Author: antonio bruno Date: To: ambiente_liguria CC: forumgenova, fori-sociali, debate, forumambientalista Subject: [NuovoLab] riparte l'incubo nucleare a Genova
secolo xix
Inizia l´attività della società erede della tradizione energetica del gruppo
Ansaldo, sfida nucleare ora Genova ci riprova
Romania, Cina e Armenia i nuovi mercati
MASSIMO MINELLA
A vent´anni da Chernobyl, a diciotto dal referendum che ha cancellato la
produzione di energia nucleare in Italia, Genova rilancia la sua sfida più
controversa, quella appunto del nucleare, scegliendo di affidarsi
all´Ansaldo, protagonista di quella stagione, sempre leader indiscussa del
business energetico e ora pronta a rimettere in movimento attraverso la
controllata "Ansaldo Nucleare" l´intera macchina industriale. Certo,
nessuno, a cominciare dalla capogruppo Finmeccanica fino ai vertici di
Ansaldo Energia pensa di ricostruire centrali nucleari in Italia. Ma essere
nel business significa tornare a costruire all´estero, progettare,
partecipare a consorzi di ricerca internazionali, fare attività di
manutenzione agli impianti attivi o dismessi degli altri Paesi. Esattamente
quello che, a partire dal primo gennaio 2006, farà "Ansaldo Nucleare".
«E´ quasi emozionante - ha spiegato nei giorni scorsi l´amministratore
delegato di Ansaldo Energia Giuseppe Zampini - parlare di programma sino al
2012 quando si parlava prima di sopravvivenza per tre mesi. Il nucleare?
Stiamo puntando al suo smantellamento. In Italia ci sono quattro centrali
nucleari esistenti spente, ma con Ansaldo Nucleare stiamo lavorando in
Romania, che rappresenta il 40 per cento dell´attività, e a Chernobyl». Non
moltissimo, ma quanto basta per ripartire.
Ben diversa era la situazione alla metà degli anni Ottanta, quando
all´apice dell´euforia nuclearista sostenuta da un Parlamento che aveva
votato al 98% il ricorso all´atomo per produrre energia, l´Ansaldo si
preparava a dar corso a un piano nazionale che prevedeva la costruzione di
quindici nuove centrali. Tutte ovviamente nucleari. Poi Chernobyl e il
grande dibattito che ne è seguito e si è concluso con il referendum che ha
cancellato il nucleare dal vocabolario energetico italiano hanno cancellato
tutto. Addio all´atomo, riconversione obbligatoria per l´Ansaldo e i suoi
millecinquecento ingegneri, azzeramento di un patrimonio tecnologico e
manageriale forse unico al mondo. Non è un caso che a quella scuola
formatasi sotto la guida dell´allora amministratore delegato Giovanni
Gambardella sia cresciuta una squadra di manager oggi ai vertici delle
principali imprese italiane. E oggi? L´opinione pubblica italiana manifesta
ancora una forte contrarietà al ricorso all´atomo, più o meno con le stesse
percentuali del vecchio referendum: i contrari arrivano al 66%, mentre i
favorevoli si fermano al 30%.
Con il consumo di energia, però, tutti quanti sono chiamati a fare i conti.
L´Agenzia Internazionale dell´Energia ha calcolato che il consumo mondiale
di energia crescerà tra il 2004 e il 2030 di circa il 55%, determinando un
aumento delle emissioni globali di CO2 per almeno il 60% rispetto ai
livelli attuali. Sono proprio questi numeri che hanno fatto letteralmente
riaccendere gli animi sul nucleare, mettendo ancora una volta di fronte
maggioranza e opposizione. Sull´argomento, infatti, le posizioni sono molto
distanti. Il governo, a cominciare dal ministro alle Attività Produttive
Claudio Scajola, spinge per un ripensamento sul nucleare e considera
"scellerata" la decisione di averlo abbandonato. Il centrosinistra non lo
individua come una priorità. E l´Ansaldo? Lavora, senza troppo clamore. I
suoi mercati oggi sono a Est: in Europa e in Asia e si chiamano Romania,
Cina, Armenia. L´importante era rimettere in movimento un nucleo che non è
mai stato del tutto cancellato, ma che negli anni passati ha lavorato quasi
nella clandestinità. Ora Ansaldo Nucleare è di nuovo sul mercato. Chissà
che alla fine non possa servire anche alla sfida energetica italiana.