[NuovoLab] Fwd: [BSF] News dal Libano (dove ci ha portato Ri…

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Author: paola manduca
Date:  
To: sfge
Subject: [NuovoLab] Fwd: [BSF] News dal Libano (dove ci ha portato Rifondazione....)


--- siudal@??? wrote:

> Date: Sun, 29 Oct 2006 17:37:35 +0100 (CET)
> From: <siudal@???>
> To: forum@???
> Subject: [BSF] News dal Libano (dove ci ha portato
> Rifondazione....)
>
> >>>>>>>>>>>>>>>>>Bombe all’uranio in Libano (ed
> altre atrocità)
> Maurizio Blondet
> 29/10/2006
> In almeno due crateri di bombe lanciate da Israele
> nella zona libanese di
> Khiam e At-Tiri si sono trovate alte concentrazioni
> di uranio.
> Uranio arricchito.
> Lo rivela Robert Fisk, il più serio giornalista che
> si occupa di Medio
> Oriente. (1)
> Il quale ha portato ad esaminare campioni del
> terreno contaminato a chi di
> dovere: al dottor Chris Busby, segretario
> scientifico britannico della
> Commissione Europea per i Rischi di Radiazione.
> Per una conferma, i campioni sono stati fatti
> esaminare anche a un istituto
> militare, del ministero inglese della Difesa, lo
> Harwell Laboratory dello
> Oxfordshire, che ha analizzato i reperti con la
> spettrometria di massa.
> Entrambe le autorità hanno confermato l’altissima
> concentrazione di isotopi di
> uranio.
> Il rapporto di Busby fa due ipotesi: «la prima: che
> l’arma lanciata sia un
> qualche nuovo piccolo ordigno sperimentale che usa
> la fissione nucleare [dunque
> una micro-bomba atomica] o quale altra arma
> sperimentale (ad esempio di tipo
> termobarico) basata sulle alte temperature provocate
> dall’ossidazione fulminea
> dell’uranio. La seconda: che l’arma fosse una
> bomba anti-bunker che usa il
> penetratore ad uranio già noto, ma impiega uranio
> arricchito anziché
> impoverito».
> L’area è stata teatro di intensi combattimenti
> fra Hezbollah e giudei.
> Una foto che riprende l’esplosione della prima
> bomba mostra vaste nubi di fumo
> nero, possibile indizio dell’uranio che si
> incendia, come noto, all’impatto.
> Ovviamente Israele nega.
>
>
>
> Mark Regev, il portavoce del ministero degli Esteri
> sionista cui Fisk ha
> chiesto spiegazioni, ha risposto: «Israele non usa
> alcun armamento non
> autorizzato dal diritto internazionale».
> Il che, nota Fisk, non significa nulla dato che le
> convenzioni sono state
> scritte prima che l’uranio impoverito entrasse in
> uso come arma
> «convenzionale».
> Inoltre Israele ha negato di aver inondato il
> Libano, nelle ultime 72 ore del
> conflitto, di una quantità enorme di cluster bombs,
> le cui «bombletes» coprono
> ora i campi, pronte ad esplodere proiettando
> centinaia di piccole sfere
> metalliche.
> Più tardi un generale israeliano ha ammesso un
> abuso «mostruoso» (parola sua)
> di questi aggeggi da assassinio di massa, che
> infatti continuano a provocare
> ancor oggi tre morti la settimana.
> Israele ha negato fieramente di aver usato bombe al
> fosforo; per poi
> ammetterlo di fronte a prove raccapriccianti.
> Fisk in persona dice di aver visto, durante
> l’assedio di Beirut nella
> precedente aggressione al Libano, «i cadaveri di
> due bambini che, una volta
> tirati fuori dalla cella frigorifera,
> improvvisamente riprendevano fuoco», o
> corpi umani le cui ustioni tornavano a fiammeggiare
> appena tolte dall’acqua.
> Dopo aver negato, il ministro israeliano per le
> relazioni col parlamento,
> Jacob Edery ha ammesso l’uso di bombe al fosforo
> ma, beninteso, solo «in
> attacchi diretti contro Hezbollah».
> Che tali attacchi diretti venissero compiuti in zone
> densamente abitate da
> civili non è ovviamente colpa del popolo eletto.
>
>
>
> Si ricordi che Israele nega anche di aver usato armi
> di tipo sconosciuto,
> segnalate da medici disperati in Libano e a Gaza: i
> feriti arrivavano al pronto
> soccorso con segni di piccolissimi shrapnel sulla
> pelle, ma i raggi X non li
> rivelavano; ferite apparentemente piccole
> provocavano la necessità di
> amputazioni imponenti perché la necrosi era
> inarrestabile; il 30 % dei feriti
> ha dovuto essere amputato.
> In seguito, fonti militari USA hanno ammesso (o
> ipotizzato) che i danni
> fossero provocati da «Dense Inert Metal
> Explosives» (DIME), un proiettile col
> contenitore in fibra di carbonio per evitare la
> dispersione di schegge
> vulneranti a largo raggio, ma la cui carica
> esplosiva spara microschegge di
> tungsteno molto concentrate.
> Le fonti hanno fatto passare le DIME per un’arma
> la cui efficacia consiste
> nell’essere letale a brevissima distanza contro
> singole persone, ma che evita
> di danneggiare e colpire gli astanti. Un’arma
> quasi umanitaria. (2)
> Varrà la pena di ricordare gli effetti di
> quest’arma umanitaria, come li hanno
> descritti al Guardian i medici libanesi. (3)
> «I corpi ci arrivano gravemente frammentati, fusi
> e sfigurati», ha detto
> Jumaa Saqa’a, dell’ospedale di Shifa:
> «constatiamo che gli organi interni
> appaiono bruciati e cotti, mentre all’esterno ci
> sono solo segni di piccole
> schegge. Solo quando apriamo il corpo scopriamo la
> devastazione degli organi
> interni».
> La maggior parte delle ferite erano all’addome, a
> circa un metro da terra.
> Parecchi pazienti erano stati amputati da questa
> arma.
> Altri, curati e stabilizzati in ospedale, «morivano
> di colpo dopo un paio di
> giorni senza una causa scientifica apparente».
> Inoltre fin dal 2000 le forze armate USA hanno
> segnalato che le DIME hanno
