[Forumlucca] Fw: del mondo kurdo speciale

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Author: Gian Paolo Marcucci
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Subject: [Forumlucca] Fw: del mondo kurdo speciale
Dossier for Strasbourg
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From: Ufficio d'Informazione del Kurdistan
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Sent: Friday, June 11, 2004 4:08 PM
Subject: del mondo kurdo speciale





Del Mondo Kurdo n.15 / Speciale

A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

Via Gregorio VII n.278, 00165 Roma

Tel 06636892 Fax. 0639380273 Email: uiki.onlus@??? , Internet: www.kurdistan.it



Care amiche e cari amici,

la giornata di mercoledì è stata una gioia per tutti noi che abbiamo finalmente visto la liberazione di Leyla Zana, e dei suoi compagni di lotta e di prigione, in quello stesso giorno, intanto, a Strasburgo, migliaia di kurde e kurdi si sono riuniti in occasione della prima udienza del nuovo processo alla Corte Europea per i Diritti Umani "Ocalan contro Turchia".

Per quella giornata l'Iniziativa Internazionale "Libertà per Ocalan - Pace in Kurdistan" ha preparato un nuovo file informativo sulla situazione detentiva e di salute del presidente Abdullah Ocalan. Dedichiamo quindi un numero speciale del nostro bollettino per presentarvela con la speranza che non si dimentichi la realtà disumana in cui Abudllah Ocalan è tenuto da più di cinque anni.





BREVE INTRODUZIONE BIOGRAFICA



Figlio di genitori poveri, Abdullah Ocalan nacque a Omerli, villaggio nel distretto di Halfeti, nella provincia di Urfa, nella regione sudorientale (kurda) della Turchia, nel 1949. Conclusi gli studi primari e secondari, si recò nella capitale Ankara, per studiarvi scienze politiche presso l'università locale. Laureatosi molto brillantemente, divenne impiegato statale a Diyarbakir. Influenzato dall'inaccettabile situazione del popolo kurdo al quale era negato il diritto a vivere secondo la propria identità e cultura dallo stato turco, Abdullah Ocalan divenne un membro attivo dell'Associazione Culturale Democratica dell'Oriente, che appoggiava le richieste del popolo kurdo. Dopo il colpo di stato militare del 1971, egli continuò a indagare sulla questione kurda. Nel 1978 fu fondato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), di cui Abdullah Ocalan era il leader (posizione che detiene tuttora). Oltre che di cultura e della situazione generale del proprio popolo, Ocalan si occupava anche approfonditamente di filosofia, questioni religiose, questioni di genere e inquinamento ambientale; ne ha trattato in molteplici scritti. Da subito fu fautore della coesistenza pacifica nella regione mediorientale. Di recente una delle sue opere principali è stata pubblicata in lingua tedesca.

Da ampi settori della popolazione kurda, e non da oggi, Abdullah Ocalan è considerato come un leader nazionale. Da quando fu catturato in Kenya, il 15 febbraio 1999, in violazione delle norme internazionali, Ocalan è detenuto in isolamento sull'isola di Imrali, nel Mar di Marmara. Quantunque sia sottoposto a condizioni disumane di carcerazione, Abdullah Ocalan continua a sostenere una soluzione pacifica della questione kurda, per quanto gli è possibile nelle attuali condizioni.



