Segnalo l'iniziativa "ADDIO ALLE ARMI" promossa da Casa della Pace di Milano
e Rete lilliput di Milano, invitando tutt* ad aderire.
Obiettivo dell'iniziativa è fissare alcuni punti base su politiche di pace
su cui verificare l'impegno in vista delle elezioni politiche (e oltre),
e stimolare il dibattito programmatico su alcuni punti operativi.
Le adesioni vanno inviate a:
addioallearmi@??? (specificare nell'oggetto: "adesione")
la lista delle adesioni sara' pubblicata sul sito
www.retelilliput.org
link:
http://www.retelilliput.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=300
incollo SOTTO il testo dell'appello e le premesse
grazie per l'attenzione, laura
CAMBIARE SI PUO'
www.cambiaresipuo.it
:::::::
laura testoni
arci genova
via san luca 15/9
tel 010-2467506
fax 010-2467510
mob 347-8437722
testoni@???
www.arciliguria.it
www.arcigenova.it
Appello - ADDIO ALLE ARMI
Mancano pochi mesi alle elezioni politiche dell'aprile 2006 e crediamo sia
fondamentale richiamare l'attenzione di elettori e candidati su una politica
di ripudio della guerra e costruzione della pace. L'appello promosso dalla
Casa per la Pace di Milano e dal Nodo Lilliput Milano, comprende dieci proposte
ai candidati che si presentano per l?elezione al Parlamento Italiano.
L'invito a a tutti i gruppi, associazioni, reti del movimento pacifista,
e' di diventare co-promotori dell'iniziativa inviando, entro il 15 gennaio,
una mail all'indirizzo: addioallearmi@??? (specificare nell'oggetto:
"adesione"). I nominativi dei co-promotori compariranno sul sito che sarà
creato nel mese di gennaio.
L'iniziativa Addio alle Armi si propone come punto di partenza per dare inizio
a un percorso che auspichiamo non si concluda alla fine della campagna elettorale.
Il nostro tentativo vuole essere quello di valorizzare e rilanciare alcuni
temi e proposte già presenti nelle esperienze e nelle campagne del movimento
pacifista al fine di promuovere una comunicazione e una collaborazione costanti
tra tutti coloro (cittadini, persone impegnate nei movimenti e nelle associazioni,
parlamentari, ecc.) che ritengono necessario sviluppare una politica per
la pace.
L'appello comprende dieci proposte che riteniamo importanti anche se non
esauriscono tutti i problemi da affrontare e tutte le strategie che si dovrebbero
mettere in atto. Siamo consapevoli di questo limite e per questo abbiamo
previsto di raccogliere sul sito, che attiveremo a gennaio, anche altre proposte
che saranno visibili a tutti gli elettori e candidati.
Chiediamo a tutti i gruppi, associazioni, reti del movimento pacifista di
diventare co-promotori dell'iniziativa inviando, entro il 15 gennaio, una
mail al seguente indirizzo: addioallearmi@??? (specificare
nell'oggetto: "adesione"). I nominativi dei co-promotori compariranno sul
sito che sarà creato nel mese di gennaio.
APPELLO - ADDIO ALLE ARMI
l?Italia ripudi la guerra e la pace entri in parlamento
In questi anni lo scenario internazionale si è evoluto. La guerra invece
di essere lasciata fuori dalla storia è al centro della politica estera fra
Stati; la struttura dell'apparato industriale-bellico diventa riferimento
per il modello di difesa nazionale ed internazionale adottato dalle strutture
politiche.
Proponiamo ai candidati che si presentano per l?elezione al Parlamento Italiano
una dichiarazione d?intenti che segua il dettato costituzionale del ripudio
della guerra (art.11) e che li porti a lavorare nel Parlamento per una politica
di pace. Lo Stato italiano deve dotarsi di strutture non armate per essere
in grado di rispondere ai conflitti.
Sappiamo che la guerra non nasce dal nulla ma è il prodotto di decisioni
e apparati che spesso superano la volontà pacifista dell?opinione pubblica
e diventano necessità di una classe politica che non ha alternative.