> poi, sui sopravvissuti, effetti carcinogeni: la lega
> di tungsteno sparsa nei
> visceri causa un cancro detto rabdomiosarcoma, o
> cancro delle ossa, a causa
> delle mutazioni neoplastiche che provoca negli
> osteblasti.
>
>
>
> A modesto parere di chi scrive, Israele ha usato
> queste armi «a breve raggio»
> come armi di sterminio, intese ad inabilitare ed
> uccidere a lungo termine, e
> indiscriminatamente, quanto più possibile della
> popolazione nemica, civili e
> non civili.
> Tutto ciò secondo il dettame talmudico e più volte
> ripetuto nella Bibbia, di
> «non lasciare vivo nulla che respiri» tra i nemici
> del popolo eletto.
> Va ricordato che Saul perse il regno d’Israele per
> non aver obbedito al
> seguente ordine del Dio misericordioso contro gli
> Amaleciti: «Vota all’anatema
> tutto quello che gli appartiene e non aver pietà di
> lui: uccidi uomini e donne,
> ragazzi e lattanti, buoi e pecore, cammelli ed
> asini» (I Samuele, 15, 3).
> Saul fu punito perché, anziché sterminare tutto e
> tutti, tenne per sé «la
> parte migliore dell’armento, gli animali grassi»,
> disobbedendo così al Signore.
> Ho sentito con le mie orecchie uomini politici
> israeliani riferirsi ai
> palestinesi chiamandoli «Amaleciti»: segno
> evidente della volontà ebraica,
> stavolta, di obbedire alla lettera all’ordine del
> loro Dio («Non avrai pietà di
> loro»).
> E’ questo il Dio che Israele trionfante porta al
> mondo, sotto forma delle armi
> più malvagie e insidiose.
>
>
>
> Sulla natura del Dio che Israele adora - e che i
> giudaizzanti cattolici e
> protestanti ci invitano ad adorare con i fratelli
> maggiori finalmente tornati
> in possesso della Promessa, riconoscendo in esso
> quello stesso Padre di cui
> Gesù si disse Figlio - varrà il solito
> avvertimento del Cristo: «Dai frutti li
> riconoscerete».
> L’uso di uranio arricchito anziché impoverito nei
> proiettili a penetrazione
> sembra corrispondere fin troppo bene a questa
> volontà di genocidio.
> Il già citato dottor Busby scrive nel suo rapporto:
> «Gli effetti sulla
> popolazione civile dell’uso larghissimo di
> penetratori all’uranio con la
> conseguente diffusione nell’aria di particelle
> respirabili di ossidi di uranio
> saranno significativi» esempio di understatement
> britannico: «Raccomandiamo che
> la zona sia esaminata alla ricerca di ulteriori
> tracce, in vista di una
> decontaminazione profonda».
> Fisk sa che «da lungo tempo il Libano viene usato
> come poligono di prova per
> nuove armi» - esperimenti in corpore vili - ma si
> domanda perché Israele «abbia
> voluto usare tali armamenti su bersagli che, come
> nel caso di Khiam, giacciono
> a solo due miglia dal territorio israeliano. La
> polvere di uranio impoverito
> bruciato viene portata dal vento oltre i confini».
> Ma questa obiezione razionale cade di fronte
> all’euforia «religiosa» che
> scuote l’ebraismo e insieme i suoi alleati
> «cristiani rinati», americani o
> anche cattolico-italiani.
> Per i quali «Il ritorno degli ebrei in Israele è
> un segno che il Messia sta
> per tornare, che la profezia di migliaia di anni fa
> si sta avverando». (4)
>
>
>
> Cosa volete che significhi, di fronte alla
> prospettiva di accelerare il
> ritorno del Messia, la morte per cancro di qualche
> centinaio o migliaio anche
> di ebrei.
> Quanto poi ai non-ebrei, la loro vita conta ancor
> meno di fronte al regno
> messianico avanzante.
> Il dirigente del Veteran Affairs Department
> (l’organo americano che si occupa
> dei reduci di guerra), Anthony Principi, si è
> dimesso senza dare spiegazioni,
> secondo Arthur Berklau, direttore
> dell’associazione «Veteran for Constitutional
> Law» - che lo ha scritto su «Preventive
> Psychiatry» (un notiziario scientifico)
> - le dimissioni sono in relazione con la crescente
> evidenza dei danni provocati
> sui reduci americani dall’esposizione all’uranio
> impoverito: danni che l’
> amministrazione Bush non vuole siano resi pubblici.
> (5)
> Secondo Berklau, già 11 mila reduci della prima
> guerra del Golfo sono morti
> per cancri ed altre sindromi da uranio impoverito; e
> dei 550.400 soldati
> mandati nel Golfo, circa 385 mila sono nello stato
> di «permanent medical
> disability».
> Marion Fulk, un chimico nucleare (ha lavorato al
> Lawrence Livermore
> Laboratory, da cui uscì la prima bomba atomica) ha
> definito «spettacolare» il
> proliferare di tumori maligni che si sta notando fra
> i soldati della seconda
> guerra del Golfo, quella in corso.
>
>
>
> E’ il dio di Israele che sta arrivando.
> E se la Chiesa non dice il vero nome di questo dio,
> chi altri lo dirà? (6)
> Provano a dirlo a modo loro due generali americani,
> con un appello al pubblico
> a votare per i democratici alle elezioni di
> novembre, «in modo che ci sia un
> qualche controllo» sugli atti
> dell’amministrazione Bush. (7)
> Sono il generale John Batiste (cha ha comandato la
> prima divisione di fanteria
> in Iraq, 2004-2005) e Paul Eaton (che è stato in
> Iraq tra il 2003 e il 2004),
> entrambi si sono detti «duri repubblicani in
> passato», ma oggi filo-democratici
> anche a nome di «tanti che, ancora in uniforme, non
> possono esprimere le
> preoccupazioni dei militari».
> I due si sono dimessi qualche mese fa appunto per
> poi chiedere a Bush le
> dimissioni di Rumsfeld. Ma cosa possono due generali
> a riposo contro il dio d’
> Israele?
> I democratici non hanno se non la volontà di
> servirlo ancor meglio.
>
> Maurizio Blondet
>
>
>
>
>

