martedì 8 agosto
ore 21.30
a causa dell' irreperibilità di "IN ASCOLTO"
si proietterà
"MR. VENDETTA" di Park Chan-wook (Corea del Sud - 2002)
ore 23.30
"DREAMS IN THE WITCH-HOUSE" di Mick Garris (Canada - 2006)
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"MR. VENDETTA" di Park Chan Wook (Corea del Sud - 2002)
Fondi ingenti per il ritorno alla regia di Park Chan-wook dopo il fortunato 
Joint Security Area, con protagonista ancora una volta Song Kang-ho 
(Dongjin) in tandem con Shin Ha-kyun.
Ryu è un giovane sordomuto dai verdi capelli che lavora in fabbrica per 
sostentare la sorella in continua dialisi e in disperata attesa di un 
trapianto di rene. Ryu non è un donatore compatibile e le attese sono troppo 
lunghe, così inizia il suo calvario: il giovane contatta un'associazione 
criminale alla quale cede un suo rene e tutti i suoi risparmi, in cambio di 
un rene compatibile. Gli prendono il rene e i soldi, ma non riceve niente in 
cambio. Intanto lo licenziano. Nel frattempo, guarda il caso burlone, si è 
reso disponibile un rene per la sorella, ma Ryu non ha più i soldi per 
affrontare l'operazione. La sua ragazza lo spinge verso quella che lei 
ritiene l'unica soluzione: rapire la figlia di Dongjin, il padrone della 
fabbrica, per ottenere un riscatto. Si fa. Ma accade qualcosa di 
imprevedibile: la bambina muore accidentalmente. Un tragico evento frutto 
del caso che innesta una spirale centrifuga di violenza che travolgerà tutti 
i personaggi coinvolti.
Un film minimalista e silenzioso fin dalla scelta del personaggio di Ryu, 
simbolo di un'umanità contemporanea privata della possibilità di comunicare. 
La vendetta qui non è in un semplice rapporto di causa-effetto, tanto che 
per tutta la vicenda non è mai del tutto chiaro chi si stia vendicando di 
chi: piuttosto è una spirale centripeta, e l'unica possibilità per spezzarla 
e tornare ad essere uomini è la violenza contro ogni regola. In un affresco 
di disperato soffocamento, esplodono improvvisi gli scatti di una violenza 
anch'essa silente ma furiosa e disturbante, architettata da Chan-wook con 
rara maestria e rigore.
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35869
*DREAMS IN THE WITCH-HOUSE
Regia: Mick Garris
Sceneggiatura: Stuart Gordon e Dennis Paoli dall'omonimo racconto di HP 
Lovecraft
Interpreti: Ezra Godden, Chelah Horsdal, Campbell Lane, Jay Brazeau
Per il secondo appuntamento con i Masters of Horror non si poteva andare più 
sul sicuro. L'episodio affidato a Stuart Gordon conferma quello che sapevamo 
già: nessuno sa ridurre in immagini Lovecraft meglio di lui. Dopo essersi 
cimentato innumerevoli volte con le storie del solitario di Provicence 
(Re-animator, Dagon solo per citarne alcuni), Gordon ci riprova con il 
racconto del '32 I Sogni nella Casa delle Streghe e coglie nuovamente nel 
segno.
Gilman è un giovane studente universitario della Miskatonic University, 
affascinato da teorie sui varchi spaziotemporali che si affaccerebbero su 
mondi paralleli. Essendo squattrinato, può permettersi di vivere giusto in 
una stanza fetida di una pensione di infima categoria, tra coinquilini 
strambi e topi di fogna. Ma la sua casa diroccata nasconde anche altri 
misteri, ben più inquietanti. Dal suo appartamento Gilman apre un varco dal 
quale si scateneranno forze occulte e maledette. Quando capirà le intenzioni 
delle creature per Gilman sarà troppo tardi.
Impossibile non riconoscere nel giovane attore Ezra Godden (già interprete 
di Dagon) le mimiche e i comportamenti dell'Herbert West di Jeffrey Combs 
(protagonista di Re-animator), che sembra aleggiare sul destino del 
protagonista, quasi che Gordon avesse voluto citare sè stesso. Il regista ci 
cala con disinvoltura nell'universo allucinato di H.P Lovecraft, con tutte 
le caratteristiche del genere, tra cui gli esseri antropomorfi, i riti 
antichi risalenti a strani eoni e, sempre in forma smagliante, il grimorio 
per eccellenza: il Necronomicon.
La ricetta è collaudata e va giù liscia come Gordon ci ha ormai abituati. 
Immagini di orrore e stati di allucinazione mentale, nella più classica 
tradizione. Sembra di tornare negli anni '80 con un senso rinnovato e mai 
sopito di sano horror a tinte forti. Ancora una volta i temi non sono per 
nulla televisivi (almeno per i nostri standard) e nel finale tutt'altro che 
roseo si distingue la classe di questa operazione della Showtime.