[Badgirlz-list] COPI

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Author: Errata
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To: badgirlz-list
Subject: [Badgirlz-list] COPI
20 Novembre, giornata mondiale dedicata alle persone
trans assassinate



Domani e’ l’anniversario della nascita di un grande
personaggio, purtroppo ingiustamente e prematuramente
dimenticato, e visto che, sempre domani, verranno
ricordate le vittime della violenza piu’ becera e
stupida, mi fa piacere riproporvi un piccolo spaccato
della sua vita e della sua carriera artistica di
transgender che riusciva a trasmettere attorno a se’
un grande senso di ironica felicita’ e compiutezza.



COPI

(20 novembre 1939 - 14 dicembre 1987)



Spesso giocava sull’interpretazione da assegnare al
nomignolo che si era dato, “Copi”, all’occasione
spiegando che voleva significare “pollastrello”, e
allora la sua identificazione con il
pollo-stupido-eterno sconfitto-interlocutore della
donna seduta, diventa piu’ comprensibile. Altre volte
raccontava che “vuol dire uno che copia e io sono un
plagiario, come tutti”.

Il suo vero nome era Raul Damonte Taborda, e ci teneva
a ricordare che “D’Amonte e’ un nome italiano, un nome
di Diano Marina (in provincia d’Imperia), dove c’e’
ancora oggi un parrucchiere che si chiama D’Amonte e
c’e’ della gente che mi assomiglia fisicamente. Il
padre del padre di mio padre era italiano. Ma ho tre
bisnonne indiane e una ebrea. Sono nato a Buenos Aires
nel 1939. Pero’ a 6 anni ero a Montevideo e poi a
Parigi perche’ i miei erano esiliati politici”.

Una di queste antenate scriveva anche lei commedie di
un certo successo che venivano rappresentate nella
capitale gia’ negli anni Venti-Quaranta. Un nonno era
stato proprietario del piu’ grande giornale di Baires
mentre il padre, dapprima anarchico e poi deputato,
venne deposto da Peron.

Dopo la caduta di Frondizi, nel 1962, Copi tornera’
nuovamente a Parigi, per stabilirvisi. Aveva 22 anni,
tante idee per la testa e tanti fogli di carta da
riempire di disegni e di testi teatrali. La fortuna
arriva quasi subito, nel ‘65, quando la rivista
americana “Twenty”, gli compra un disegno che aveva
schizzato al “Cafe’ Deux Magots”, e glielo pubblica. A
28 anni avra’ il suo primo successo teatrale con “La
Journee d’une Reveuse”

Nel giugno del ‘67 anche gli italiani cominciano a
conoscerlo grazie a “Linus”, e ad amare la sua
improbabile donna seduta con un nasone da “guinness
dei primati”, ed il nevrotico pollastro con il quale
si perdeva in dialoghi da Teatro dell’Assurdo,
intervallati da silenzi insoliti, pesanti e pieni di
attese e/o minacce.

La donna (la societa’?) e il pollo (lo stesso Copi?)
rappresentano gli sconfitti che, come tutti i
perdenti, al di la’ dei pregiudizi morali e delle
buone intenzioni che parlano di solidarieta’ e di
comunanza di ideali, si odiano profondamente e cercano
di farsi del male, di ferirsi, di aggredirsi con
ferocia.

Copi faceva parte del gruppo “Tse” di artisti
argentini emigrati a Parigi negli anni ‘60 e ‘70, ma
piu’ che a loro e’ a Wolinski, a Reiser, a Topor, che
bisogna avvicinarlo, ed agli altrettanto feroci
graffitisti del “Canard Enchaine”, di “Harakiri”, di
“Charlie Hebdo”, mentre il suo teatro ha preso molto
da Jonesco, Adamov e Beckett, soprattutto per
l’incomunicabilita’ che lui, comunque, faceva risalire
a Cecov perche’ “aveva introdotto sulla scena un tempo
teatrale di silenzi”.