--------------------------------------------------------------------------------
> Note
> 1) Robert Fisk, «Alarm over radiactive legacy left
> by attack on Lebanon»,
> Independent, 28 ottobre 2006.
> 2) Si veda ad esempio l’articolo «Dense Inert
> Metal Explosive (DIME)» sul sito
> GlobalSecurity, organo ufficioso dell’apparato
> militare USA.
> 3) Roy McCarthy, «Gaza doctors say patients
> suffering mistery ingjuries after
> Israeli attacks», Guardian, 17 ottobre 2006.
> 4) Rolla Scolari, «Gli amici ritrovati - gli
> evangelici americani donano 40
> milioni di dollari l’anno per aiutare le tribù
> dimenticate di Israele», Il
> Foglio, 28 ottobre 2006. Quale sia il rapporto tra i
> fedeli ebrei e il loro
> Yahvè l’ha spiegato più volte il rabbino Di
> Segni: non si obbedisce ai
> comandamenti perché sono buoni o moralmente alti,
> ma semplicemente perché sono
> la volontà di Dio. Se in ipotesi dunque Dio avesse
> ordinato, anziché di
> «onorare il padre e la madre», di ammazzarli,
> bisognerebbe ammazzarli senza
> esitazione. A questa forma di fondamentalismo
> arcaico e spietato i giudaizzanti
> cristiani aderiscono, forse senza capirlo nemmeno,
> convinti che il Padre di
> Gesù sia lo stesso di quello che gli ebrei d’oggi
> adorano.
> 5) James Tucker, «DU death toll tops at 11,000»,
> American Free Press, 28
> ottobre 2006.
> 6) Anche a modestissimo parere di chi scrive il
> ritorno in massa degli ebrei
> in Terra Santa è un segno «escalotogico»: tutto
> sta a vedere se è un segno
> cristico, o anti-cristico. L’autorità che può e
> deve definire la natura di
> questo segno è una sola, la Chiesa cattolica
> apostolica romana. Nell’ora
> attuale, è questo il necessario dovere della
> Chiesa: sta arrivando il Messia, o
> l’Anticristo? Se non lo dice, qualunque altra cosa
> dica è meno essenziale, è
> una distrazione e uno sviamento. Anche di questo i
> prelati furono avvertiti:
> «Se il sale diventa insipido, con che si
> salerà?».
> 7) Mark Benjamin, «US generals call for democratic
> takeover», Salon.com, 25
> ottobre 2006.<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
>
> Karl.
>
>
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> saperi.

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