se non ti dispiace inserirei la tua recensione nello spazio che dedico 
alle recensioni dei libri consigliati o sconsigliati
ciao
marcantonio
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   *** E' ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il 
possibile.
Coloro che si sono limitati a ciò che appariva loro come possibile, non 
hanno mai avanzato di un solo passo ***
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Il giorno 27/mag/05, alle 12:50, Scuola della Pace Lucca ha scritto:
Alla lista della Scuola per la Pace
 
Vi propongo una recensione da me scritta sul libro di Majid Rahnema 
?Povertà e miseria? che uscirà il giorno 31 maggio nelle librerie edito 
da Einaudi.  Questo perché come ricorderete Rahnema ha aperto con una 
lezione sul tema e con un successivo seminario l? anno della nostra 
Scuola nell? ottobre scorso. Nella linea di pensiero di Ivan Illich, di 
Wolfgang Sachs e di altri relatori il suo è stato un contributo 
fondamentale nella nostra riflessione sui percorsi di pace e sulle 
cause dei conflitti armati od economici che li ostacolano.
 
Cordialmente
 
Aldo Zanchetta
 
 
 
UN LIBRO DA NON PERDERE : ?POVERTA? E MISERIA ? di Majid Rahnema (*) ? 
Ediz. Einaudi
 
Premessa
 
?Coloro che hanno causato i problemi non sono le persone più adatte a 
risolverli? (Albert Einstein)
 
  Alla vigilia di una nuova grande campagna mondiale contro la povertà 
legata agli 8 obbiettivi del Millennio fatti propri dalle Nazioni Unite 
(?No excuse 2015?) - fra questi prioritariamente quello della lotta 
alla povertà che in Italia sarà lanciato con la Marcia di Assisi dell? 
11 settembre prossimo con lo slogan ?stop alla povertà?- una 
riflessione approfondita sul tema mi sembra del tutto importante.
  Non possiamo infatti non interrogarci sul fallimento dei vari 
megapiani lanciati fino ad oggi a livello mondiale che hanno visto la 
povertà accrescersi e trasformarsi sempre più in miseria. Ricordate l? 
affermazione con cui si chiuse verso gli anni 70 un imponente congresso 
della FAO a Roma: ?entro 10 anni non ci saranno più nel mondo bambini 
che vanno a letto con la fame? ? Il messaggio attualizzato della stessa 
FAO all? inizio del nuovo millennio ci ha detto che le persone che nel 
mondo soffrono la fame sono ?ancora? 830 milioni (e assai, assai di più 
quelle in povertà) e che l? unico obbiettivo realistico è il loro 
dimezzamento entro il 2015, obbiettivo legato però al verificarsi di 3 
condizioni che invece non si stanno puntualmente realizzando: se non ci 
saranno guerre importanti, se non ci saranno grandi disastri naturali, 
se le nazioni ricche riporteranno allo 0,7% del loro PIL l? aiuto allo 
sviluppo.
 
  A questo punto una seria riflessione è consigliabile prima di gettare 
altre energie nella fornace delle disillusioni. E? ovvio che questi 8 
?obbiettivi del millennio? sono condivisibili e da perseguire. Ma farlo 
ripetendo politiche già fallimentari o semplicemente riverniciandole e 
che hanno ottenuto come principale obbiettivo quello di aumentare la 
ricchezza di una sempre più ristretta minoranza (grosso modo pochi anni 
fa l? 80% della ricchezza prodotta nel mondo era appannaggio del 20% 
della porzione più ricca mentre oggi sempre l? 80% si avvia ad essere 
posseduto dal 15%, cioè da un numero ancor più ridotto) potrebbe essere 
un grave segno di irresponsabilità. Forse non sarebbe male legare il 
lancio di nuove campagne ad una seria preventiva riflessione che tenga 
conto delle esperienze fatte in questi anni e soprattutto ascoltare il 
parere dei diretti interessati, i ?poveri?. In occasione del recente 
?II Forum della solidarietà lucchese nel mondo? la dichiarazione 
finale, costruita assieme ai circa 30 rappresentanti dei partners coi 
quali le varie realtà lucchesi lavorano nelle ?periferie del mondo?, 
termina così: ?Facciamo nostra l? esortazione di Jean Leonard Tuadì che 
ci invita, prima di fare cooperazione con i popoli del sud del mondo, 
ad imparare a camminare con loro.? Mi pare una evidenza fino ad oggi 
dimenticata e malamente supplita dall? accordo di presunti 
rappresentanti cooptati allo scopo e non riconosciuti dalle proprie 
basi (vedasi la ?Dichiarazione finale del II Vertice dei popoli 
indigeni americani? riuniti a Quito nel luglio 2004).
 
