From: sexyshock-list
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Riceviamo e inoltriamo
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"LUCCA - 9 LUGLIO"
Impressioni, senza pretese
Lucca, 12 Luglio.
Dovrei buttar giù qualche riga. Chissà, magari
addentrarmi in
un'attenta
quanto presuntuosa analisi politica dei perché e i
come... No, non ne
ho
né l'energia, né la voglia - né credo occorra. I
fatti, per quanto
visti
in soggettiva, parleranno da soli e chi avrà voglia di
leggere,
saprà...
* * *
Le ultime ore prima della manifestazione sono
frenetiche: ci tengo
tanto
ad aggiornare il sito in tempo reale, è il mio modo di
ringraziare...
Le
adesioni sono molte, faccio fatica. Comincio ad essere
ottimista, forse
qualcosa si muove, forse, anche se a scoppio ritardato
e solo perché mi
sono intestardita, qualcuno, almeno formalmente,
reagisce, forse
capisce...
L'emozione cresce: incontrerò tante facce sconosciute,
donne che, pur
non
essendo attiviste, si sono fatte autonomamente
promotrici d'iniziative,
si
sono messe in gioco in prima persona... La mia casa è
piccola ma ne
ospiterò quante ce ne staranno, dove capita - potessi
le accoglierei
tutte... La parola ospitalità ha, oggi, per me, un
significato
speciale...
E poi ci sono gli amici, le amiche - verranno tutti,
me l'hanno
assicurato, di fronte ad un fatto tanto grave non
possono mancare...
Prima di arrivare in Piazza Santa Maria mi fermo a
bere qualcosa al
Betty
Blue. Emy ed Elisa, che hanno preso un giorno di
permesso e si sono
fatte
330 chilometri per venire a Lucca, preparano la
videocamera e la
macchina
fotografica, Sandro ci vede, mi saluta con calore, si
siede con noi. È
arrabbiato: ha saputo, per caso. Si chiede perché i
giornali quasi non
ne
abbiano parlato, perché la sua associazione non ha
fatto nulla... Se
non
fossi tanto stanca, se riuscissi almeno una volta ad
essere
superficiale,
gli darei una spiegazione qualsiasi, più o meno
sensata, ma... non ce
la
faccio. Spulcio LA REPUBBLICA e IL TIRRENO alla
ricerca di un
trafiletto -
niente. Alle 17 ci raggiunge Stefania, le chiedo
quanta gente ha visto
-
«Nessuno, in piazza ci sono solo poliziotti e
carabinieri...». Penso
che
fare una manifestazione di venerdì, a quell'ora, è un
suicidio,
ma...Coraggio, andiamo.
Ore 17:15. All'ombra, sotto l'albero, accanto
all'edicola, due amiche.
Scambiamo qualche battuta per tirarci su di morale. Un
po' defilate
vedo
facce sconosciute: ragazze capelli corti, non sono di
Lucca, hanno
l'aria
spaesata, mi guardano. Penso che sanno chi sono e
scioccamente me ne
stupisco, vorrei avvicinarmi per ringraziarle di
essere venute,
rassicurarle sul buon esito della manifestazione, che
presto la piazza
sarà piena, ma...
Tiro fuori le bende e qualcuno mi chiede se può averne
una, le
distribuisco e finisco senza rendermene conto. Un
amico, che
parteciperà
nonostante le stampelle, mi consegna un CD: «Sono le
immagini del
raduno
di Forza Nuova che c'è stato a Lucca. Ci sono tutti.
Dallo a Sara,
chissà,
magari può servire...». Mi tremano le gambe, lo
ringrazio, vorrei
piangere, ma... Si avvicina un uomo bella faccia
tonda, mi guarda
dritto
negli occhi: «Sono Saverio Aversa...» - gli stringo la
mano con forza
cercando di trasmettergli la mia gratitudine, comincia
a parlare - so
che
il mio ruolo m'imporrebbe d'imbastire relazioni, ma io
non sono un
politico, non sono nemmeno un animale sociale e poi
non mi piace stare
al
centro dell'attenzione, non ho
questa necessità... Qualcuno per fortuna mi chiama
levandomi
d'impiccio,
mi volto e dopo quattro anni rivedo Marina di Milano,
al suo fianco
Francesca Grossi, la mia "colonna romana", come
scherzosamente la
chiamo
da quando ha deciso che "se non lo fa chi dovrebbe, lo
faccio io", ci
presentiamo ma...
