[Cerchio] Re: [movimento] Carlo Ventura

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Author: clochard
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Subject: [Cerchio] Re: [movimento] Carlo Ventura
Non so se è adeguata - effettivamente, se ci si limita al suo significato
letterale, contraddice la biografia che ci hai narrato - ma questa poesia di
Quasimodo fa comunque i conti con il negativo, la malattia, la morte - il
grande rimosso della società capitalista che, pure, li sparge a piene mani -
in un orizzonte di inquietudine rispetto allo stato di cose presente...
Mi immedesimo facilmente nella sorte di Carlo e ancor più nelle tue
emozioni.
Un forte abbraccio

e

_________
Uomo del mio tempo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri stella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di fortuna. T'ho visto; eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo a campi". E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Salvatore Quasimodo

(Da Giorno dopo giorno - Mondadori, Milano)




----- Original Message -----
From: <pkrainer@???>
To: <movimento@???>; <cerchio@???>; <libertari@???>
Sent: Sunday, May 22, 2005 1:26 PM
Subject: [movimento] Carlo Ventura


CARLO VENTURA nelvento

From: "nelvento" <acrata@???>

comontista della prima ora
http://www.nelvento.net/archivio/68/isocluddcom/indcom.htm

epatite fulminante, è morto oggi.
funerali martedì

un ultimo abbraccio da acrata


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Carlo è stato forse la persona che, più di ogni altro, ha lasciato un segno
nella mia vita, tale da determinare ciò che poi sono diventato, e sono.

Se mai c'è stato chi ha saputo felicemente declinare e approfondire la
pratica
della critica della vita quotidiana, fra le tante che ho conosciuto e che
in questa impresa si sono cimentate, io penso, e non credo di essere il
solo,
che sia stato lui.
Da tempo ci sentivamo e ci vedevamo rarissimamente, a me pare consapevoli
che la nostra amicizia si era espressa nelle possibili sue sfumature, nella
stagione giusta, che di sicuro non è questa.
Che il suo tragitto si concluda in una chiesa, accerchiato dai simboli
funebri
della religione inaffondabile (o, per essere più obiettivi, a tutt'oggi
inaffondata),
indica con grande evidenza che la sua battaglia contro l'inautentico non
è stata vinta, e che la battaglia di chi vive ancora rimane ancora da
vincere.
Franz Werfel, parlando di quando il mondo era ancora un mondo (lui
intendeva,
prima del 1914), le persone non scomparivano d'un tratto ma lasciavano
dietro
di sé un posto, che rimaneva a lungo vuoto a segnare il passaggio di chi
ci era stato. Io credo, anche per averlo verificato alla morte di altri -
Eddie, Giorgio, Ornella, Riccardo, Paolo, Kukky - che chi ha orientato la
propria vita nel senso di restituire a noi tutti un mondo, mantenga questo
privilegio, di lasciare dietro di sé un vuoto. Di rimanere come un' impronta
latente in mezzo a quelli che non hanno cessato di pretendere di vivere.
In due modi, per quanto ho sperimentato, è possibile lasciare una traccia
capace di sopravvivere all'ostilità incessante del tempo: grazie alla
memoria
delle azioni e delle parole, e grazie ai nostri figli.
Nell'una e nell'altra luce - ripensando a ciò che Carlo è stato, guardando
le sue belle figlie - possiamo pacificamente concludere che la morte ha
vinto
unicamente una battaglia parziale.