27.03.06
Tregua di ETA:Una vittoria trascendentale di tutto il paese basco
x Soccorso Rosso Internazionale
Tregua di ETA:
Una vittoria trascendentale di tutto il paese basco
Quello che venivamo annunciando si è realizzato: il governo di Calzolaio  
si è visto obbligato a rinculare in ogni linea ed a fare concessioni al  
movimento di resistenza e, specialmente, al paese basco che, su tanti  
terreni, ha dimostrato stare alla testa della lotta per la conquista dei  
diritti e libertà democratici.
Come era prevedibile questo semplice fatto l'hanno avvolto in un autentico  
polverone di intossicazione informativa, ma è che questo Stato non sa fare  
altrimenti. Quello che in qualunque altro paese democratico non avrebbe  
supposto nessun problema, qui lo devono ritorcere fino alla sazietà per  
uscire con la testa ben alta e dire: non abbiamo pagato nessun prezzo  
politico, o quello che è la stessa cosa: Tutto questo c'è uscito gratis.
Deve rimanere chiaro che questo assurdo linguaggio mercantilista lo  
mettono essi, non noi.
Ed a partire da lì l'assurdo continua fino alla noia. Perché l'otteniamo  
gratis? Perché è facile: perché ETA è più debole che mai. Dopo, come  
conseguenza - assicurano -, noi abbiamo vinto ed essi hanno perso, sempre  
ben inteso che hanno perso totalmente, cioè, che si sono arresi  
incondizionatamente.
Se fosse così non sappiamo a che cosa servano i tavoli dei partiti, i  
plenum nel Congresso, il raggruppamento dei carcerati vicino ad Euskal  
Herria ed altre misure che devono prendere di forma immediata.
Questo ha un secondo aspetto: tentano di convincerci che ETA può  
debilitarsi ma lo Stato è sempre forte, il che è altrettanto falso. Di  
più, se siamo arrivati a questo punto è precisamente perché lo Stato è  
stato completamente incapace di farla finita sia con ETA sia con la  
sinistra indipendentista basca. E per quello hanno tentato assolutamente  
tutto: le retate massicce, le torture fino alla morte, i giudizi a  
piacere, l'ergastolo, chiusura di giornali, radio, herriko taverne,  
gaztetxes, guerra sporca, dispersione,... È necessario continuare? Hanno  
tentato tutto e non hanno ottenuto assolutamente niente perché in realtà  
essi sono quelli che sono deboli, più deboli che mai e non rimane loro  
altro che quell'uscita: negoziare.
Ma c’è di più: questo Stato che ostenta sempre forza non è che non abbia  
potuto farla finita con ETA è che non ha potuto farla finita mai con  
nessuna organizzazione armata antifascista. Che sia chiaro: le  
organizzazioni armate che sono sparite in Spagna, ed in Euskal Herria, si  
sono autodissolte esse stesse, si sono arrese e si sono consegnate. Di  
dove si dimostra che la resistenza antifascista, se persevera nella sua  
lotta, è invincibile. Come dice la consegna: Resistere è vincere.
E la cosa importante di tutto questo processo, quello che risulta davvero  
interessante è che non si tratta realmente di ETA, non si tratta della  
lotta armata: si tratta di tutto un movimento politico di resistenza di  
fronte alla barbarie fascista ed in difesa dei legittimi diritti di una  
nazione oppressa. Questo è quanto realmente preoccupa lo Stato e quello  
che ha tentato di intercettare inutilmente negli ultimi anni: movimenti  
giovanili, culturali, sociali, partiti politici, fondazioni e tutto un  
paese è stato passato per i commissariati, le casermette, l'Udienza  
Nazionale e finalmente la prigione. E tutto è stato inutile. Hanno tentato  
tutto per non avere che vedersi obbligati a negoziare e, alla fine, non è  
rimasto loro altro rimedio.
Deve rimanere chiaro, in conseguenza, che si tratta di una vittoria di  
tutto un movimento popolare che hanno tentato di assimilare come  
terrorista. In questi ultimi anni tutto il loro interesse è stato  
dimostrare, dimostrare per dopo condannare in sede giudiziaria che ogni  
lotta politica e sociale che non entrava per i loro alvei legali formava  
parte di ETA, o dei Grapo in un altro caso. In realtà è giustamente alla  
rovescia: è ETA, o i Grapo, chi fa parte di un movimento più ampio di  
lotta che non ha claudicato entrando nei cenacoli fascisti nei quali hanno  
tentati di rinchiuderli. Proprio per quel motivo non hanno potuto farla  
finita con la resistenza armata: perché per finire con lei prima devono  
finire coi movimenti popolari dei quali fanno parte.