Tra i suoi primi scritti non bisogna dimenticare le
“biografie” di Santa Genoveffa (1966) e di Evita Peron
(creata insieme al gruppo “Tse” nel 1969, e dove lui
stesso recito’ nel ruolo travestito della
protagonista), e poi “L’Homosexuel ou la difficulte’
de s’exprimer” (1971), “Les Quatre Jumelles” (1973),
“Frigo”, “Les escalier du Sacre’-Coeur”. “La Femme
Assise”. Quest’ultima commedia, ovviamente ispirata
dalla stessa “donna seduta” delle sue strisce, vive
tra una sedia nella quale non riesce a star comoda per
quanto e’ piccola, ed una vasca da bagno da dove
gestisce la propria esistenza dialogando con
l’immancabile pollo e, all’occasione, con lumache e
topi, visto che “gli animali non tradiscono mai”, e
con bambini e suorine uscite da chissa’ dove. Aveva
pubblicato anche dei libri. “Il Ballo delle Checche”
e’ la sua opera piu’ “allucinante”, mentre “Il
Fantastico Mondo dei Gay” e’ stato il suo ultimo albo
a fumetti, scritto proprio mentre il sarcoma di Kaposi
lo stava divorando. Recitava volentieri nei suoi
stessi spettacoli, travestendosi in maniera altamente
improbabile come quando, nel ‘79, venne in Italia per
recitare nel suo “Loretta Strong”, storia di una donna
che vive su uno dei tre anelli di Saturno ed alla
quale succede di tutto (o quasi!), a cominciare dal
topo che partorisce da una lattuga e che all’inizio
non riconosce, ma che poi si rassegna ad allevare con
la speranza che diventi ingegnere e la possa cosi’
ripagare dei sacrifici fatti. Aveva recitato anche
nelle “Serve” di Genet, nel ruolo di “Madame”, sotto
la regia di Missiroli.

Nel 1985 torna ancora in Italia, a Venezia, per
presentare “La Nuit de Madame Lucienne”, complicata
riedizione del piu’ banale cliche’ di commedia nella
commedia che lui, ovviamente, risolve in maniera
brillante, pirandelliana, con esplosioni di raptus
erotici esistenziali che vivacizzano un intreccio
abbastanza complicato e surreale, dove, come sempre,
le donne sono tutte castratrici, e gli uomini tutti
travestiti.

La sua ultima opera e’ “Una Visita Inopportuna”,
presentata postuma al “Theatre de la Colline” di
Parigi, dal suo regista preferito e amico carissimo,
Jorge Lavelli.

La “visite inopportune”, e’ quella dell’aids che,
insalutato ospite, si presenta a sconvolgere la vita
di un vecchio attore di teatro nelle vesti di una sua
appassionata ammiratrice, la cantante lirica italiana
Regina Morti.

Cyrille, questo e’ il nome dell’attore, e’
finanziariamente disastrato ma mantiene intatta la sua
dignita’ e le sue pretese aristocratiche nei rapporti
che e’ costretto a mantenere con un amico, Hubert, che
preferirebbe non vedere, e poi con Madame Bongo,
un’infermiera drogata, erotomane e con manie omicide
che continuamente s’intromette nella sua vita privata,
lo tiranneggia e lo offende: “Spero che oggi venga la
sua domestica. Non mi va piu’ di dover pulire la
camera dopo i suoi picnic mondani. Lei e’ la Sarah
Bernhardt della mutua!”. E Cyrille: “Sa che lei parla
come un omosessuale?”. L’infermiera risponde: “Mi
domando se non sarebbe stato meglio nascere
omosessuale. Lei se l’e’ cavata benissimo nella vita”.

Hubert gli ha gia’ preparato un monumento al cimitero
del Pere Lachaise, di fronte alla tomba di Oscar Wilde
e subito dopo quella di Henri de Montherlant, prima
ancora di vederlo defunto, tanta e’ l’ammirazione che
prova per il suo “maestro” e per il quale spende
qualsiasi somma di denaro.

Ma il piu’ grande dolore di Cyrille-Copi non e’ tanto
di doversene andare, quanto di non fare in tempo a
recitare il “Riccardo III” di Shakespeare, al quale
tiene in modo particolare. La morte, infatti, vince
sempre ed impone la sua volonta’. La stessa morte che
una volta Copi aveva disegnato nelle vesti di
ballerina delle Folies-Bergere con la didascalia: “La
star c’est moi!” e che oggi ripropone come cantante
lirica.

Nell’ottobre precedente, a Parigi, aveva esposto una
cinquantina dei suoi ultimi disegni per “Le Nouvel
Observateur”, e li aveva venduti tutti in poche ore.

Tre giorni prima di morire aveva ricevuto il “Gran
Premio di Letteratura Drammatica 1987 della Citta’ di
Parigi”. Non era andato a ritirarlo perche’ ormai
immobilizzato a letto, ma aveva gradito molto questo
riconoscimento della sua attivita’ teatrale. Non aveva
potuto piu’ ripetere il gesto, quasi di sfida
beffarda, di pochi mesi prima quando era andato in
ambulanza a festeggiare il suo compleanno con gli
amici, ed in ambulanza era tornato all’ospedale.



Massimo Consoli



http://www.lambiek.net/copi.htm


    
        
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