[Hackmeeting] la Stampa - lo sceriffo del web sfida in rete …

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Author: Alice
Date:  
To: hackmeeting
Subject: [Hackmeeting] la Stampa - lo sceriffo del web sfida in rete i cybercriminali
UNA GIORNATA CON UMBERTO RAPETTO, IL COMANDANTE DEL NUCLEO SPECIALE FRODI
TELEMATICHE DELLA GUARDIA DI FINANZA
Lo sceriffo del Web sfida in Rete i «cybercriminali»
28/8/2006
inviata a ROMA

Su Internet c’è di tutto e di tutti. Anche chi commenta i relatori a un
convegno sulla sicurezza in Rete. Chiede «Yap» su Gulp.Linux.it, un sito
di esperti tecnofili: «Scusate l'ignoranza, ma chi è Umberto Rapetto?»
Risponde «BebOs»: «E’ il comandante del G.A.T. (Gruppo Anticrimine
Tecnologico), ogni tanto lo si vede in tv dopo l'arresto di qualche
«hacker». E’ uno della Finanza che sta diventando famoso...lo dipingono
come un supereroe...perchè è grazie a lui che noi possiamo distinguere i
buoni (cioè lui) dai cattivi (cioè gli hacker), è grazie a lui che i
nostri figli possono vivere in una Rete più sicura....come no!». Chiude un
ricercatore di Pisa: «Ok, è truzzo, fa lo showman, ma che male c’è? E’
molto preparato, e non dice cazzate».

Eccolo Umberto Rapetto, 47 anni, di origini piemontesi (nato ad Acqui
Terme), colonnello comandante del Nucleo speciale frodi telematiche della
Guardia di Finanza (GdF), tre lauree e decine di encomi guadagnati sul
campo. Ci accoglie nel suo ufficio sfoggiando una mise che ricorda
Briatore: Rolex e pesanti bracciali d’oro ai polsi, abbronzatura e
abbigliamento casual - jeans e maglietta da tennis blu - che fa venir
voglia di andare al mare, unico reperto militare il giubbotto del Gat
pluridecorato. Fra l’altro, è anche istruttore di tiro rapido e
paracadutista (per fans e curiosi sta allestendosi un sito personale,
www.rapetto.it).

Se fossimo nel Far West cavalcherebbe nella prateria per inseguire i
fuorilegge. Nell’era dei motori e di Internet, lui cavalca una Honda di
cui va molto fiero (si veda la foto in pagina). E i criminali li scova
navigando su Internet. Non a caso è stato definito lo «sceriffo del Web».
La sua passione n.1 è il Gat (Gruppo anticrimine telematico), che -
confinato a un unico piano alla grande sede della Gdf, sul raccordo
anulare vicino al Prenestino - assomiglia a una riserva indiana.

Rapetto è un colonnello sui generis: ha fatto carriera bypassando
l’etichetta imposta dalle gerarchie militari. Anzi, spesso a colpi di
litigate furibonde. Ma i suoi capi devono aver visto in lui uno capace di
fare, in un campo dove serve competenza e dove a fare i gerarchici non si
vince di certo. Vince il gioco di squadra. Vince la struttura a rete.
Perchè di Rete si tratta. Nell’era di Internet, l’unico modo per prendere
i fuorilegge è organizzarsi come loro. E apparire, almeno un po’, come
loro.

«Stiamo allestendo il nuovo portale (www.gat.gdf.it) con lo scopo di
avvicinarci di più ai cittadini. Io ho scelto di entrare nella GdF da
piccolo quando hanno fatto un’incursione a mia madre: volevo che stessero
dalla parte dei buoni, non che li terrorizzassero. Voglio che la gente
sappia che se ha problemi, su Internet, può rivolgersi a noi» ci spiega
Rapetto, mentre i suoi sottoposti, tutti rigorosamente in tenuta da campus
universitario della Silicon Valley, passano a ragguagliarlo sulle ultime
truffe scoperte online.

La sua squadra è composta da quaranta ragazzi. Gli uffici si alternano
nell’open space ristrutturato da Rapetto («C’era una volta in cui volevo
fare l’architetto») con l’aiuto del padre geometra, che ha recuperato
materiale da riciclo ricoprendo vecchi monitor e tastiere dei colori delle
Fiamme Gialle (verde e giallo), dove si trovano calcio-balilla, ping-pong,
macchine per palestrarsi e tenersi in forma.

«Perchè non stiamo mica sempre seduti al computer» sbotta Rapetto. «Quando
scattano le operazioni bisogna muoversi rapidamente, armarsi di tutto
punto e andare a prenderli, i cattivi, prima che si dileguino».

Sicuro che siano sempre cattivi? Non è che voi arrestate ragazzini inermi,
colpevoli solo di aver scaricato canzoni piratate da Internet perchè non
hanno i soldi per comprarsi i dischi? «Noi con quel tipo di operazioni lì
non c’entriamo nulla. Noi siamo chirurgici: prendiamo solo i criminali»