Per la nostra parte, noi, i comunisti, ci sentiamo partecipi di questa  
vittoria, la consideriamo come qualcosa di nostro perché abbiamo lottato  
anche per essa e, nella misura delle nostre forze, abbiamo realizzato il  
nostro apporto, abbiamo contribuito, perfino nei momenti più duri e più  
difficili, quelli nei quali molti diedero la schiena e rinnegarono i  
principi più elementari. Abbiamo spiegato già molte volte che noi non  
abbiamo niente di personale da difendere e, di conseguenza, non facciamo  
altro che compiere il nostro dovere. A causa di ciò abbiamo sofferto anche  
detenzioni, torture, assassini ed anni di prigione di molti compagni.  
Cosicché, come è normale, ci domandano ed ora che cosa? che cosa succede  
con voi? in che cosa vi coinvolge tutto questo?
Perché la verità è che non abbiamo niente da dire che non abbiamo detto  
già. L’unica cosa che ci succede è quello che disse Lenin ad un vecchio  
soldato bolscevico che ritornava dal fronte nei momenti più duri della  
guerra civile, quando la controrivoluzione assediava Petrogrado ed il  
militante temeva per il futuro: non ti preoccupare. Se vinciamo,  
costruiremo una nuova società, e se siamo sconfitti, combatteremo fino  
all'ultimo uomo. I fascisti possono ammazzarci tutti o possono metterci  
tutti nella prigione; in realtà è quello che vanno cercando da quando  
nascemmo; fino ad ora non l'hanno ottenuto, ma chissà che qualche giorno  
non l'ottengano perché, in definitiva, noi non siamo altro che un piccolo  
distaccamento di avanguardia nella prima linea del fronte. Momentaneamente  
possono farla finita con noi ma non potranno mai farla finita col  
proletariato, con la lotta di classe, con le contraddizioni e con lo  
sfruttamento e, finché esistono quelle cose, esisterà il comunismo ed  
esisteranno comunisti che continueranno la nostra lotta. Se noi esistiamo  
potranno approfittarsi della nostra esperienza e se non esistiamo, le cose  
risulteranno loro un po' più difficili.
È quello che successe nel 1956: non furono nemmeno i fascisti bensì i  
rinnegati revisionisti quelli che distrussero il Partito Comunista da  
dentro. Noi dovemmo incominciare praticamente da zero; furono molto pochi  
i comunisti onesti che poterono trasmetterci qualcosa della loro memoria.  
Ad alcuni quelle cose li demoralizzano abbastanza perché li obbligarono a  
riprendere le cose e sembra che non si avanzi, ma ad essi diciamo che la  
storia stessa del movimento operaio, dalle sue origini, è così, che gli  
avanzamenti non sono mai lineari e continui e che in ogni guerra bisogna a  
volte subire sconfitte per imparare a combattere meglio.
Perché questo è ciò che bisogna pensare della situazione attuale. Noi non  
scartiamo nessuna ipotesi e, come bisogna, abbiamo piani elaborati per  
affrontare qualunque eventualità. A questo punto non sta a noi  
l'iniziativa. Abbiamo esposto già molte volte i nostri punti di vista al  
riguardo e non li ripetiamo ora. Non escludiamo che succeda come nel 1977  
quando si concesse la famosa amnistia a tutti meno a noi che eravamo  
giustamente quelli che più avevamo lottato per ottenerla; neanche  
escludiamo che si abroghi la legge dei partiti e che, nonostante ciò, noi  
si deva continuare nella clandestinità.
Ovviamente, in tale caso, ricadrebbe su noi tutto il peso della  
repressione. Non ci spaventa; quello che non facciamo è rinnegare i nostri  
principi comunisti e del nostro programma perché il proletariato di questo  
paese se di qualcosa è stufo. davvero stufo - è dei tradimenti di tutti  
quelli che parlavano nel suo nome ed ora pestano i soffici tappeti  
istituzionali in cambio di trenta monete.
Questa è la cosa unica che c'interessa mettere in chiaro: noi non ci  
arrendiamo, noi continuiamo a difendere la nostra classe, continuiamo  
nella lotta per il socialismo e la libertà. Se ci lasciano farlo  
apertamente ed alla luce del giorno, stupendo; altrimenti: alterco di  
combattimento!
PCE (R)
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