Imrali e la situazione di Ocalan; decisioni politiche dietro le quinte



"In base alla conoscenza scientifica possiamo ipotizzare che un individuo era in grado di vivere senza diritti né doveri soltanto fino a quando, un paio di milioni di anni fa, quell'individuo cominciò a diventare un uomo. Si ritiene che anche allora, tuttavia, gli uomini vivessero in piccoli gruppi e in condizioni primitive. Da allora si sono formate le società e l'individuo ha compiuto progressi. Possiamo agevolmente scorgere che una vita al di fuori della società equivale alla morte. Tratto questo tema per la seguente ragione: come se fossi un terrorista barbaro piovuto improvvisamente dal cielo, fui catturato per disposizione del presidente statunitense, in base a un piano speciale che coinvolgeva altre grandi potenze e alcuni servizi di sicurezza e d'intelligence. Poi fui condotto con eccezionali precauzioni sull'isola di Imrali e finii in una cella solitaria, una specie di sarcofago, di appena 15 metri quadri. Mi diffamano definendomi come il "maggior terrorista", colui che ha provocato la morte di 30000 persone. Ecco come la propaganda turca mi descrive al mondo. Si discute molto in Turchia su come trattarmi. Alcuni discutono persino su come impiccarmi, poiché la morte da sola non sarebbe abbastanza per me, mentre altri credono che sia nel loro interesse farmi morire poco a poco; e alcuni suggeriscono di usarmi politicamente fino a quando non mi sia rimasto un solo amico. Lavorano duro per mettere in atto tali idee". (Estratti dagli scritti difensivi di Ocalan, presentati alla Corte Europea dei Diritti Umani).



La decisiva influenza del Consiglio per la Sicurezza Nazionale (MGK) sul sistema detentivo messo in atto ad Imrali

Per capire il ruolo della Turchia dovremo guardare più da vicino allo MGK, poiché è esso stesso a svolgere un ruolo di supervisione sull'unità di crisi che controlla la prigione sull'isola di Imrali. Il segretariato generale dello MGK consiste di nove uffici, con un vasto apparato burocratico, che agisce in nome dello MGK, del presidente e del primo ministro. Vi sono, cioè, tre importanti dipartimenti oltre al dipartimento legale, al dipartimento del personale, all'ufficio del segretario e al ministro per l'analisi delle informazioni, sono: il ministero politico della sicurezza nazionale (MGSB); il ministero delle relazioni sociali (TIB); il ministero della difesa civile (TSSHB)

Questi dipartimenti impiegano personale a contratto del Segretariato Generale del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, come anche soldati assegnati a tale compito. Essi valutano le misure adottate, le riadattano o riformulano principi politici allorché hanno l'impressione che la situazione relativa alla sicurezza interna o estera stia mutando. Inoltre questi dipartimenti sono responsabili per l'attuazione delle direttive del segretario generale del Consiglio per la Sicurezza Nazionale.

A tal fine sviluppano schemi di attuazione delle attività pianificate, valutano l'umore della popolazione in ambito nazionale e predispongono il tipo di approccio psicologico necessario, provvedono al coordinamento dei servizi d'intelligence; un altro importate compito è predisporre contromisure di tipo psicologico (la cosiddetta "guerra psicologica") che abbisogneranno poi del consenso del primo ministro per poter essere attuate. I suddetti dipartimenti sono anche coinvolti con le decisioni sulle misure di controllo e coordinamento.





In questo contesto s'inserisce una dichiarazione del capo di stato maggiore dell'esercito turco, Tuncer Kilinc, resa al quotidiano turco ZAMAN il 5 aprile 2003, a Bruxelles:

"Il PKK è un'organizzazione costruita dall'UE. L'Unione Europea è perciò responsabile ella morte di 33000 cittadini turchi. L'UE ha appoggiato le organizzazioni terroristiche ella Turchia, apertamente o nascostamente. L'UE teme che la Repubblica Turca possa far rivivere l'Impero Ottomano . Riguardo al caso Ocalan, Kilinc rileva: "Possiamo giustiziare Ocalan immediatamente, se così ci piace. Ciò tuttavia apporterebbe danno al paese. Ciò è quanto quest'uomo vuole. Vuol salvarsi morendo. Mantenendolo in vita, tuttavia, lo uccidiamo giorno dopo giorno. Vive in condizioni realmente pessime e la sua situazione è miserabile".



