Italia: per il Ministero degli Interni le "Telestreet" sono portatrici di 
"terrorismo ed eversione"            
di  redazione
23 Jan 2005    
"Terrorismo ed eversione". E' questo il capitolo della Relazione al 
Parlamento del Ministero dell'Interno nel quale sono finite le 'Telestreet' 
(Tv di strada o Tv di quartiere). Secondo la Relazione queste "emittenti 
non autorizzate sono spesso vicine all'area dei centri sociali e irradiano 
programmi alternativi con l'obiettivo di creare un Global network che dia 
ai movimenti antagonisti canali comunicativi indipendenti". Diffuse in 
Italia dal giugno del 2002, quando a Bologna è nata Orfeo, prima tivù di 
strada, le Telestreet sono piccoli ma efficaci canali di comunicazion che 
sfruttano le frequenze non acquisite dalle Tv per trasmettere in zone 
limitate di una città.
«E' un fatto davvero sconcertante che il ministero dell'Interno abbia 
deciso di inserire le 'Telestreet' nel capitolo 'terrorismo ed eversione' 
della relazione al Parlamento sullo stato dell'ordine e della sicurezza 
pubblica» - ha dichiarato all'Ansa il deputato dei verdi Mauro Bulgarelli 
che ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno sulla vicenda.
«Siamo di fronte - spiega Bulgarelli - ad un ulteriore tassello della 
campagna di criminalizzazione dei movimenti varata dal ministro Pisanu. 
Nella relazione - prosegue il deputato - 'le tv di strada vengono definite 
'vicine all' area dei centri sociali' e inserite in un progetto complessivo 
denominato 'Global network''».
Bulgarelli ha infine sottolineato che «queste esperienze, autogestite e 
senza fini di lucro, dovrebbero essere incentivate e finanziate dallo Stato 
e non presentate come pericolosi covi di terroristi». Numerose Tv del 
network Telestreet nei mesi scorsi hanno fatto notare che l'approvazione 
della discussa legge Confalonieri/Gasparri - con il Sistema Integrato delle 
Comunicazioni (SIC) - mette in pericolo la libertà di stampa prevista dalla 
Costituzione.
Megachip ha lanciato intanto un appello contro la privatizzazione della Rai.
"La privatizzazione della Rai è ormai in corso, ma non vediamo né nel 
Parlamento, né nel Paese una battaglia per impedire la liquidazione  caso 
unico in Europa  del servizio pubblico" - nota l'appello che ricorda come 
"il Governo ha già deciso di vendere il 30 per cento dellazienda, prima 
tappa della collocazione sul mercato del 100 per cento della Rai".
Megachip chiede tra l'altro una regolamentazione a livello costituzionale 
della Rai, dal momento che il ruolo della televisione nella formazione 
politica, intellettuale e morale dei popoli è diventato, nelle nostre 
società, determinante, dunque il diritto dei cittadini a essere informati 
correttamente deve essere inserito fra quelli fondamentali in una società 
democratica.
Magachip ha già chiesto alla Federazione Nazionale della Stampa di farsi 
promotrice di una Sessione Straordinaria degli Stati Generali sulla 
Comunicazione, per lanciare una campagna contro la privatizzaione della 
Rai. "Si devono mobilitare in fretta le forze intellettuali, sociali e 
politiche del paese in difesa del servizio pubblico, così come, peraltro, è 
stato chiesto dalla stesso Presidente della repubblica, Carlo Azeglio 
Ciampi" - riporta l'appello