"Il BFF? Una boiata pazzesca! "
parafrasando Fantozzi ora che finalmente è finito due impressioni su questo 
tread,
mi spiace Davide che tu abbia seguito solo il ciclo Bmx, (leggendo il 
programma si capiva che era un pacco), sul prezzo concordo te ma non voglio 
entrare nel merito delle scelte commerciali, al di là dei ringraziamenti di 
rito a chi si è sbattuto e ha lavorato alla costruzione di questo evento.
Non sono da meno gli altri cicli da cui trasudava una esaltazione 
autocelebrativa della filosofia di vita dei "Bike Messenger", ma che 
ammettiamolo può aiutare a scuotere il sonnolento panorama culturale 
milanese rivestendo una patina cool e moderna sull'immaginario collettivo 
che gira attorno alla bici.
Nonostante lo stile di vita suicida, che fatica a trasmettere la passione 
nell'uso della bici nella vita quotidiana, facendo vedere la vita di questi 
tossicomani precari che corrono in lungo e in largo per le città caotiche 
americane per pagarsi la dose giornaliera?
Perchè questo è il messaggio che traspare da "On Time" mi sembra, la 
cultura del Bike Messenger mi auspico sia altro e infatti altri video ne 
davano spessore.
Avrei anche da dire sul discutibile uso dei messenger in operazioni come 
http://www.bicyclemessengersmovie.com/ animazione/spot su come è bravo ed 
ecologista il messenger che trasporta il plico, [dico io con la passwdord 
segreta (non inviabile via mail o fax) dell'industria di armi o della 
multinazionale petrolifera, o dei costruttori di SUV]: "il messaggio 
ricorrente era l'economia è rallentata dal traffico? I bike messenger la 
fanno ripartire ... "
Mi viene da dire quando si passa al business l'etica va a farsi fottere, 
tutto il contrario del messaggio di decrescita che permea le riflessioni di 
un movimento che cerca di praticarla, non solo come scelta estetica ma più 
squisitamente politica, al di qua dell'oceano.
Ti chiedevi chi ha potuto mettere assieme tutto quel materiale?
Bhe la direzione artistica è del "simpatico" (dal lato umano è 
fondamentalmente un bravo ragazzo) Brendt Barbur, che però mi scivola sul 
finale nella deriva tipicamente americana cinica e esaltata addirittura 
cercando di far urlare slogan come se fosse ad una convention di operatori 
della Microsoft ad un pubblico italiano fortunatamente ancora abbastanza 
raziocinante (ma mica tanto).
Ho seguito il festival con i migliori propositi cercando di sgombrare la 
mia mente da tutte le polemiche che lo hanno preceduto, ma ne sono uscito 
profondamente deluso, salvo alcune chicche come evidenzia luca, che mi 
fanno sperare in una nuova versione che tenga conto delle critiche del 
vecchio continente.
In particolare possiamo dire che (raschiando sul fondo) si salva tutto il 
festival grazie al ciclo finale che lo arricchisce decisamente di perle 
cinematografiche amatoriali e non:
Ad esempio Proudly Unknow girato a milano, in cui la parte sulle Bmx 
pallosa viene smontata nella seconda parte in cui si vedono le "cadute" che 
ridicolizzano e umanizzano gli esaltati del genere.
Narcotizzante ma finalmente Slow "Adventure Hig" eccessivamente dialogato 
in estone, narra il viaggio di 5 giovani uomini, che alla fine si scontrano 
con la dura realtà di genere (una giovane cinese che scompiglia l'obiettivo 
finale, fermandosi e scusandosi se lei non ce la fa più e salirà su una 
macchina.... non sapremo mai il finale perchè si è interrotta la pellicola 
succede anche con la migliore versione elettronica).
Bellissmo il romano "Live Bicycle" documentario sulla ciemmona del 2006 
http://www.livebicycle.co.nr/ che sarà disponibile in streaming a gennaio 
2007 in cui finalmente il messaggio traspare chiaro e limpido anche nel 
sottotitolo "la bicicletta come stile di vita".
[Commenti solo una cosa: grandioso, come ha detto la tipa: nel vostro film 
c'era tutto quello che ci aspettva dal festival e che non è stato, almeno 
fino in fondo. Scritto da: muriel | domenica 3 dicembre 2006 a 18:26 ]
Si salvano anche alcuni video sulla cultura "underground" che però cadono 
sempre nella competizione tra gang all'americana con riti di iniziazione e 
duelli medioevali "B.I.K.E." (in cui peraltro i bikers per spostarsi da una 
città all'altra per i tornei usano dei simpatici SUV pik-up su cui caricano 
le loro creazioni) e "Warriors: the bike race" che se fossi un giornalista 
(di radiopopolare a caso) riprenderei in mano la filosofia del Border 
Trophy e la riproporrei par pari in versione ciclistica!
Mi chiedeva a tal proposito un giornalista se esistesse in italia una 
simile competizione tra bike gang, ecco io mi auguro di no!
Ora non rimane che rimboccarsi le maniche perchè le critiche sono belle se 
costruttive, credo che il messaggio portato avanti dai romani di Live 
Bicycle sia un materiale di partenza ...
Speriamo che il 16 dicembre ci siano tanti operatori video!