Abdullah Ocalan ha scritto:



"Sono sottoposto a un isolamento assai severo su quest'isola, in una forma utilizzata solo contro di me in tutta la Turchia. Oltre 50 prigionieri hanno perso la vita per protestare contro l'utilizzo di prigioni di tipo F in Turchia. Le mie condizioni sono finanche peggiori di quelle attuate nelle prigioni di tipo F. Non vi è alcuno statuto carcerario in Turchia che contenga norme sull'impiego di misure tanto severe. Sono sottoposto a un trattamento arbitrario, come prigioniero speciale. Non si attua alcun controllo indipendente delle mie condizioni di vita. Sono assoggettato a sorveglianza, attraverso telecamere e spioncini, 24 ore su 24, da parte di forze di sicurezza speciali il cui numero muta di continuo, ma mai è inferiore a 20 unità. Gli effetti psicologici di queste misure, possono essere valutati soltanto attraverso i rapporti del Comitato di Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa." (Abdullah Ocalan)

Per quanto si può comprendere, il trattamento riservato a Ocalan mira a fiaccarlo. L'indirizzo politico divenuto realtà è quello di una lenta esecuzione.



Kenan Evren, presidente della giunta militare del 12 settembre 1980, ha reso le seguenti dichiarazioni allorché si considerava se condannare a morte Ocalan: "Per il momento un'esecuzione è impossibile; Abdullah Ocalan è divenuto un fardello per la Turchia. La questione è se per la Turchia sia meglio giustiziarlo o lasciarlo "vegetare" in prigione per il resto della vita".



Abdullah Ocalan è arbitrariamente privato dei suoi diritti fondamentali, che sono protetti da convenzioni internazionali: come la libertà d'espressione il diritto alla salute. Il confino solitario cui è sottoposto può essere definito tortura. Si è in presenza di gravi violazioni dei suoi diritti elementari, giustificate adducendo ragioni di sicurezza dall'unità di crisi. Si tratta naturalmente di una esagerazione; ragion per cui dobbiamo presumere che vi siano altri interessi in gioco. È inoltre sempre più chiaro che l'unità di crisi non agisce conformemente al diritto internazionale, anche se la Turchia alle convenzioni internazionali dovrebbe conformarsi.



La posizione dell'Unione Europea


"Il danno maggiore che possiamo infliggere alla giustizia consiste nel fare in modo che qualcuno perda il senso di sé e della realtà. Una perdita del senso della realtà e dell'autoconoscenza sarebbe fatale sia per la giustizia che per l'accertamento della verità. Ecco perché ho attribuito tanta importanza allo svelare gli antefatti di questi eventi, nella misura in cui mi è stato possibile dopo che sono stato imprigionato. Così il presidente statunitense Clinton, che guida la superpotenza globale, si compiace di aver ordinato la mia cattura; Primakov il Premier della Russia, la seconda grande potenza mondiale, ha ammesso di aver sconsigliato ai Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, all'inizio della mia permanenza in Europa di accogliermi nei loro territori. Quantunque le leggi mi garantissero il diritto di permanenza, fui sottoposto a una pressione psicologica massiccia da parte delle autorità italiane, che m'indusse a lasciare l'Italia. Feci perciò affidamento sulle relazioni amichevoli con la Grecia, ma fin dall'inizio l'atteggiamento della Grecia fu determinato da considerazioni di natura economica e politica. Nonostante le promesse di alcuni rappresentanti del governo ellenico, i trovare un paese disposto ad accettarmi, fui poi consegnato a una squadra speciale turca, mentre mi si faceva credere che sarei trasportato per via aerea in Olanda. Da ciò emerge che i dettagli di cui si parla in questo scritto non illustrano semplicemente delle violazioni di legge ma piuttosto un complotto ampiamente ramificato.

