel suo movimento quotidiano casa - lavoro o nei suoi percorsi in città egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa
> come nel pedalare una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l'uomo solo fuori dell'auto in sella alla sua bici si sente presso di sé; e si sente fuori di sé nel traffico. È a casa propria se pedala; e se è auto-inscatolato non è a casa propria. La sua mobilità non è volontaria, ma costretto in percorsi forzati. La mobilità non è quindi il soddisfacimento di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare bisogni
> estranei. La sua estraneità si rivela chiaramente nel fatto che non appena viene meno la coazione fisica o qualsiasi altra coazione, la strada viene
> fuggita come la peste. Il percorso esterno, il percorso in cui l'uomo si aliena, è un percorso di sacrificio di se stessi, di mortificazione. Infine l'esteriorità del percorso per l'auto inscatolato appare in ciò che la città non è sua proprio, ma è di un altro. Non gli appartiene, ed egli, nei suoi movimenti, non appartiene a se stesso, ma a un altro. Come nella religione, l'attività propria della fantasia umana, del cervello umano e del cuore umano influisce sull'individuo indipendentemente dall'individuo, come un'attività estranea, divina o diabolica, così l'attività di chi si muove in auto non è la sua propria
> attività. Essa appartiene a un altro; è la perdita di sé.
>
> Ne viene quindi come conseguenza che l'uomo si sente libero soltanto nelle sue funzioni animali, come il mangiare, il bere, il procreare, correre e pedalare tutt'al più ancora l'abitare una casa e il vestirsi; e invece si sente nulla più che una bestia auto inscatolata nelle sue funzioni umane. Ciò che è animale diventa umano, e ciò che è umano diventa animale.
>
> Certamente mangiare, bere e procreare la mobilità e il pedalare sono anche funzioni schiettamente umane. Ma in quell'astrazione, che le separa dalla
> restante cerchia dell'attività umana e le fa diventare scopi ultimi e unici, sono funzioni animali
> ....
>
> Quando i ciclisti si riuniscono per un percorso comune, essi hanno primamente come scopo la dottrina del moto sano e consapevole, la propaganda dell'unica mobilità sostenibile, una sfrontata felicità ecc. Ma con ciò si appropriano insieme di un nuovo bisogno, del bisogno della mobilità sostenibile nella città , e ciò che sembra un mezzo, la bici, è diventato scopo. Questo movimento pratico a pedali può essere osservato nei suoi risultati splendidi, se si guarda ad una riunione di criticalmass. Pedalare assieme, fumare, bere, mangiare, ecc., non sono più puri mezzi per stare uniti, mezzi di unione. A loro basta la società, l`unione, la conversazione che questa società ha a sua volta per scopo; la fratellanza degli uomini e delle donne in bici non è presso di loro una frase, ma una verità, e la nobiltà del ciclista s` irradia verso di noi da quei volti induriti dal lavoro e alienati dal traffico dell'auto.
>
> uno spettro a due ruote si aggira per la città
>
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> Karl M.Predielis
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