IX Rapporto sull'Associazionismo

di Redazione (redazione@???)

19/12/2006
Luci e ombre dal Rapporto Iref-Acli. Sempre più cittadini si  
impegnano nelle organizzazioni, e tra questi i più fedeli sono le  
donne. In lieve flessione i volontari. E spunta la crisi dei donatori
Nel clima di sfiducia generale che sembra dilagare nel Paese, gli  
italiani continuano a ''scommettere'' sull'associazionismo di  
carattere sociale. Lo rivela il IX Rapporto Iref sull'Associazionismo  
sociale, presentato questa mattina dalle Acli nella Biblioteca del  
Senato. Il tasso di iscrizioni ad associazioni passa infatti dal 18%  
del 2002 al 23% del 2006. Anche la partecipazione è molto elevata:  
quasi un iscritto su due (48%) frequenta almeno una volta alla  
settimana l'organizzazione di cui ha preso la tessera (+8 rispetto al  
2002). Cresce la presenza delle donne nelle associazioni, passando  
dal 36% al 46% in pochi anni.
Tiene, anche se risulta in flessione il volontariato puro, che  
impegna il 14% della popolazione adulta (-1% rispetto al 2002),  
soprattutto nelle organizzazioni del terzo settore (45%) e nelle  
parrocchie (38%), che vedono aumentare del 10% la partecipazione dei  
volontari.
Il rapporto, che si basa su un campione di 1000 individui, affronta  
il tema controverso del declino del sistema-paese indagato alla luce  
dell'evoluzione dell'associazionismo in Italia e delle diverse forme  
di partecipazione dei cittadini alla sfera pubblica, rivela che Il  
19% dei cittadini continuano a fare volontariato in modo informale,  
mentre partiti e sindacati raccolgono appena il 5% dei volontari.  
Risulta stabile, nell'arco di 8 anni, la quota dei donatori, che  
ammontano al 46%, quasi un italiano su due, sebbene si registri un  
calo di tre punti rispetto al 2002. Un quarto dei cittadini italiani,  
infine, dichiarano di acquistare i prodotti del commercio equo e  
solidale o di adottare stili di consumo alternativi.
Il Rapporto sull'Associazionismo sociale disegna inoltre i profili di  
quattro Italie diverse: un'Italia del radicamento nel privato (17%),  
che esprime un disinteresse abbastanza marcato nei confronti della  
sfera pubblica e delle attivita' a carattere solidale; un'Italia del  
distacco passivo, il gruppo piu' numeroso (43%), in cui confluiscono  
quei cittadini che appaiono in assoluto piu' distanti dall'impegno  
sociale e politico, non tanto per scelta ma quanto per la loro  
particolare condizione sociale. L'Italia del civismo politico,  
composta da un gruppo di persone (26%) che esprime una concezione  
della cittadinanza fatta di impegno, informazione e attivismo  
soprattutto di tipo politico. L'Italia dell'attivismo solidale (14%),  
caratterizzata da una spinta partecipativa di natura sociale, che  
interpreta la cittadinanza in chiave ugualitaria e solidale.
''Questi diversi modi di intendere la cittadinanza - evidenzia l'Iref  
- sembrano influire anche sulla questione cruciale della fiducia, nei  
confronti degli altri e nei confronti del futuro''. La fiducia verso  
l'altro, l'estraneo, tende ad aumentare fra i cittadini che sono piu'  
vicini alla sfera pubblica: dalle soglie minimali del distacco  
passivo (15%) e della chiusura nel privato (17%), si passa al livello  
intermedio del civismo politico (23%), fino a giungere all'apice  
dell'attivismo solidale (34%). Ad essere piu' fiduciosi sono quindi  
coloro che mostrano un coinvolgimento piu' diretto nell'agora'  
democratica. Vale a dire che gli italiani piu' impegnati sono anche i  
piu' ottimisti.
''In conclusione - sottolinea il IX Rapporto Iref  
sull'Associazionismo Sociale - l'avvenire non inquieta piu' di tanto  
i cittadini che si curano del bene pubblico; mentre diventa una fonte  
di inquietudine per le persone che si rifugiano nel privato o si  
abbandonano in una condizione di passivita'. Il civismo politico e  
l'attivismo solidale sono quindi degli anticorpi della societa'  
civile. La ragione e' intuibile: la partecipazione e' un antidoto  
contro l'indifferenza e l'isolamento sociale''.