Mi prende una specie di confuso malessere, le parole
si sovrappongono,
indistinguibili... Alla spicciolata arrivano Maria
Teresa Leone,
Cecilia
Carmassi, Marta Bonetti, Emanuela Tempestini, Lucia
Franchini (sante
donne, Dio le protegga), con loro i volantini, il
tamburo... Me lo
metto:
provo a suonarlo ma la cinghia per tenerlo su è troppo
lunga, non si
può
regolare, le bacchette batteranno sul bordo, e poi è
pesantissimo, farò
una fatica tremenda, ma... Qualcuno mi dice che sul
CORRIERE DI LUCCA e
LIBERAZIONE ci sono due articoli, arranco tamburo a
tracolla verso
l'edicola, torno da Stefania e le dico: «Metti in
saccoccia». Anche LA
NAZIONE ne parla, riparto. La giornalaia mi chiede il
motivo della
manifestazione, vorrei avere la lucidità per
spiegarglielo ma... Trovo
un
volantino e glielo
consegno, mi sembra interessata. Sono già sfinita.
Vorrei andar via o
diventare una mosca.
Le 17:30 sono passate da un pezzo, mi guardo intorno:
siamo pochi,
pochi
davvero, forse un centinaio... Mi chiedo dove sono
quelli che "non si
può
mancare", dove quelli che "s'è inventata tutto",
quelli che
"lesbicacce,
va là che vi è andata bene"... Perché non sono qui per
sbatterci in
faccia
il loro disprezzo, gustarsi l'isolamento nel quale ci
hanno costrette?
Dove sono quelli che "è una schifezza, non ci sono
parole"? Mi dicono
che
alcuni sono in Piazza San Michele dove distribuiscono
volantini e
gridano
slogan perché l'idea di partecipare ad un corteo
silenzioso,
politicamente
troppo corretto, non gli ha sorriso... Dio...
Ecco Maurizio con il figlio più piccolo capelli
sparati che sembra un
istrice, gli carezzo la guancia - che bella
sensazione, per un attimo
torno sulla terra... Ecco anche Giulio Maria Corbelli,
Massimiliano
Piagentini...
Maria Teresa o Cecilia mi presentano alcune donne
della Commissione
Pari
opportunità ed altre che non ricordo, vorrei almeno
sembrare capace di
dire qualcosa, ma... È l'ora, mi metto in prima fila,
mi accorgo di
avere
accanto Andrea Tagliasacchi, il Presidente della
Provincia, ma non lo
vedo, ormai non vedo più nulla, percepisco...
«Vai»... Do il primo colpo sul tamburo, poi il secondo
- piccoli passi,
in
avanti, il bavaglio mi casca... Mi verranno le bolle
alle mani e hai
piedi
ma, anche dovessi sanguinare, porterò questa gente a
destinazione...
Via Fillungo. Poca gente. Attonita, se non proprio
atterrita. Qualcuno
tenta di ridere ma non va più in là di una smorfia. Le
battute hanno un
suono sinistro forse anche per chi le fa. Alla nostra
vista la gente si
schiaccia contro il muro. Davanti ho il vuoto, intorno
intuisco
movimenti.
Il vicesindaco si mette la fascia tricolore. Mi
accorgo che, caso più
unico che raro, le persone chiedono di leggere il
volantino, non lo
buttano via, non sgattaiolano, rimangono impietrite
lasciandoci
passare.