Non rileva solo la questione se io sia colpevole o meno. Di fatto il nodo della questione è quale modo di pensare, quali interessi hanno portato a un atteggiamento che tanto palesemente contraddice la Convenzione Europea dei Diritti Umani. Il mio caso testimonia il tradimento dei principi democratici dell'Europa, in primo luogo del principio dello stato di diritto".



Prescindendo dalla dimensione politica del caso, l'Europa è anche coinvolta sotto l'aspetto legale. Fino ad oggi il Comitato di Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa (CPT) è stato per tre volte a Imrali per condurre inchieste. I risultati di tali inchieste sono stati resi pubblici mediante rapporti. Anche se le raccomandazioni contenute in questi rapporti non vengono osservate, appare chiaro che il Comitato continua a prestare attenzione, da molto vicino, all'evoluzione della situazione a Imrali. Parlando con dirigenti turchi i rappresentanti del Comitato hanno avvertito l'obbligo di manifestare apertamente alcune denunce. L'Europa è coinvolta soprattutto attraverso il CPT, il cui lavoro ognuno degli attori coinvolti interpreta a proprio piacimento. Sul piano pratico ciò non ha apportato cambiamenti al sistema di detenzione attuato a Imrali.



Le condizioni di detenzione


Abdullah Ocalan è stato collocato in una cella d'isolamento di circa 15 metri quadri, dotata di una finestrella, che può essere aperta per un'ampiezza non superiore a un dito. Un condizionatore d'aria deve garantire il ricambio d'aria fresca. La cella è situata in un edificio a due piani, con speciali misure di sicurezza. Vi è una toilette e un lavatoio per provvedere all'igiene personale. La cella è sottoposta a sorveglianza 24 ore su 24, mediante una telecamera e uno spioncino. Per svolgere questo compito è stata selezionata scrupolosamente una speciale squadra di militari turchi. Essi effettuano regolari turni di lavoro. La sorveglianza continua sta causando al detenuto ingenti disturbi del sonno. In generale ad Abdullah Ocalan è consentito di vedere i suoi legali per un'ora a settimana. Dall'inizio del 2002 queste visite sono state più d'una volta arbitrariamente impedite, il che ha provocato un completo isolamento protrattosi anche per più settimane. I parenti stretti possono vederlo una volta al mese, per un'ora. La stanza nella quale vede i suoi legali è attigua alla sua cella, mentre i parenti possono vederlo solo attraverso una vetrata divisoria e parlargli per mezzo di un interfono. Due volte al giorno è consentito ad Abdullah Ocalan di lasciare la propria cella per passeggiare nel cortile, per circa un'ora. Il cortile ha un'ampiezza di circa 40 metri quadri, un pavimento in ghiaia ed è circondato da alte mura, con filo spinato alla sommità. Il Comitato di Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa ha mosso obiezioni riguardo a tutto ciò, durante una visita effettuata il 2 marzo 1999. Ogni sollecitazione dal mondo esterno è ridotta a livelli minimi. Dall'inizio del 2000, l'accesso di Ocalan alle informazioni subisce anch'esso restrizioni. Non ha un televisore a disposizione, e i libri e le riviste che i suoi avvocati gli forniscono gli vengono spesso consegnati soltanto in parte. O talvolta non gli vengono consegnati affatto. Senza che per tali decisioni si segua alcun criterio. La posta gli viene recapitata solo dopo che è stata sottoposta a controlli di censura - sempre che gli venga consegnata. Ocalan può detenere non più di tre libri contemporaneamente, la sua unica fonte di informazioni attuali è una radio che non capta altra frequenza che quella del canale nazionale TRT. Egli non può rispondere ad alcuna lettera poiché gli è negato il diritto di intrattenere corrispondenza.



Stato di nutrizione


Ad Abdullah Ocalan non è permesso di godere del diritto di effettuare limitati acquisti di cibo, così come garantisce lo statuto generale del sistema penale turco. Una integrazione della sua dieta, carente di vitamine, è perciò impossibile. Gli sforzi dei suoi avvocati per porre fine a questa situazione non hanno avuto finora buon esito. A parte ciò, non vi sono limitazioni alla nutrizione di Ocalan. Il suo cibo è preparato in una cucina predisposta appositamente per tale scopo. In base a quanto dice lo stesso Abdullah Ocalan il cibo è in quantità sufficienti.



