-----Messaggio originale-----
Da: Gualtiero Via [
mailto:gualtierov2000@yahoo.it]
Inviato: lunedì 21 marzo 2005 22.43
A: agora@???; Debate; Segreteria Lilliput;
glt-nonviolenza; nodo-bo@???
Oggetto: [glt NV] poteri, diritti... Un intervento di Raniero la Valle
ciao a tutti/e
la newsletter "La nonviolenza è in cammino" ha ripreso un articolo di
Raniero La Valle, che molti di voi -almeno i meno giovani- conoscono,
già fondatore dell'Avvenire d'Italia, quindi senatore della Sinistra
Indipendente per più legislature, autore di numerosi testi importanti
[ne cito solo uno: Pacem in terris, l'enciclica della liberazione,
Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987]
mi permetto di girarvelo (non integrale), per la gravità e l'urgenza dei
fatti trattati Gualtiero
RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: L'OBIETTIVO
(articolo pubblicato sul quotidiano "Liberazione" il 20 marzo 2005)
Mancato l'obiettivo che era stato fissato per l'8 marzo il Senato
votera' la nuova Costituzione mercoledi' prossimo, che una volta si
chiamava mercoledi' santo. Cio' facendo il Senato votera' non solo
contro l'ordinamento della Repubblica, per dare vita a un nuovo regime,
ma votera' anche contro se stesso; infatti nel nuovo sistema il Senato
non avra' piu' alcuna funzione politica di controllo del governo del
Paese (.) Forse e' per questa riluttanza al suicidio che i senatori
hanno fatto mancare piu' volte il numero legale, provocando l'ira di
Calderoli e facendo scattare l'ennesimo ricatto della Lega, che vuole a
tutti i costi la riforma prima delle elezioni regionali, e percio' prima
di Pasqua. Se dunque anche questa volta il ricatto funzionera' ("bastano
cinque ore e mezzo di lavoro", ha detto Berlusconi), la nuova
Costituzione completera' tra poche ore la sua prima lettura
parlamentare, quella nella quale le storture piu' vistose della riforma
potevano ancora essere corrette.
Dopo il voto del Senato, o la nuova Costituzione, con la sua seconda
parte interamente rifatta, arrivera' fino in fondo in questa forma, o
non ci arrivera' affatto. Ma quando questo avverra' dipende
esclusivamente dai calcoli elettorali del presidente del Consiglio (si
chiama ancora cosi') che decidera' se accorciare o allungare i tempi
della seconda lettura parlamentare, da tre mesi ad un anno, unicamente
in base a quelle che ritiene le sue convenienze, come del resto accade
per tutto il resto, truppe in Iraq, tasse, ponte sullo Stretto ecc., che
andranno avanti o indietro a seconda dei sondaggi e dei supposti
vantaggi elettorali per il cavaliere.
(.)
Questo gioco sui tempi, che agita le acque della maggioranza di governo,
e' molto significativo, perche' vuol dire che l'illusione della destra
di un cambio di regime indolore, fatto senza che la gente se ne accorga,
senza rischiare l'impopolarita', sta tramontando. La tattica
dell'occultamento, del silenzio, della dissimulazione del sovvertimento
della Repubblica dietro la maschera della "devolution" e del
federalismo, ha funzionato per mesi, per anni, grazie anche alla
complicita', o alla trascuratezza, o alla incredulita' dei giornali,
della tv, e della stessa sinistra; ma basta che il velo si squarci, che
la vera natura della riforma si venga a sapere, perche' l'opinione
pubblica si allarmi, chieda di essere informata, si accorga di avere
nella Costituzione un bene che sta per perdere e si prepari a combattere
nel referendum, come possono attestare tutti quelli che in questi giorni
girano l'Italia per difendere la Costituzione, a cominciare dal
presidente Scalfaro, gratificato dal piu' totale silenzio-stampa.
(.)