Ho la conferma che quasi nessuno sa quello che è
successo, che oggi
saremmo stati qui, e allora maledico tutti quelli che
avrebbero dovuto
dire e fare qualcosa ma vi hanno colpevolmente
rinunciato:
"stupratori!" -
vorrei gridargli in faccia, e gli auguro la morte...
Ho rabbia dentro,
dolore, e me ne vergogno - cammino, tengo il tempo
perché solo questo
voglio.
Via Roma. Il cane di due artisti di strada si spaventa
e mi si avventa
contro. Non faccio una piega: potrebbe mordermi ma non
me ne preoccupo
-
io non ci sono... Urlano e ridono: "Una manifestazione
di lesbiche!",
per
fortuna non li sento.
San Michele. Riemergo. Guardo verso la chiesa cercando
quella specie di
contromanifestazione organizzata in segno di protesta
contro le
modalità
di questa. Come si fa a non capire. La piazza è vuota.
Via Beccheria. Ci siamo. Già da un po' batto più forte
con una mano
sola,
l'altra mi serve per tenere su il tamburo all'altezza
giusta. Ho il
braccio indolenzito. Mi chiedo se resisterò...
Resisterò, resisterò...
Piazza Napoleone. Sollievo. È bella. Peccato per le
attrezzature del
Summer Festival che ne occupano una buona metà.
Concerti per un élite -
tutti gli altri fuori, anche noi, naturalmente.
Circumnavighiamo
dribblando i tavolini di un bar - siamo pochi, quindi
nessun disagio.
Svolto a destra, direzione Cortile degli Svizzeri, e
vedo uno
striscione
che copre le transenne. Ingenuamente penso ad un
comitato di benvenuto
e
invece sento una voce di donna provenire da un
megafono... Alla parola
"cazzo" decido di tornarmene nel mio niente. Cortile
degli Svizzeri. Il
suono del tamburo rimbomba, abbasso il volume.
Cortile Carrara. Mi fermo. Finalmente poso il tamburo
- il braccio con
il
quale l'ho sorretto ha le convulsioni. Cerco il grande
schermo sul
quale
proietteranno il monologo di Franca Rame, "Lo stupro".
Non c'è. Compare
un
telo di plastica bianca montato su un tre piedi.
Ondeggia
pericolosamente
agitato dal vento: occorre tenerlo. Riavvolgono il
nastro: c'è troppa
luce, non si vede niente, ma Franca quasi invisibile
versione rewind
m'inquieta ugualmente. Compare anche una cassa. Mi
chiedo se sarà
sufficiente almeno per sentirla. Per la prima volta
dalla partenza del
corteo, mi volto.
Duecento persone, non credo di più, due terzi venute
da fuori...
Ripenso
alla manifestazione del 6 settembre di un anno fa: per
una vetrina
infranta si radunarono più di duemila persone... Sì,
c'è qualcosa che
non
va in questa città, in questo paese...
Toh, ecco Paola Guazzo (venuta nonostante abbiano
ricoverato suo padre
in
mattinata), saluto anche Cecilia Giusti, Cristiano
della Libreria
Baroni,
Fausto, Daniele, Ornella, Uliana, Elena, Sara e Gabry
(il mio piccolo
ma
agguerrito fans club)...
Mi siedo in terra, il video comincia («Muoviti,
puttana, fammi
godere...»)
e finisce («Li denuncerò. Domani...»).
Penso a chi ha minimizzato o peggio, gettato
discredito, fatto
allusioni
pesanti o velate, a chi per avvalorarle parla ancora
di "stranezze"...
Penso al CORRIERE DI LUCCA e ad altri squallidi,
ammiccanti
articoletti,
penso che una giornalista fa parte dell'Associazione
"L'Altro Volto -
Lucca Gay e Lesbica" ed è la maggiore responsabile di
questa campagna
diffamatoria...
«Li denuncerò. Domani...» - penso che bisogna proprio
essere malati, o
in
malafede, o feroci per insinuare che due persone
possano inventarsi una
cosa come questa per farsi pubblicità - pubblicità di
cosa, per cosa?