Dalle scelte nate e cresciute nel movimento pacifista italiano vi segnaliamo
alcune iniziative da sostenere per poter arrivare, se non ad un ripudio della
guerra esteso e generalizzato - come da noi atteso e richiesto - almeno ad
una riduzione della violenza e dell?arbitrio che la guerra impone ai territori
e alle popolazioni del pianeta.
A. PER RIPUDIARE LA GUERRA
1. Ritiro immediato delle truppe dall?Iraq
Il pretesto addotto per scatenare la guerra in Iraq - la presenza di armi
di distruzione di massa- si è rivelato menzognero. La guerra ha causato fino
ad oggi circa 30.000 vittime civili tra gli Iracheni e più di 2000 tra i
militari delle forze d?occupazione. Il conflitto, lungi dal portare nel paese
la democrazia, ha scatenato un susseguirsi ininterrotto di attentati terroristici
che ogni giorno mietono vittime tra la popolazione. La partecipazione dell?Italia
all?occupazione militare deve finire subito per lasciar posto all?azione
di organismi internazionali neutrali, come chiede la maggior parte degli
italiani.
2. Controllo e regolamentazione del commercio delle armi
Le armi leggere causano cinquecentomila morti ogni anno (1 al minuto) e sono
le armi più diffusamente impiegate nelle guerre contemporanee, tanto che
il segretario generale dell?ONU Kofi Annan le ha definite ?Armi di distruzione
di massa?. Nel giugno del 2006 si riunirà la seconda conferenza dell?ONU
sui traffici illeciti di armi leggere: la campagna internazionale Controlarms
chiede che in quell?occasione sia approvato un trattato che regolamenti il
commercio delle armi. Chiediamo che altri politici italiani sostengano il
trattato internazionale, sottoscrivendo la mozione già presentata con questo
scopo da 101 parlamentari.
3. Smilitarizzazione del territorio italiano
Sul nostro territorio sono presenti numerose basi NATO e US; queste basi
sono depositi di armamenti nucleari (50 testate nucleari ad Aviano, 40 a
Ghedi Torre), che costituiscono una minaccia per l?ambiente e per la salute
delle popolazioni circostanti, nonché una violazione del trattato di non
proliferazione nucleare sottoscritto dallo stato italiano nel 1975. Chiediamo
l?immediata sospensione dei lavori di ampliamento laddove previsti; auspichiamo
anzi la chiusura di tutte le basi, come sta avvenendo per l?Isola della Maddalena,
la loro riconversione in strutture civili e di pubblica utilità e il risanamento
dei territori smilitarizzati.
4. Riduzione delle spese militari
Le spese militari italiane nel 2004 ammontavano a 27,8 miliardi di dollari
(fonte: SIPRI). Con questo dato l?Italia si è piazzata al settimo posto nella
graduatoria mondiale. La spesa militare pro-capite in Italia (478 dollari)
è superiore a quella di altre nazioni del G8, tra cui Giappone (332 dollari)
e Germania (411). Tanti soldi vengono spesi per l?economia della guerra e
sempre meno soldi vengono investiti per costruire la pace. Per esempio, una
parte di questi soldi potrebbe essere impiegata per sviluppare un concetto
di difesa alternativo al modello armato, e per finanziare la cooperazione
internazionale (alla quale vengono destinate sempre meno risorse). Chiediamo
pertanto una riduzione significativa delle spese militari a partire già dalla
prossima finanziaria.
5. Controllo delle banche che sostengono l?esportazione di armi italiane
La legge che regolamenta in Italia il commercio delle armi (l. 185/90) prevede
una relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento sulle
esportazioni di armi. Questa relazione rende conto anche delle operazioni
svolte dagli Istituti di credito in appoggio al commercio delle armi italiane.
Chiediamo che venga mantenuta questa trasparenza, minacciata dalle dichiarazioni
contenute nella Relazione 2005. I cittadini hanno il diritto di sapere quali
sono le banche che impiegano i loro risparmi per alimentare il commercio
delle armi.
B. PER PORTARE LA PACE IN PARLAMENTO
6. Per la difesa civile non armata e nonviolenta
La storia ci offre una serie di esempi di lotte nonviolente e non armate
efficaci anche se a volte poco note, dalle lotte per i diritti civili di
Martin Luther King alla rivoluzione filippina del febbraio 1986; dall?India
di Gandhi agli episodi di resistenza nonviolenta al nazismo nel nord-Europa.
