Author: st Date: To: cm-pisa Subject: [Cm-pisa] Pasolini, da Saverio Tommasi
Ho avuto occasione - nei giorni scorsi - di rilasciare un'intervista a Rai
Radio3 sul "Manifesto per un nuovo teatro" di Pasolini.
Il pezzo l'ho scelto io, in particolare anche gli stralci su cui basare -
diciamo così - il mio commento. Ero dunque consapevole della forza
dirompente delle parole di Pasolini, ma certi autori rappresentano la
"storia" perché non finiscono mai di far crescere i semi che con le loro
parole hanno gettato nella mente delle persone, o forse semplicemente
riescono a prevedere la stagione dei germogli, in altre parole vedono cosa
accadrà, ma ce lo dicono - tanto per farci un poco arrabbiare! - in forme
letterarie mai limpide come le vorremmo. Però lo dicono, e il caso del
"Manifesto per un nuovo teatro" mi sembra lampante.
Mi permetto di girarne uno stralcio anche in lista - a chi invece
interessasse la versione completa consiglio una semplice ricerca su un
qualsiasi motore di ricerca.
La speranza è che certe parole - se non trasformandosi totalmente in pratica
odierna, del tutto neanche necessaria - spingano almeno un poco più in là
gli obbiettivi a cui tendere, allarghino l'orizzonte e non ultimo
contribuiscano almeno a un passo di quella camminata lunga una vita che
Galeano definiva la necessità dell'utopia.
Saverio Tommasi
"Il teatro che vi aspettate, anche come totale novità, non potrà mai essere
il teatro che vi aspettate. Infatti, se vi aspettate un nuovo teatro, lo
aspettate necessariamente nell'ambito delle idee che già avete; inoltre, una
cosa che vi aspettate, in qualche modo c'è già.
Una signora che frequenta i teatri cittadini, e non manca mai alle
principali "prime" di Strehler, di Visconti o di Zeffirelli, è vivamente
consigliata a non presentarsi alle rappresentazioni del nuovo teatro. O, se
con la sua simbolica, patetica, pelliccia di visone, si presenterà, troverà
all'ingresso un cartello su cui c'è scritto che le signore con la pelliccia
di visone sono tenute a pagare il biglietto trenta volte più del suo costo
normale (che sarà bassissimo). In tale cartello, al contrario, ci sarà
scritto che i fascisti (purché inferiori ai venticinque anni) avranno
l'ingresso gratuito. E, inoltre, vi si leggerà una preghiera: di non
applaudire: i fischi e le disapprovazioni saranno naturalmente ammessi, ma,
al posto degli eventuali applausi sarà richiesta da parte dello spettatore
quella fiducia quasi mistica nella democrazia che consente un dialogo,
totalmente disinteressato e idealistico, sui problemi posti o dibattuti dal
testo.
Il teatro di Parola non ha alcun interesse spettacolare, mondano ecc.: il
suo unico interesse è l'interesse culturale, comune all'autore, agli attori
e agli spettatori; che, dunque, quando si radunano, compiono un "rito
culturale".
Il nuovo teatro non è dunque né teatro accademico né un teatro
d'avanguardia.
Non si inserisce in una tradizione ma nemmeno la consta. Semplicemente la
ignora e la scavalca una volta per sempre".
Pier Paolo Pasolini - Manifesto per un nuovo teatro gennaio marzo 1968
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