Il contenuto del libro
 
  Ad oltre 2 anni dalla prima edizione francese il prossimo 31 maggio 
uscirà nelle librerie edita da Einaudi la traduzione italiana di un 
libro che certamente farà molto discutere e che a mio avviso ogni 
persona impegnata nel mondo della solidarietà internazionale e della 
lotta alla povertà potrebbe utilmente leggere, quale che sia il suo 
accordo o disaccordo finale con le tesi dell? autore.
  Iniziamo la presentazione traducendo dal testo francese, in attesa di 
quello italiano ormai imminente, una lunga serie di interrogativi 
iniziali ai quali l? autore cerca di rispondere lungo le 322 pagine di 
tale edizione. (?Quand la misere chasse la pauvreté ? Fayard / Actes 
Sud ? 2003)
 
   ?Cosa è in effetti la povertà? Una costruzione dello spirito, un 
concetto, un vocabolo? Un modo di vita, la manifestazione di una 
mancanza, una forma di sofferenza? Si contrappone alla  miseria o ne è 
il sinonimo? E? una soglia arbitraria stabilita dagli esperti per 
distinguere i poveri dai non poveri o ancora una delle frontiere che 
separano i comuni mortali dai santi o dai ?poveri di spirito? che ne 
hanno fatto una scelta? E quanto al personaggio chiamato 
arbitrariamente il povero, è esso questo ?caimano? ?fatto con la merda 
del diavolo? (Roman de Renart) o il felice sfortunato che trova nella 
morte l? unica ricompensa: essere invitato alla tavola di Dio? Che sia 
l? uno o l? atro egli deve essere abbandonato alla propria sorte oppure 
soccorso? E? veramente possibile aiutarlo, e come, in un mondo dove l? 
aiuto si trasforma spesso in minaccia e non serve troppo spesso che al 
suo promotore? Infine come spiegare l? aumento del numero di uomini e 
donne segnati dalla miseria e dall? aggravamento della propria 
situazione proprio quando non cessano di moltiplicarsi i grandi 
progetti di aiuto ai poveri e allorché l? economia dispone di tutti i 
mezzi necessari per assicurare almeno la loro sopravvivenza??
 
    Il libro nelle parole dell? autore è ?il frutto di una 
conversazione ad alta voce?.non pretende essere il lavoro di uno 
?specialista? della povertà. Non è il prodotto di alcuna disciplina 
scientifica. E? il risultato di uno sguardo personale e di una 
interrogazione libera e aperta su un mondo complesso, un mondo dove 
vivono queste persone che, le une e le altre noi chiamiamo a nostro 
modo, i poveri.? E? piuttosto il tentativo di ?condividere col lettore 
le prospettive e i punti di vista costruiti nel corso di una vita che 
mi hanno aiutato a comprendere i silenzi e a decifrare i linguaggi fino 
ad allora a me sconosciuti.?
 
  Questa la genesi del libro di Majid Rahnema dal titolo italiano 
malamente  ?Povertà e miseria? malamente tradotto  non rendendo  la 
pregnanza del titolo francese ?Quand la misère chasse la pauvreté?. In 
risposta alle citate domande la tesi centrale del libro, dottamente 
costruita e documentata, è la seguente: ?una economia il cui principale 
obbiettivo è quello di trasformare la rarità in abbondanza non tarda a 
divenire essa stessa la principale produttrice di bisogni che generano 
nuove forme di rarità e, in conseguenza, di modernizzare la miseria.?
 
  Tesi non nuova, già sostenuta da Ivan Illich nei lontani anni ?70 nel 
suo libro ?La convivialità? e splendidamente condensata nella sua 
conferenza del 1980 a Yokohama ?Le paci dei popoli? e riportata nel 
libro ?Nello specchio del passato? (entrambi i libri riediti 
recentemente e contemporaneamente in Italia da due editori ora in lite 
giudiziaria fra loro circa i diritti col rischio che essi possano 
essere fatti scomparire dalle librerie per provvedimento giudiziario 
dalla vertenza in atto). Di Illich infatti l? autore si dichiara amico 
e debitore e il quale ?fino alla sua morte che ha coinciso con il 
termine della scrittura di questo libro fu per me un amico nel senso 
più esigente della parola e compagno di strada instancabile del quale 
nulla poteva alterare lo sguardo penetrante che portava sull? opacità 
di questo mondo. Molte delle prospettive che ho potuto scoprire nel 
corso del mio pellegrinaggio in terre di povertà mi sarebbero passate 
inavvertite senza il suo aiuto fraterno.?
 