Stato di salute


Prima di essere rapito Abdullah Ocalan soffriva soltanto di sinusite cronica. Per il resto il suo stato di salute era normale e stabile. Tuttavia il protrarsi della sua carcerazione ha provocato il peggioramento della sua salute, dovuto almeno in parte alle difficili condizioni psicologiche e al suo confino solitario sull'isola di Imrali e, dal punto di vista fisico, all'aria prevalentemente assai umida nel Mar di Marmara. Il Comitato di Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa ha concordato con tale analisi dopo una visita effettuata sull'isola. Ecco perché il Comitato ha invitato la Turchia ad attuare miglioramenti significativi della situazione di Ocalan. Le autorità turche non hanno tuttavia intrapreso alcun passo in tale direzione.

Egli soffre a causa del fatto che i suoi sensi sono permanentemente sottostimolati e ciò gli ha già gravemente inficiato i sensi del gusto e dell'odorato. Per circa cinque anni la sua cella è stata continuamente illuminata e ne sono scaturiti già, in lui, ingenti disturbi del sonno. Questa può, in ogni modo essere definita come una forma di tortura. Lasciando da parte la sinusite, inizia anche a mostrare i primi sintomi di asma cronica. Una rinite allergica e un'angina cronica gli rendono difficile e affannoso il respiro, causandogli attacchi di tosse persistente durante il sonno, dai quali non si riprende che a fatica. Secondo il parere di medici privati, ciò potrebbe produrre come conseguenze l'apnea o un infarto miocardico, il che porrebbe la vita di Ocalan a rischio.



Da ciò si deduce che Abdullah Ocalan non riceve cure mediche sufficienti. Le asserzioni della Turchia al cospetto della Corte Europea dei Diritti Umani svelano che finora il leader kurdo non è stato visitato accuratamente. Una volta al mese una squadra di tre medici lo sottopone a visita per circa un quarto d'ora, sotto il controllo del Dipartimento della Salute. Ocalan non viene tuttavia informato dell'esito delle visite; né ne vengono informati i suoi legali, che pure ne avrebbero il diritto in base alla legge turca. La squadra medica è composta principalmente da medici generici, che non possiedono conoscenze specifiche idonee per agire in una simile situazione. Si ci limita ad auscultare Ocalan con uno stetoscopio e a controllarne la pressione sanguigna e le pulsazioni.

Fino ad oggi non sono state effettuate radiografie, né elettrocardiogrammi o prelievi di sangue, mancando le apparecchiature necessarie per un approfondito esame medico in quel luogo. Senza di esse, e in un tempo così breve di visita, ottenere risultati approfonditi risulta impossibile. Ecco perché Abdullah Ocalan chiede di essere visitato da una squadra di medici indipendenti. Si suppone che tale squadra possa ricercare le cause dei suoi dolori e valutare il suo reale stato di salute, senza essere sottoposto a pressioni derivanti dal tempo limitato a disposizione. I risultati dei loro esami dovrebbero essere in seguito resi pubblici.



Arbitrarietà legale


".inoltre appartengo a un popolo. Non si tratta di una fantasia. Siamo posti a confronto con un mondo disonesto che non ha alcun riguardo per me in quanto essere umano, né per il mio popolo in quanto popolo. Ciò non ha avuto inizio in tempi recenti. È una storia che dura da lungo tempo. Se fossimo stati riconosciuti come esseri umani e come popolo, se le leggi valide universalmente fossero state valide anche per me e il mio popolo, una forma di giustizia tragicomica e da burla come quella di Imrali non avrebbe avuto luogo. L'aspetto principale non è che fui sottoposto a una carcerazione in condizioni inumane, in violazione della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Quantunque tale aspetto non sia privo d'importanza, non è inusuale. Di fatto è l'obiettività il principio fondamentale supremo di giustizia. La giustizia non poggia su intenzioni e su asserzioni soggettive. Parlo qui di giustizia in senso moderno; poiché gli ordinamenti statali di derivazione basata sul diritto divino non possono essere ritenuti forme di giustizia". (Abdullah Ocalan)



