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BOLKESTEIN AL VOTO : I MOVIMENTI HANNO GIA' DETTO NO
Inizia martedì 14 febbraio, per concludersi con il voto giovedì 16, la
discussione in prima lettura della direttiva Bolkestein al Parlamento
Europeo. Quelle giornate saranno un'ulteriore cartina di tornasole della
distanza tra "paese reale" e "paese legale": se infatti dentro il Parlamento
Europeo esiste una larga maggioranza di forze politiche favorevoli al
disegno di un' Europa come unico mercato dei servizi -e divise solo sul come
farlo passare-, il continente europeo è da più di un anno attraversato da
mobilitazioni dei movimenti sociali e sindacali che si oppongono alla
direttiva Bolkestein e che ne chiedono il ritiro. Senza se e senza ma.
Dai 150000 lavoratori scesi in piazza a Bruxelles il 19 marzo dell'anno
scorso, alla bocciatura in Francia e Olanda del Trattato Costituzionale
europeo; dalla giornata europea del 15 ottobre -50000 in piazza solo a Roma-
alle centinaia di iniziative che si sono svolte in tutti i paesi dell'Unione
Europea, nuovi entrati dell'Est compresi, i movimenti sono a più riprese
scesi in campo per dire che è un'altra l'Europa che vogliamo, sociale e di
pace.
E i movimenti saranno in campo anche nei prossimi giorni : l'11 febbraio a
Strasburgo e in centinaia di città europee, il 14 davanti al Parlamento
Europeo, insieme alla Confederazione Europea dei Sindacati, pur su
piattaforme differenti.
La crisi del processo di integrazione europea è più che mai crisi del
binomio Europa-politiche liberiste, che ormai da più di un decennio ha
cercato di disegnare il continente a misura del libero mercato e degli
interessi delle transnazionali. Un decennio in cui la politica ha abdicato
il suo ruolo, limitandosi ad accompagnare le scelte economiche dettate dalla
Banca Centrale Europea e dalle regole di Maastricht. Il risultato è sotto
gli occhi di tutti : il declino del continente, con processi di
delocalizzazione che ne hanno svuotato l'apparato industriale, con una
politica agricola che favorendo l'agro-business ha comportato il
depauperamento di milioni di contadini e l'abbandono dei campi. Da questo e
non da altro origina l'attuale Europa dei servizi - 70% del Pil
continentale-
che le elites e i poteri forti oggi vorrebbero definitivamente trasformare
in un unico mercato a detrimento dei diritti sociali e del lavoro.
La direttiva Bolkestein disegna un continente fatto di venditori e di
consumatori; per far ciò, rimuove consapevolmente i soggetti che rendono
possibile quella relazione economica, i lavoratori, che non devono più
esistere come soggetto collettivo, bensì divenire soli e in competizione al
ribasso sui propri diritti.
La direttiva Bolkestein disegna un continente dove, dai beni comuni ai
servizi pubblici, tutto è merce; per far ciò annulla i diritti di
cittadinanza universale, trasformandoli in diritti sulla base del censo;
essere cittadini dipenderà dalla possibilità di essere consumatori.
La direttiva Bolkestein disegna un continente dove non esiste lo spazio
pubblico, lo spazio della politica e della democrazia; per far ciò annulla
il ruolo di tutte le istituzioni rappresentative a partire dai poteri
locali; le scelte sono appannaggio della Banca Centrale e dei poteri
finanziari, le controversie sono risolte dalla Corte di Giustizia.
Se questo è il disegno complessivo, pare possibile che ancora ci siano
grandi forze politiche, come il gruppo Socialista Europeo o come anche la
dirigenza della Confederazione Europea dei Sindacati,
che ancora si attardano alla ricerca della riduzione del danno, alla ricerca
di un compromesso migliorativo? Possibile che non ci si renda conto che se
il binomio Europa-politiche liberiste è definitivamente fallito, persevare
sulle seconde comporterà il funerale della prima?
Proprio perché come movimenti sociali vogliamo l'Europa possiamo dire a gran
voce che è ora di farla finita con le politiche liberiste che ne impediscono
la nascita. Questa e non altra è la partita in gioco nel decisivo passaggio
della direttiva Bolkestein al Parlamento Europeo e in tutti i passaggi che
ne seguiranno. Siamo realisti e dunque chiediamo il ritiro. Chi, ancora dopo
un decennio di prove contrarie, continua a credere nella possibilità di
governance del modello neoliberista, si prepari ad esserne ancora una volta
travolto. Forse allora si accorgerà che l'ossessione competitiva non è
l'unico modo di definire una società e le relazioni fra le persone che la
abitano.
Marco Bersani
Attac Italia
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