Author: ANDREA AGOSTINI Date: To: FORUMGEnova Subject: [NuovoLab] legambiente genova santilario in procura
dal secoloxix di sabato 5 maggio
SANTILARIO IN PROCURA
ESSICCATOI E FIENILI diroccati
da 60 metri quadrati trasformati in
ville grandi tre volte tanto, costruzioni
comparse dal nulla che da canniccio e
lamiera diventano robusto cemento,
viali d’accesso a case private ricavati
dove per secoli sono passate le creuze.
LaProcuradiGenova indaga supresunti
illeciti edilizi compiuti negli ultimi
dieci anni sulla collina di Sant’Ilario,
per secoli zona contadina, oggi appetibilissima
e lussuosa area residenziale.
Nel mirino ci sarebbero almeno
dieci ville e villette costruite negli ultimi
anni, costruzioni di ingenti dimensioni
che non comparirebbero
sulle fotografie aeree scattate dalla Regione
dieci anni fa. Al loro posto, in alcuni
casi, nemmeno una casupola.
Abusive, si direbbe, dal momento che
l’intera collina è protetta da vincolo
paesistico. Eppure sui progetti approvati
c’è il timbro del Comune, e i restauri
sono stati compiuti con licenza.
A giorni la Procura ordinerà anche
primi sopralluoghi, resisi necessari
dopo l’annuncio dell’arrivo di un maxiesposto
firmato da gruppi di residenti
della zona. La magistratura tenterà di
capire se, tra le carte che hanno in
qualche modo legittimato molte delle
restrutturazioni concesse negli ultimi
anni, si possa identificare una qualche
negligenza da parte degl iuffici competenti.
In passato erano già stati aperti
fascicoli relativi a casi singoli denunciati,
solo dopo l’esame dettagliato del
nuovo esposto si deciderà se accorpare
in un’unica nuova inchiesta tutti i casi
o se limitarsi a quanto già compiuto.
«Sant’Ilario è la “capitale dell’abuso
edilizio”, la situazione la conosciamo
molto bene dice
senza mezzi termini
Andrea Agostini, Legambiente si
costruisce
una piccola cosa, si compie
l’abuso con cazzuola e cemento,si paga
la multa e alla fine il Comune mette
tutto a posto con una bella variante»
Legambiente denuncia anche la “decapitazione”,
avvenuta negli ultimi
tempi, di numerosi ulivi secolari. «Il
«Il classico modo per arrivare a costruire
dove un tempo c’erano solo coltivazioni
dice Agostini
l’alberomuore,
il
terreno diventa incolto e disponibile».
A Sant’Ilario non è possibile ampliare le costruzioni esistenti né tantomeno
creare nuove volumetrie. A stabilirlo
è una vecchia legge del 1939, sostituita da un decreto più recente,
anni ‘90. Chi vuole recuperare un vecchio
cascinale deve oggi presentare in
Comune una relazione fotografica
dell’edificio di partenza, e indicare
esattamente metrature e materiali del
rudere.Qualunque richiesta che vada a
modificare diametralmente l’esistente
dovrebbe essere respinta. Ma non
sempre,sostiene chi ha sempre abitato
qui,difatto è successo.«Alcune costruzioni,
una volta restaurate sono diventate
dieci volte più grandi dice
un avvocato
che risiede nella zona basta
guardare uno di quei programmi su internet
che scattano foto dal satellite,
per rendersi conto che certe grandi costruzioni
non c’erano. Eppure certi
progetti hanno ottenuto regolarmente
i permessi, o comunque non sono stati
fermati».E sulla procedura di autorizzazione
e sui controlli effettivamente
compiuti potrebbero concentrarsi le
indagini della Procura. Così come sui
documenti presentati dagli architetti
che hanno firmato i progetti.
Questo paesino che domina il mare
diNervi sta velocemente cedendo alle
lusinghe degli abbienti, che qui hanno
acquistato ogni piccolo terreno a disposizione.
Le ruspe si sono concentrate
soprattutto in un zona: l’area intorno
alla nuova strada che collega
Sant’Ilario a San Rocco, la stessa che
dopo trent’anni di diatribe verrà inaugurata
tra qualche giorno. «Avevamo
dei terreni, dalle parti della chiesa di
SanRocco,ma li abbiamo venduti tutti
dice Guido Olimpo,
direttore dell’Ufficio diocesano per
il Sostentamento al
Clero, l’ente cattolico che ha ereditato,
negli anni ‘80, tutti i terreni che un
tempo erano di proprietà delle parrocchie
oggi
siamo proprietari ancora di
piccoli appezzamenti intorno al cimitero.
Una persona voleva comprarne
uno, per costruirne garage, ma abbiamo detto no
».Non sono in molti,ad
aver voglia di parlare, in questo paesino
un tempo incantevole per la sua
vegetazione. Il timore è quello di subire
le ritorsionidei vicini.Ma di esposti
ne sono stati presentati diversi,
anche se quasi tutti si sono scontrati
con una licenza di costruire regolarmente
ottenuta. Ora potrebbero essere
le foto satellitari e quelle aeree
scattate qualche anno fa circostanza
nuova nell’ambito guidiziario a
smascherare
illeciti o negligenze.
DANIELEGRILLO
Giovedì il battesimo della strada per SanRocco
Sono in molti, nella zona, a
temere che ilmaggior
afflusso di autovetture
private possa seriamente
compromettere l’ambiente
VERRÀ inaugurata giovedì,la nuova
strada che collega Sant’Ilario a San
Rocco. Due anni per costruirla, trenta
per discutere se fosse o meno necessaria,
il percorso di collegamento fra la
zona del cimitero e l’amena località di
San Rocco, nei giorni della decisione
definitiva fece gridare molti alla vittoria,
altri allo scandalo. L’approvazione
del progetto, diventata malgrado le
buone intenzioni di fatto un volano per
l’aumento delle mire speculative
sull’area, lasciò scontenta una parte
degli abitanti che non sarebbero stati
serviti dalla striscia di asfalto, quelli
che abitano nelle vecchie case rurali
tra l’Istituto agrario e via delPianello.
La strada, terminata e pronta, viene
oggi definita come una delle strade collinari
più belle del Levante genovese.
Anche se sono in molti, dalle parti di
Sant’Ilario, a temere che il maggior afflusso
di autovetture private possa seriamente
compromettere l’ambiente.
C’è anche chi lamenta il fatto che all’interno
del progetto siano stati inserite
alcune “richieste” avanzate da singoli
proprietari. «In un punto, proprio in
corrispondenza di una villa privata, è
stato costruito un ampio muraglione dice,
mostrando alcune fotografie,uno
dei residenti della zona hanno
risposto,
con soldi pubblici, alla richiesta di
un privato che voleva così salvaguardare
la propria privacy. Così in quel
punto il mare non si vede più». Come
detto sono serviti anni di contrattazioni
e assemblee pubbliche, per decidere se stendere nuovo asfalto laddove
le case erano servite solo da creuze. Al
posto della strada era anche stata proposta,
e già finanziata,una monorotaia
simile a quelle che oggi compaiono sui
terrazzamenti delleCinqueTerre.