conncordo... e sono allo stesso tempo in disaccordo.
quel che e' accaduto, ha delle date e messaggi precisi che gia' delineavano il
passaggio, e si tratta di un processo messo in atto (a quel che vedo
inconsapevolmente) gia' un'anno e mezzo fa! io colpevolmente e consapevolmente
non sono intervenuto, ammesso che intervenire possa cambiare il corso delle
emozioni... tanto che la situazione che leggo, e' piuttosto generalizzata su
buona parte delle realta' romane e per certi versi anche di altre citta'.
con questo voglio dire che c'e' una componente fisiologica ed "energetica" che
porta alla formazione di intergruppi anche in ambienti che piu' di altri
defacilitano questa dinamica... la massa appunto. e din effetti la massa e'
stata l'ultima realta' ad essere affetta da questo, a mio parere, cancro utile
ai singoli individui a proteggere e rafforzare la pripria identita' quando le
energie (o risorse) sono, si sono ridotte o autoridotte.
L'altra componente e' strettamente legata al dialogo identita'
individuale/struttura della citta' (Baumann)... qui purtroppo, citta' come
questa vivono la dualita' di far esplodere sia le opportunita' che le
possibilita' di chiusura, la seconda storicamente vince sempre e si destruttura
periodicamente a seconda delle riserve di energia accumulate... "il respiro
della citta'" energivora sia materialmente che spiritualmente, fino a che punto
la "provincia" sara' disposta a rifornire le citta' di beni e carne umana si
domanda Jared Dimond in Collasso... e' un dato di fato che cio' accade, ed e' un
dato di fatto che, nell'attuale struttura sociale, le uniche efficaci azioni di
respiro collettivo e "popolare" sono avvenute fuori dalle metropoli... vediamo
Melfi, Scanzano, Val di Susa, tutte caratterizzate da dinamiche microlocali
(Magnaghi, progetto locale - Latouche - Galtung, conf di Roma 2004).
Percio' mi domando... e' utile rammaricarsi delle dinamiche attuali della massa,
o queste sono sviluppi inevitabili se la massa si muove in un contesto che offre
solo specifici sbocchi "cognitivi"? puo' svilupparsi il caos, un apprendimento
creativo se il contesto limita esso stesso lo spazio delle soluzioni? se non e'
possibile avvicinarsi alle soglie del possibile senza distruggere il contesto?
la citta', e' lo stesso limite della massa critica, con mopia mi/ci siamo
concentrati sulla dualita' Auto/Bici piu' che sull'aspetto del magma relazionale
teorizzata/praticata dalla Xerocrazia di Chris Carlsson.
L'atto collettivo di volantinare e' stato sopraffatto dall'atto dell'andare in
bici... dal contenuto politico ci si e' concetrati sul mezzo, come se il mezzo
stesso fosse esauriente del fine, ma come abbiamo visto cosi' non era... Il
mezzo della Massa non e' la Bici, e' la Bici+Xerocarzia (e ciclofficine
aggiungerei)... solo cosi' Mezzi e Fini si fondono in una nuova "macchina"
capace di distruggere il conesto in cui e' immerso... il "fantasma" che nel 2002
inizio a girare per l'italia!
io la mia scelta l'ho fatta... venitemi a trovare al sud.
ByeCycle Luis
caos.i@??? wrote:
> un paio di volte sono passata in ciclofficina per chiedere dei consigli,
> farmi aiutare e conoscere concretamente le persone e l'ambiente di cui leggo
> solo in lista.
> Ho percepito molta freddezza e mi sono sentita come un'estranea. Mi sono
> sentita sollevata quando sono andata via!
> La mia impressione è che, pur non accettando di essere considerati un gruppo,
> una manica di qualsiasi cosa, ma un appuntamento (?), voi "conduttori" e
> frequentatori assidui delle ciclofficine, lo siate diventati. E se si diventa
> gruppo è inevitabile che ci si chiuda all'esterno, che si perda qualche volta
> di vista che la realtà del gruppo non è l'unica. Ripeto, la sensazione che
> ho provato è stata di estraneità.
> Mi sarebbe piaciuto avvertire più disordine, caos, con-fusione. E accoglienza.
> So che sono solo delle mie impressioni ma, come ha detto qualcuno, " è il
> significato delle nostre esperienze a costituire la realtà, la cui consistenza
> ed i cui effetti dipendono dal nostro investimento e dalla nostra capacità
> di costruzione."
>
> Detto questo vi stimo perchè so che significa usare tutti i giorni la bici
> per spostarsi in una città che è molto lontana dall'essere civile per quanto
> riguarda quest' aspetto (l'altro giorno mi hanno addirittura sputato da una
> macchina...). Vi stimo perchè abbiamo tradotto in impegno quotidiano e in
> stile di vita (il passaggio non è automatico) la consapevolezza che abbiamo
> il dovere di rispettare l'ambiente e gli altri che, da questi stessi nostri
> stili di vita sono coinvolti anche a distanza di continenti.
>
> cordialmente :-)