[Cerchio] Torino 4 nov.: diserta la guerra, diserta il milit…

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Author: Federazione Anarchica Torinese
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To: cerchio
Subject: [Cerchio] Torino 4 nov.: diserta la guerra, diserta il militarismo!
Due giornate contro la guerra, il militarismo, la retorica patriottica e le missioni in armi.

Sabato 4 novembre ore 11 al Balön davanti all'Arsenale

Polentata antimilitarista - con banchetto informativo, musica, vino, polenta concia.
Durante la giornata sarà piantato "l'albero alle vittime degli eserciti e degli stati".

Nel giorno che lo Stato italiano dedica alla memoria dei massacri della prima guerra mondiale e all'esaltazione delle operazioni "umanitarie" armate in Iraq, in Afganistan e in Libano saremo in piazza a manifestare la nostra scelta di diserzione dal militarismo e dal suo portato di morte, sopraffazione, gerarchia. Mentre il pacifismo italiano ha celebrato il suo "De Profundis" sostenendo la missione in Libano, tacendo di fronte al rifinanziamento di quelle in Iraq e Afganistan, le ragioni dell'antimilitarismo, che affonda le proprie radici nella critica allo Stato e alla gerarchia, divengono più urgenti e ci impongono di schierarci dalla parte giusta: quella delle vittime, sempre e ovunque.
In caso di pioggia battente l'iniziativa si svolgerà al coperto, nei locali della FAI in corso Palermo 46.

Venerdì 10 novembre ore 21,15 in corso Palermo 46, presentazione del libro di Marco Rossi "Afganistan senza pace" (Edizioni Zero in Condotta). Sarà presente l'autore.
Questo libro getta luce su una guerra feroce, dove le truppe italiane agiscono in prima linea su mandato di un governo guerrafondaio, nel silenzio "sinistro" e assordante dei pacifisti di ieri.

NO A TUTTE LE GUERRE!
NO A TUTTI GLI ESERCITI!
Siamo in guerra. Una guerra le cui vittime sono in Afganistan, in Iraq, in Libano ma non solo.
Si muore anche in Italia.
Si muore affogati nel Mediterraneo perché una legge razzista vieta la libera circolazione.
Si muore di lavoro perché le tutele sono un lusso che i padroni non vogliono pagare.
Si muore di malasanità perché i soldi ci sono per gli assassini in divisa ma non per i malati.
E chi non muore, vive male, perché gli affari sono affari e nulla fermerà il progresso. Succede in Val Susa, succede in ogni angolo di quest'Italia ferita dal TAV, dalle autostrade, dalla cementificazione.
Il 4 novembre, anniversario degli immani massacri della grande guerra, la retorica, quella più becera, si spreca, per far dimenticare una finanziaria di guerra, leggi liberticide contro i lavoratori, gli immigrati, le donne.
Sono tornati in auge i mai sopiti mostri dell'intolleranza, del razzismo, del nazionalismo.
La caccia alle streghe inaugurata dopo l'11 settembre va avanti: leggi speciali negli USA consentono di tenere prigionieri senza processo e torturare i nemici. Nel nostro paese le politiche securitarie di Berlusconi trovano in Prodi un degno successore.
La sicurezza diviene il comodo alibi per giustificare restrizioni di libertà, tagli alla spesa sociale, la militarizzazione del territorio.
Il governo "pacifista" mantiene le truppe in Iraq e Afganistan, dove fanno la guerra e la chiamano pace, dove la "civiltà occidentale" sta edificando un monumento fatto dei cadaveri degli uomini, donne e bambini che muoiono ogni giorno in un massacro senza fine.
Il governo "pacifista" ha anche inventato una nuova missione di "pace" in Libano: uomini armati al servizio del grande affare della ricostruzione di un paese in ginocchio. Nessuno di noi dimentica che sono gli stessi che, nel '99, bombardarono a tappeto la Serbia e il Kosovo. Guerra umanitaria, operazione di polizia internazionale, guerra al terrorismo… cambiano i nomi ma non la sostanza di una politica di potenza che vede il nostro paese in prima fila a sgomitare per affermare con le armi il proprio diritto al saccheggio ed alla rapina.

Oggi come nel 1915 le nostre ragioni sono quelle dell'antimilitarismo radicale. Quello che si oppone alle guerre ed agli eserciti. Tutte le guerre, tutti gli eserciti. Allora in tanti, tra i lavoratori strappati ai campi ed alle fabbriche si ribellarono alla guerra e gettarono il fucile. Tra le seicentomila vittime italiane di quel massacro diverse migliaia erano i disertori, fucilati perché rifiutavano di partecipare alla carneficina, di diventare assassini di Stato.
Noi come loro siamo oggi disertori: disertori dalla guerra e dalla sua logica di morte e oppressione.
Siamo uomini e donne di parte. La parte delle vittime degli eserciti, delle guerre, degli Stati. Sempre e ovunque.

Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46 Torino
La sede è aperta ogni giovedì dalle 21
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Tel. 011 857850 oppure 338 6594361