[Cm-roma] OT - ARUBA vs PRIVACY

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Author: Andrea Tavilla
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Subject: [Cm-roma] OT - ARUBA vs PRIVACY
Aruba-postale 1 /Privacy 0     
    
    
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ARUBA-POSTALE 1 / PRIVACY 0

Quando siamo partiti con il progetto autistici, nel nostro pessimismo
cosmico pensavamo che il peggio che potesse accadere e' che ortassero via
la macchina, intercettassero il traffico in maniera pedestre e che la
crittografia bastasse a rendere relativamente al sicuro le comunicazioni
dei nostri utenti.
Abbiamo sbagliato. In Italia non esistono le condizioni per poter parlare
di tutela della privacy a nessun livello.

Il 15 giugno 2004 agenti della postale su ordine della Procura di Bologna
si sono presentati presso il provider Aruba, dove e' ospitato uno dei
server della nostra associazione.
Senza avvisarci Aruba ha spento la macchina e ha consentito agli agenti di
copiare quello che volevano. Il provider, alle nostre telefonate per
domandare il motivo del down, ha risposto parlando di un guasto tecnico
alla presa elettrica dell'armadio.

Da quel momento, come si evince dagli atti, da pochi giorni a nostra
disposizione, hanno proceduto alle intercettazioni sistematiche della
webmail della casella

croceneraanarchica@???

Potenzialmente pero' hanno potuto intercettare e riportare in chiaro tutte
le altre comunicazioni che transitano dal server e realisticamente e'
quello che stanno ancora facendo.

Per questo al piu' presto spegneremo questa macchina, la ritireremo dal
provider e valuteremo i prossimi passaggi. Gia' da ora invitiamo tutti
coloro che mantengono un housing o un sito in quella web farm e hanno a
cuore la propria privacy a cercare un altro luogo e lasciare Aruba a
marcire nella propria meschinita'.

Le condizioni della privacy in Italia erano di per se' drammatiche: ora
abbiamo testato sulla nostra pelle che possiamo staccare la spina e
dichiarare la morte clinica del paziente.

Non possiamo sapere quanti altri provider commerciali forniscano ausilio
alle forze dell'ordine senza notificarlo ai propri clienti;
non possiamo sapere quali e quante informazioni le forze dell'ordine
possano prelevare dai nostri e dai vostri siti o server; non sappiamo che
uso ne faranno e per quanto tempo; non possiamo sapere se il provider
riserva questo stesso trattamento di favore a richieste commerciali ben
pagate di concorrenti o agenzie di mercato per dati personali.

Lo scenario che si disegna e' degno delle migliori utopie negative:
organizzare una potenziale intercettazione di massa di circa 6000 utenti e
500 liste di discussione, con la scusa di leggere il contenuto di una sola
casella mail e' di per se' quanto di piu' lontano si possa immaginare dal
concetto di liberta' di espressione.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, non e' qualcosa che interessera'
soltanto noi, che evidentemente rappresentiamo una comoda cavia sulla
quale sperimentare nuove forme di controllo e di intercettazione, un po'
come tutte le persone coinvolte nelle indagini sul file sharing o in altri
fatti di repressione in rete.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE CHE RIGUARDA SOLO UNA ASSOCIAZIONE O UN SERVER
INDIPENDENTE.

Si tratta della stessa indagine che con la scusa dell'acquisizione di un
log ha consentito all'FBI di abusare di un mandato federale e di
sequestrare l'intero server dove era ospitato Indymedia Italia il 7
ottobre 2004.

In successivi comunicati piu' tecnici cercheremo di illustrare meglio la
tipologia dell'attacco e le nostre contromisure, nonche' le iniziative
politiche che intendiamo sviluppare, sicuri di non essere soli in questa
battaglia.

Per ora non potendovi garantire piu' un servizio affidabile ritireremo la
macchina per qualche giorno, la bonificheremo e la rimetteremo on line.

Non e' nei nostri piani dare a forze dell'ordine e provider servili la
soddisfazione di vederci desistere: il down sara' il piu' breve possibile,
qualche giorno non di piu', e sfrutteremo questa brutta vicenda per
risorgere come una fenice ferita.

QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, ANCHE SE E' UNA QUESTIONE DI PRIVACY.

autistici.org / inventati.org