Stati Uniti d'America - 25.9.2006
E-War
Documento del Pentagono svela piani Usa per la conquista militare di
Internet: troppo libera
Il Pentagono ha deciso che per manipolare a proprio favore l’opinione
pubblica interna e mondiale non basta più controllare i mass media:
televisioni, radio e grandi giornali nazionali ed esteri. I generali
Usa hanno stabilito che bisogna conquistare, e al limite distruggere,
anche l’ultimo bastione della libertà d’informazione e di critica:
Internet. Il dipartimento della Difesa intende “combattere la rete” in
quanto essa rappresenta un “sistema d’arma nemico”, deve prendere il
controllo di Internet così da garantirsi il completo controllo “di
tutto il sistema di comunicazione globale” e con esso la capacità, in
caso di bisogno, di “sconvolgerlo e distruggerlo”.
Non è lo scenario orwelliano di un romanzo di fantapolitica.
E’ la realtà scritta nelle 74 pagine di un documento segreto del
Pentagono intitolato “Roadmap per le Operazioni d’Informazione”,
datato 30 ottobre 2003 e recante la firma del segretario alla Difesa,
Donald Rumsfeld.
Guerra di propaganda sulla rete.
Il documento, recentemente declassificato in base al Freedom of
Information Act, stabilisce le linee guida di una strategia militare
per combattere una guerra virtuale per la conquista della rete. Una
strategia incentrata su “operazioni di guerra psicologica” (PsyOp, nel
gergo militare Usa) e di “guerra elettronica” (E-War, Electronic
Warfare). Lo scopo è quello di manipolare e controllare le
informazioni diffuse in Internet, promuovendo quelle favorevoli agli
interessi Usa e bloccando quelle che “favoriscono il nemico”. Le
tattiche indicate sono molteplici. La creazione di portali globali di
propaganda gestiti direttamente dal Pentagono ma non identificabili
come tali, i quali raccolgano e diffondano informazioni che supportano
le politiche Usa, informazioni prodotte in tutto il mondo da fonti di
grande credibilità. L’istituzione di squadre speciali di hacker per
operazioni si sabotaggio elettronico di siti di informazione nemici
che diffondo notizie pericolose o sgradite al governo Usa. La
diffusione di propaganda in territorio nemico via Internet “per
manipolare i pensieri e le convinzioni del nemico”.
La rete, pericolosa perché troppo libera.
L’aspetto più inquietante che emerge da questo documento è che il
governo degli Stati Uniti considera “nemici” non sono solo i siti
Internet del nemico (ad esempio quelli legati ai gruppi integralisti
islamici) ma la rete Internet tout court, percepita come un pericolo
in quanto luogo in cui l’informazione circola liberamente. Prendere il
controllo della rete per limitare questa libertà significa fare con
Internet quello che è stato fatto con gli altri mass media:
privatizzare e concentrare, creando grandi gruppi che detengano il
monopolio della diffusione delle informazioni. Che tradotto in
Internet significherebbe non più miliardi di siti web incontrollabili,
ma pochi “affidabili” megaportali che ospitano pagine e spazi dai
contenuti “certificati”. Una prospettiva non certo estranea ai
progetti delle grandi aziende Usa del settore (Google, Yahoo,
AmericaOnLine e Microsoft). Progetti che il Pentagono potrebbe
decidere di sostenere. Non sarebbe la prima volta, nella storia degli
Stati Uniti d’America, che si verificano convergenze strategiche tra
interessi militari nazionali e interessi commerciali privati.
Guerra per la libertà o guerra alla libertà?
Dall’inizio della guerra globale seguita agli attentati dell’11
settembre 2001, il governo Usa ha fatto largo ricorso alla propaganda
e alla censura per creare e mantenere il consenso dell’opinione
pubblica nazionale e mondiale per creare una cortina fumogena attorno
a tutto ciò che i cittadini non devono sapere. Una pratica che poco si
addice a un governo che afferma di combattere una guerra mondiale per
la difesa e la diffusione della democrazia e della libertà.
Enrico Piovesana
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=6322