[Forumlucca] equo? solidale?

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Author: aunchb@tin.it
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To: donatellacavagnaro, forumlucca, francepinti, giorgio.s4, inter_zone, l.maluvi, straussmarco, rpiazza, stebbo76
Subject: [Forumlucca] equo? solidale?

DI HAL WITZMAN
Financial Times

LIMA -- Il colonnello Vasquez
Bernardino, un venticinquenne allampanato che veste una t-shirt lercia
della nazionale argentina di calcio e pantaloni sportivi distrutti,
indica il pavimento di legno del capannone sul quale lui e altri 17
lavoratori hanno dormito per tutta l’estate. Fuori, c’è un piccolo
rubinetto dal quale l’acqua fuoriesce costantemente. L’unico bagno è un
buco nel terreno circondato da fragili muri di tela di sacco nero.

Mr
Vasquez è venuto qui con alcuni amici dal suo villaggio in una zona
remota del Cajamarca, regione degli altopiani nel nord del Perù, per
raccogliere caffè nella regione Moyobamba, sul limitare della giungla.
“E’ un buon lavoro,” borbotta goffamente. “Veniamo qui per l’estate,
quando non c’è lavoro per i braccianti agricoli sugli altopiani”.

Lui
e i suoi collaboratori lavorano dalle 6 del mattino fino alle 4.30 del
pomeriggio, per questo sono pagati 10 soles al giorno (circa 3 dollari)
– meglio degli 8 soles al giorno che alcuni coltivatori di caffè
pagano, dice. Comunque, la somma è al di sotto degli 11.20 soles al
giorno che sono il minimo legale che dovrebbe ricevere – anche tolta la
detrazione del 30% dalla tariffa ufficiale di 16 soles che paga per il
vitto e l’alloggio.

Mr Vasquez non è consapevole del fatto che la
somma è al di sotto del salario minimo legale nazionale del Perù. Non è
neppure consapevole del fatto che parte del caffè che raccoglie finisce
sugli scaffali dei rivenditori del mondo sviluppato con il marchio
Fairtrade o con un’altra certificazione, venduto a un prezzo superiore
a consumatori pronti a pagare di più per un prodotto che sbandiera la
propria produzione etica.

I proprietari delle fattorie, che coltivano
20 ettari di caffè, dicono che le somme superiori che Fairtrade e gli
altri enti certificatori pagano alle organizzazioni dei coltivatori
sono una fonte di reddito di cui si ha molto bisogno. Dicono anche che
i certificatori li hanno resi più consapevoli dell’importanza di
rendere la produzione completamente organica e di avere maggior cura
dell’ambiente.

In ogni caso, pagando i loro lavoratori occasionali
meno del minimo legale, stanno contravvenendo agli standard di
Fairtrade per le piccole organizzazioni di coltivatori. Questi
dispongono: “L’organizzazione di produttori deve pagare salari in linea
o superiori a quelli stabiliti dalle leggi nazionali e dagli accordi
sui salari minimi o alla media regionale” a “tutti i lavoratori,
inclusi quelli occasionali, stagionali e fissi”.

Rainforest Alliance,
un certificatore USA che rifornisce Kraft, la seconda compagnia
alimentare al mondo per grandezza, e Utz Kapeh, un’organizzazione
olandese sostenuta da Ahold, il quarto più grande rivenditore e
distributore dei cibo del mondo, danno garanzie similari.

“Nessun
certificatore è in grado di verificare che in nessun momento ci siano
lavoratori pagati meno del salario minimo,” dice Luuk Zonneveld,
Managing Director di Fairtrade Labelling Organizations International
(FLO) di Bonn. “Questo problema viene fuori ovunque. La povera gente fa
fatica a pagare i suoi lavoratori equamente.”

L’inchiesta del
Financial Times (FT) fa sorgere dubbi sul processo di certificazione.
“Il problema del basso salario non era stato inserito nella nostra
verifica perché non si era presentato nella stagione del raccolto,”
dice Chris Wille, Capo del settore Agricoltura Sostenibile in
Rainforest Alliance. Tuttavia, Mr Wille dice che la sua organizzazione
è consapevole del problema e sta sviluppando un piano per
contrastarlo.

“Non c’è modo di verificare, controllare e monitorare –
in una remota area rurale di un paese in via di sviluppo – quanto un
piccolo proprietario agricolo paghi i propri lavoratori temporanei,”
dice il fondatore di una delle produzioni di caffè peruviane
certificate Fairtrade. “Molti proprietari guadagnano essi stessi meno
del salario minimo.”

Anche se i produttori pagano i lavoratori
occasionali meno del salario minimo in quattro su cinque delle fattorie
certificate visitate dal FT, Mr Zonneveld ribatte che la paga bassa non
è sistematica nel settore del caffè. Questo è un punto di vista
contraddetto da Eduardo Montauban, capo della Camera del Caffè
Peruviana, un gruppo di esportatori privati. “Nessuno nell’industria
paga il salario minimo,” dice Mr Montauban. “Semplicemente non è
fattibile per il produttore.”

Alcuni osservatori suggeriscono che la
capacità dei certificatori di assicurare che i loro standard siano
rispettati non combacia con la crescente domanda di caffè “etico”.
Questa era anche una delle argomentazioni citate al FT da insider dell’
industria che dicono di aver visto caffè non certificato esportato
falsamente come Fairtrade.

“Ho visto falsificazioni in Perù e in
altri paesi,” dice Geoff Watts di Intelligentsia Coffee, una famosa
torrefazione di Chicago che recentemente ha smesso di lavorare con
Fairtrade. Mr Watts è stata una delle poche persone a parlare del
problema con FT davanti a un registratore.

Mr Zonneveld dice che
finché FLO individua le “anomalie” nel sistema, l’estensione di ogni
falsificazione è limitata. Anche se è impossibile determinare l’
estensione della falsificazione, i casi portati all’attenzione del FT
sono accaduti in molte differenti aree di coltivazione del caffè. “L’
anno scorso ho visitato dieci stabilimenti,” dice una fonte dell’
industria. “Tutti hanno venduto caffè non certificato alle cooperative
come certificato.”

Al FT è anche stata fornita la prova che almeno
una associazione del caffè che ha ricevuto la certificazione Fairtrade
coltiva illegalmente circa il 20% del suo caffè su terreno appartenente
alla foresta nazionale protetta. Mr Zonneveld non ha commentato il
caso, ma dice che FLO ha introdotto degli standard ambientali quest’
anno. Dice che nel passato, “le nostre linee guida ambientali non erano
molto significative.”

Una critica emergente a Fairtrade all’interno
dell’industria è che l’organizzazione inganna i consumatori circa la
sua abilità di monitorare le pratiche produttive. FLO Cert, una branca
ufficialmente indipendente di FLO, monitora il processo di
certificazione. I critici dicono che è necessario un osservatore
esterno. “Il modo in cui Fairtrade si promuove è un po’
irresponsabile,” dice Mr Watts. “I certificatori hanno bisogno di un
cane da guardia esterno.”

Hal Witzman
Fonte: http://www.ft.com/
Link: http://www.ft.com/cms/s/364977d4-3f9f-11db-a37c-0000779e2340.
html
09.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di
CAMPALLA