Rabbia, dolore, offesa - sono parole che da sole non
possono descrivere
quello che sento.
«Li denuncerò. Domani...» - penso a Sara che non se
l'è sentita di
venire ed
è meglio così, basta una in famiglia.
«Li denuncerò. Domani...». Non riesco a trattenere le
lacrime, le
nascondo
sotto gli occhiali, mi faccio coraggio: "Via, Ricci,
tirati su... la
giornata non è ancora finita".
Penso che rivoglio indietro la mia vita.
Ore 19:00 circa. Maria Teresa ringrazia - rompete le
righe.
Drappelli di sconosciute e sconosciuti si muovono
guardandomi. Vengono
anche da molto lontano. Hanno preso un giorno di ferie
o rinunciato ad
andare chissà dove per essere qui. Gli sono così
grata, vorrei lo
sapessero. Hanno viaggiato in treno, in macchina,
fatto centinaia di
chilometri sotto il sole, sopportato code, cantieri,
incidenti,
ritardi,
coincidenze impossibili. Qualcuno viene a salutarmi,
deve ripartire
altrimenti non avrà più treni utili per tornare a
casa. Cerco Sveva
Magaraggia, ci tengo tanto a stringerle la mano...
Buffo, non conosco
quasi nessuno eppure queste sono le uniche persone che
vorrei al mio
fianco.
Sento gridare: «Inseguila!»
«Chi?»
«Quella ragazza, Mirka! È arrivata da poco, non so da
dove, è da sola,
deve
ripartire subito!»
Corro, la chiamo. Si volta. Non potrei descriverla,
noto solo che il
suo
zaino è più grande e pesante di lei. Mi scuso, la
ringrazio,
l'abbraccio e
la lascio andare. Torno indietro. Mi si avvicina una
donna, mi guarda
intensamente: «Sono Silvia, da Milano... posso
chiederti di portare un
bacio a Sara?»
«Certo...» - e guardo andare anche lei. Tristezza,
adesso. Sì, queste
sono
le persone che vorrei mi circondassero, sempre, ma ci
vorrebbe il
teletrasporto...
Spargo la voce: «Andiamocene, non ce la faccio più,
non mi regge il
cuore...» - inutilmente. Rilascio persino
un'intervista telefonica a
LIBERAZIONE che riporterà la frase più ovvia e sciocca
che ho detto
(«Le
donne devono smetterla di tacere! Non sono
responsabili di niente, sono
solo
vittime»), poi, Fabio si avvicina, ha un regalo per
me: Laura, da
Treviso... «Laura!» - è arrivata adesso, anche lei, si
scusa neanche
fosse
colpa sua...
È bella, sguardo dolce e intelligente, vorrei
stropicciarla... L'affido
al
mio gruppetto di donne coraggiose e m'intrattengo
ancora un po' con le
stoiche sostenitrici della manifestazione...
Colpo di scena. Trafelate arrivano le ragazze del
collettivo
Clitoristrix
di Bologna: «Ma come, è già finita?» - sì, è già
finita. Ci scambiamo i
volantini, avevano persino fatto degli adesivi... Che
forza queste
donne...
Decido di prendere la situazione in mano: «Aperitivo!»
e i tre gruppi
si
uniscono. Siamo una ventina: che qualcuno venga a
dirci qualcosa,
adesso,
se ne ha il coraggio. Assaltiamo un bar. Tutte parlano
con tutte,
ridono.
Donne tanto diverse ed estranee si relazionano, seppur
superficialmente,
senza pregiudiziali, senza alzare steccati. Non so chi
è lesbica, chi
non
lo è, e penso che non importi a nessuna saperlo.
In fondo basterebbe così poco per trovarsi d'accordo:
fiducia,
modestia,
generosità, rispetto e buon senso.
Chi poteva e doveva esserci, oggi ha perso l'occasione
d'imparare
qualcosa.
Cinzia Ricci
Per saperne di più leggi la "Rassegna stampa" e
"Editoriali"
all'indirizzo:
www.cinziaricci.it
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