E' stata scritta senza ascoltare la voce delle donne e contro il parere 
degli esperti, senza tenere in alcun conto le delicatissime problematiche 
tecniche ad essa legate. Il risultato è una legge inapplicabile per le sue 
conseguenze pesantissime sulla salute delle donne che si sottomettono a 
tali cure. E' stata fortemente voluta da una chiesa che non è più in grado 
di piegare le coscienze dei suoi fedeli, e cerca di imporre a tutti le sue 
credenze e convinzioni tramite una legge dello stato. Il risultato è una 
legge ipocrita e non condivisa dalla maggior parte degli italiani, credenti 
compresi.
E' stata votata da senatori e parlamentari che confondevano la fecondazione 
eterologa con le corna, che accoglievano al grido di "puttane" le proteste 
delle poche parlamentari.
Il risultato è una legge becera di conseguenza, che praticamente non 
prevede la sterilità maschile, rassicurando così i nostri governanti maschi 
ma facendoci tornare ai patriarchi del Vecchio Testamento, quando sterili 
erano solo le donne, che per questo venivano ripudiate.
E' diventata legge di uno stato che si arroga il diritto di decidere per 
ciascuno di noi, limitando l'accesso alle cure e alla salute e calpestando 
ogni pretesa di uguaglianza e laicità.
Il risultato è stato incrementare il turismo riproduttivo verso gli altri 
paesi dotati di una legislazione appena appena più decente.
Questa legge va cambiata.
Anzi, andrebbe abolita del tutto. Se proprio necessario, rifatta di sana 
pianta. L'unico motivo per cui serve una legge per queste tecniche (una 
legge, e non un regolamento o una circolare applicativa, o delle prassi 
consolidate...) è perché la scienza corre più velocemente della nostra 
percezione, così come i modelli di relazione, come la famiglia, cambiano e 
questo spaventa. E le leggi, ahimè, rassicurano.
Ma la risposta alla paura dello strapotere della scienza e della medicina 
chiudere i recinti dopo che i buoi sono scappati, per pura questione di 
principio e in ossequio a dogmi, ma una elaborazione diffusa delle 
tematiche della vita e della morte, della cura e della malattia, del limite 
e dei confini. Un ragionamento collettivo, non un'imposizione di pochi. 
Solo con il coraggio della libertà e del confronto, con prassi che tutelino 
la libertà e la responsabilità individuale, il diritto alla scelta, nelle 
relazioni come nella scienza, si potrà arrivare a una condivisione, non 
l'imposizione, di criteri e di norme.
Per ora, ci accontenteremmo di vincere questi quattro referendum...
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI maggio 2005
Dal numero speciale di Alternativa Libertaria foglio telematico della FdCA
Scaricalo dal sito 
http://www.fdca.it
Da: Federazione dei Comunisti Anarchici <fdca@???>