In Italia, la legge sull?obiezione di coscienza (l.230/98) ha posto le basi
per sviluppare la ricerca e la sperimentazione nell?ambito della difesa civile
non armata e nonviolenta, come alternativa all?uso delle armi per adempiere
l?obbligo di difesa della patria previsto dall?art. 52 della Costituzione.
Chiediamo che sia data a tutti i cittadini la possibilità di finanziare la
difesa civile non armata e nonviolenta anziché quella armata attraverso una
precisa opzione fiscale.
7. Riconversione dell?industria bellica
L?Italia è tra i primi dieci esportatori di armi nel mondo. L?esportazione
delle armi italiane è diretta anche verso paesi in guerra o responsabili
di violazioni dei diritti umani (Cina, Algeria, Colombia, Congo, Indonesia,
Pakistan, Russia). Fermare la produzione di armi senza chiudere le fabbriche
è possibile attraverso un processo di riconversione, come dimostra l?esempio
della Valsella Meccanotecnica di Chiari, che dal 1997 non fabbrica più mine
anti-uomo, ma prototipi di veicoli ecologici.
La stessa Lombardia, dove si concentra la più alta percentuale di industrie
armiere italiane, si è dotata nel 1994 di una legge per la riconversione
dell?industria bellica. Purtroppo fino ad oggi è mancata la volontà politica
di applicare questa legge.
Chiediamo che anche su scala nazionale sia approvata una legge per promuovere
la riconversione dell?industria bellica.
8. Pace per Israele e Palestina
La coesistenza pacifica dei popoli israeliano e palestinese dovrebbe basarsi
su relazioni fondate su giustizia ed equità. Le fondamenta della pace devono
essere costruite sul terreno delle società civili sostenendo le reti di cittadini
impegnati, in ciascuna delle parti, per la giustizia e il rispetto dei diritti
umani. Chiediamo che vengano attivate e sostenute relazioni stabili con esponenti
e organizzazioni delle società civili israeliana e palestinese che da tempo
lavorano per la difesa dei diritti delle popolazioni locali (diritto alla
casa, al lavoro, alla salute, all'istruzione, all'obiezione di coscienza).
Chiediamo che si appoggi la campagna europea in corso "La violenza non è
una soluzione"; la campagna chiede l'invio nell'area di una forza internazionale
civile nonviolenta che lavori con gli operatori di pace locali per dare visibilità
alle loro azioni, rafforzare il dialogo, osservare il rispetto dei diritti
umani.
9. Corpi Civili di Pace
I Corpi Civili di Pace sono gruppi organizzati di volontari che intervengono
in situazioni di conflitto con azioni non violente, che comprendono attività
di prevenzione, monitoraggio, mediazione, interposizione e riconciliazione
fra le parti.
Chiediamo la formazione e il sostegno di corpi di pace collegati al servizio
volontario europeo, adeguatamente preparati e addestrati, impiegabili nelle
aree di conflitto o di tensione violenta.
Chiediamo inoltre che venga agevolata la partecipazione di tutti i cittadini
alle missioni dei Corpi Civili di Pace, per esempio concedendo ai volontari
l?aspettativa dal lavoro.
10. Sviluppo della ricerca per la Pace
Le risorse attualmente destinate alla costruzione della pace dallo stato
italiano sono pressoché nulle. Riteniamo importante sostenere e sviluppare
gli organismi che promuovono la diffusione di una cultura di pace. Proponiamo
ad esempio che siano sostenuti gli enti locali per la pace, che siano potenziate
le facoltà o cattedre universitarie che lavorano sui temi della pace e della
gestione nonviolenta dei conflitti, che si crei un istituto di ricerca per
la pace promosso dalle istituzioni pubbliche.
I primi promotori:
Casa per la Pace di Milano, Nodo Lilliput Milano
Per aderire:
Tutti i gruppi, le associazioni, le reti del movimento pacifista sono invitate
a diventare co-promotori dell'iniziativa inviando, entro il 15 gennaio, una
mail all'indirizzo: addioallearmi@??? (specificare nell'oggetto:
"adesione"). I nominativi dei co-promotori compariranno sul sito che sarà
creato nel mese di gennaio.