La valutazione della situazione di Ocalan da parte dei suoi avvocati


In considerazione delle eccezionali misure di sicurezza nel carcere di Imrali e dei frequenti arbitrari ostacoli frapposti ai suoi avvocati e alle visite dei parenti, e delle restrizioni ai suoi contatti con il mondo esterno, nonché degli effetti fisici e psichici che tutto ciò ha causato, la situazione di Ocalan può essere considerata almeno come una violazione del suo diritto alla tutela della dignità umana. Questa situazione si traduce in circostanze che vanno ben al di là di usuali misure punitive. Sono ovviamente violati sia il divieto di tortura e di trattamenti disumani e degradanti che anche il diritto all'integrità fisica. Perciò l'integrità fisica e psichica del nostro cliente corre forti pericoli.



La Corte Europea dei Diritti Umani scrisse, nella sua decisione sul processo Ocalan c. Turchia, il 13 marzo 2003, che Abdullah Ocalan non aveva subito un giusto processo in Turchia. Questa decisione fu influenzata dal fatto che i tribunali per la sicurezza dello stato in Turchia non sono indipendenti, data la partecipazione di giudici militari; inoltre vi fu una campagna mediatica che pose grande pressione sui giudici del processo svoltosi a Imrali, cosicché la loro imparzialità non venne garantita.



A questo proposito vi proponiamo un altro breve estratto dalla memoria di Abdullah Ocalan presentata all'attenzione della Corte Europea dei Diritti Umani

.La Corte dovrà prendere in considerazione queste e altre questioni per poter rendersi conto del contesto complessivo in cui si verificano le suddette violazioni di leggi. Ciò include anche gli antefatti del rapimento. Si rende pertanto necessario ascoltare dei testimoni. La Corte dovrebbe decidere al riguardo. E il mio caso deve essere affrontato come se l'incidente fosse avvenuto sul suolo europeo. Dovranno essere udite e valutate da una giuria indipendente sia le asserzioni dello Repubblica Turca che quelle della parte kurda, al fine di giungere a una decisione giusta. La Repubblica Turca più volte ha asserito di ritenermi responsabile della morte di 30000-40000 persone I Kurdi hanno d'altronde patito la distruzione di 4000 villaggi e l'evacuazione forzata della popolazione locale, oltre alle 10000 vittime di esecuzioni extragiudiziali, all'arresto di circa 200000 persone e alla morte di circa 30000 combattenti. Inoltre i kurdi sono stati privati dei loro diritti umani e democratici. Anche se queste sono solo una parte delle sofferenze da essi patite. Come può la Corte Europea per i Diritti Umani prendere una decisione, senza includere in essa tali fatti? Siamo di fronte al bilancio di una guerra. Non vi è alcun esempio storico d'una singola persona che abbia ucciso dalle 30000 alle 40000 persone. Qualora la Corte rilevi che è stata mossa contro il popolo kurdo una guerra ingiusta, sarebbe appropriata l'istituzione di un tribunale speciale dell'ONU, come è avvenuto per la Bosnia e il Kosovo. Migliaia di casi di kurdi danneggiati, concernenti la Turchia, sono stati esaminati dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Se non hanno a che fare con la realtà della guerra, cos'altro può averli prodotti? Spesso, nel corso della storia, i kurdi sono stati traditi; l'Europa che si ritiene democratica e cosmopolita vuol portare avanti una simile tradizione?.
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