Una clamorosa conferma di cio' si e' avuta nelle reazioni furenti che si
sono scatenate contro Prodi quando infine ha denunciato questo "assalto
alle istituzioni" proprio perche' "nessuno possa dire domani che non
sapeva, che non vedeva, che non capiva". La virulenza delle contumelie
rovesciate su Prodi, l'irrisione, la caricatura, la volonta' di
screditarlo e delegittimarlo, senza in nessun modo entrare nel merito
della sua critica, da Berlusconi a Fini a Schifani, sono state cosi'
esacerbate e adirate da mostrare che non ce l'avevano con quello che
Prodi aveva detto, ma col fatto che l'avesse detto, cioe' che avesse
rotto l'omerta', la finzione, l'inganno, e avesse detto: il re e' nudo.
(.)
Dunque e' essenziale che si faccia chiarezza su quello che e' il vero
obiettivo della riforma: questo obiettivo e' la Repubblica. (..) Si e'
creduto o si e' fatto finta di credere che la Lega avesse rinunziato al
suo proposito di scardinare lo Stato, passando dal programma
secessionista ai piu' miti consigli del federalismo. Ma il 12 marzo
scorso Bossi ha detto al "Corriere della Sera": "La devoluzione e' la
leva per scardinare il sistema. Fatto il federalismo politico, sara'
difficile tornare indietro (..)". Berlusconi invece non vuole dividere
la Repubblica, ma unificarla sotto il proprio potere sovrano. Tale e' la
riforma che, proprio come ha detto Prodi, esautora il Presidente della
Repubblica, umilia le Camere, limita il ruolo delle istituzioni di
garanzia, espropria le opposizioni (perfino del voto in Parlamento),
instaura la dittatura del primo ministro, e insomma trasforma la
Repubblica parlamentare e rappresentativa nel feudo inalienabile di un
monarca, benche' ancora formalmente elettivo. Sicche' non sara' nemmeno
proponibile il paragone tra la nuova Costituzione e quella del '47 oggi
vigente; il vero confronto dovra' farsi per analogia col precedente
della legge 24 dicembre 1925 in cui venne istituito "il governo del re"
esercitato dal "capo del governo, primo ministro, segretario di Stato",
che sanciva la subordinazione del Parlamento al potere esecutivo,
sicche' il capo del governo, primo ministro e segretario di Stato (e
Mussolini aggiunse di suo: duce del fascismo), poteva far di nuovo
votare e approvare senza discussione una proposta di legge rigettata da
una Camera; fu quello l'inizio del regime. Quando Brecht si chiedeva nel
suo dramma come era potuta avvenire "la resistibile ascesa di Arturo
Ui", ecco, era avvenuta cosi'. E a chi non vuol sentir parlare di
regime, basti dire che secondo la nuova Costituzione i poteri del primo
ministro non incontrerebbero limiti istituzionali; e cio' e' tanto vero
che un difensore della riforma, il senatore di Forza Italia Vizzini,
intervenendo al Senato ha esortato a non preoccuparsi per la "deriva
bonapartista", perche' in ogni caso a frenare "il potere governante"
interverrebbero "altri fattori di natura extraistituzionale, quale ad
esempio la cultura politica dominante nel Paese". Questo e' dunque
l'avversario nei cui confronti vuole affermarsi il nuovo potere, questo
e' l'antagonista contro cui la riforma e' fatta: "la cultura politica
dominante", cioe' la cultura democratica del Paese. E in effetti e'
proprio questa che deve salvare la Repubblica. Anche ricordando che c'e'
uno specifico divieto costituzionale che rende radicalmente illegittima
la riforma in corso d'opera: e' l'art. 139 della Costituzione, l'ultimo,
il quale stabilisce che "la forma repubblicana non puo' essere oggetto
di revisione costituzionale". Cio' non riguardava i Savoia, a cui
pensava un'altra norma, transitoria e finale, della Costituzione.
Riguardava la forma repubblicana, cioe' parlamentare e rappresentativa
dello Stato, che e' appunto quella che la riforma demolitrice, il cui
obiettivo e' la Repubblica, verrebbe a travolgere.
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