 
 
 
Tesi non nuova, ripeto, ma alla quale Rahnema contribuisce 
sostanzialmente con una analisi penetrante e riccamente documentata ed 
alla quale è dedicata la parte centrale del libro, preceduta da una 
prima parte destinata alla descrizione di come è cambiata nella storia, 
dall? età della pietra ai giorni nostri, la percezione della povertà. 
Infatti ?il rispetto del passato è indispensabile alla reinvenzione 
costante del nostro presente, sia che l? eredità ci provenga dai tempi 
antichi o dall? età dei lumi?..le società del dono o quelle che hanno 
visto nascere le povertà conviviali ci insegnano tanto quanto quelle 
che hanno prodotto la rivoluzione industriale, è dunque essenziale per 
noi il portare uno sguardo ?archeologico? su tutte le acquisizioni di 
questa eredità comune al fine di utilizzare tutto ciò che contengono di 
arricchente per il nostro presente.?
 
  Nella terza e ultima parte, dopo l? esame di una casistica di 
situazioni attuali nelle quali i ?poveri? del mondo stanno affrontando 
dal basso una soluzione realistica e ?conviviale? dei propri problemi 
(Roraima in Brasile, Anand Nagar in India, Dahar in Senegal, Oyo in 
Nigeria, gli ayllus del Perù etc ma senza dimenticare riferimenti ai 
maya del Chiapas, i sem terra del Brasile e altre esperienze oggi 
rilevanti),     l? autore giunge infine alla ?riformulazione di certi 
interrogativi?..volta ad una migliore comprensione della sorte dei 
?poveri? dell? epoca moderna e all? esame approfondito delle soluzioni 
proposte in un contesto diverso. Se questo libro tenta di effettuare un 
bilancio dei grandi programmi di lotta alla povertà, il suo obbiettivo 
è innanzi tutto quello di permettere al lettore di porre la 
problematica della povertà nel contesto generale dei grandi squilibri 
nati da un sistema produttivistico sempre più dissociato dall? ambito 
sociale?.
 
Impossibile ripercorrere il lungo e documentato cammino intellettuale 
ricostruito nel libro dall? autore, oggi anche caro amico, ma concludo 
queste note proponendo le righe finali:
 ?Nelle mie frequenti conversazioni con amici resi sensibili all? 
avanzare della miseria e alla degradazione continua della condizione 
dei poveri, mi si chiede spesso se io sono pessimista o ottimista sull? 
avvenire. La mia risposta è sempre la stessa: nessuna delle due 
posizioni mi sembra ragionevole.
E? certo che le tendenze attuali rafforzano la tesi di una 
polarizzazione mondializzata ancor più spint a delle società e delle 
violenze strutturali che ne sono le conseguenze inevitabili. Noi 
potremmo quindi andare verso una catastrofe generalizzata e, 
probabilmente, verso uno sprofondamento violento del sistema che 
rischierebbe di far scivolare la maggioranza degli uomini e delle donne 
in una povertà subita o direttamente nella miseria.
In alternativa è anche possibile immaginare che un pullulare di azioni 
individuali o collettive orientate verso dei modi di vita semplici e 
verso una povertà conviviale favorisca e rinforzi percorsi opposti. Noi 
abbiamo visto che le donne e gli uomini che, qua e là, hanno fatto 
localmente queste scelte sembrano ?vincenti? su molti piani: la loro 
vita più ricca ha loro consentito di sfidare la miseria che li circonda 
e il loro esempio apporta l? aiuto più prezioso che vi sia per il loro 
prossimo.
 
Aldo Zanchetta
 
27.05.05
 
 
(*) Antico ministro dell? istruzione del suo paese, l? Iran, ne è stato 
successivamente rappresentante all? ONU per poi divenire membro del 
Consiglio esecutivo dell? UNESCO e infine rappresentante residente 
delle Nazioni Unite in Mali. Da 20 anni si è consacrato ai problemi 
della povertà. E? autore con Victoria Bawtree del libro ?The 
Post-Development Reader?, di numerosi studi ed articoli pubblicati in 
riviste di vari paesi.
 
 
Nota : Sul sito della Scuola per la Pace della Provincia di Lucca è 
reperibile il testo della Lezione di apertura dell? anno 2004-2005 
della Scuola stessa, testo che può essere inviato in forma cartacea su 
richiesta (
www.provincia.lucca.it/scuolapace).
 
 
 
 
 
                  
 
 
 
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