[Forumlucca] Fwd:[Giap] ostaggi italiani, un blitz?

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Author: dedalus
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Subject: [Forumlucca] Fwd:[Giap] ostaggi italiani, un blitz?
[Nella serata di giovedì 10 giugno, a meno di 48 ore dalle elezioni eur
opee, riceviamo via SMS l'invito a leggere e diffondere il seguente artic
olo, ché non è detto venga ripreso nei modi dovuti dagli organi di in
formazione ufficiale. Ci permettiamo di dare uno strappo alla nostra rego
la e di usare l'indirizzario di Giap, perché ci pare questione urgente,
d'importanza capitale per il futuro della libertà d'informazione in It
alia. Ci dicono che pochi minuti fa c'è stato un lancio Ansa. L'Unità
on line la dà già come notizia d'apertura.
Come tutti, non abbiamo elementi per esprimerci sulla veridicità del co
ntenuto, ma tutta questa storia degli ostaggi e del blitz è piena di bu
chi, anzi, di vere e proprie voragini. Se tra qualche giorno la natura di
questo evento si rivelasse quella di una grande messinscena a scopo elet
torale, non solo sarebbe una delle peggiori menzogne propinate all'opinio
ne pubblica dall'inizio di questa guerra, ma noi tutti ci mangeremmo le m
ani per non essere stati in grado di contrastarla per tempo. Anche perché
la posta in gioco è molto alta. Quindi rischiamo, diffondiamo, e che D
io (o chi ne fa le veci) la mandi buona a tutt* noi. WM1, 00:39 dell'11/0
6/2004]



NOVE MILIONI DI DOLLARI E NESSUN BLITZ     
by Enrico Piovesana from Peace Reporter 
www.peacereporter.net 


Per i tre ostaggi italiani pagati nove milioni di dollari
Una fonte di PeaceReporter rivela: "Gli ostaggi italiani sono stati conse
gnati alle forze Usa, non c'è stato nessun blitz".

10 giugno 2004 - "Quella casa al numero 17 di Zaitun Street era disabitat
a da almeno due mesi.
Fino a lunedì sera tardi (7 giugno, n.d.r.) quando, intorno alle 23, si
è sentito un gran trambusto. Io, che abito al 13, ho visto arrivare al
cune auto e fermarsi davanti a quella casa. Sono entrate un po’ di pers
one. Era buio, non abbiamo visto bene. Poco dopo se ne sono andati via ed
è tornata la calma".
"Il mattino seguente, intorno alle 9:30, sono arrivate cinque auto milita
ri americane, di colore verde oliva. Si sono fermate davanti a quella cas
a. Ne sono scesi alcuni uomini vestiti in abiti civili e con gli occhiali
scuri. Erano sicuramente uomini del mukhabarat (servizio segreto, n.d.r.
) americano. Hanno aperto la porta dell’abitazione, senza forzarla, com
e se fosse già aperta, e sono riusciti subito con solo quattro uomini,
che poi abbiamo saputo essere i tre ostaggi italiani e un ostaggio polacc
o.
Li hanno caricati su un furgoncino bianco e se ne sono andati via. Il tut
to con la massima calma. Non è stato sparato un colpo. Nella casa, a pa
rte gli ostaggi, evidentemente non c’era più nessuno. Non è stato a
ssolutamente un blitz militare come è stato annunciato tre ore dopo. Qu
elli sono tutta un’altra cosa. Lì si è trattato di una semplice pre
sa in consegna. Gli americani sono andati lì a colpo sicuro. Sapevano c
he gli ostaggi erano stati portati lì, si erano messi d’accordo. Il v
ostro governo ha pagato un riscatto: nove milioni di dollari. Qui ormai l
o sanno tutti. Adesso però basta parlare al telefono, non è sicuro".
A parlare, raggiunto al telefono da PeaceReporter, è un iracheno, il si
gnor Fahad, che assieme ad altri due suoi vicini, il signor Mohammed e il
signor Ibrahim, è stato testimone oculare della liberazione di Agliana
, Cupertino e Stefio. Fahad parla dalla sua casa, al 13 di Zaitun Street,
ad Abu Ghraib, il sobborgo occidentale di Baghdad divenuto tristemente f
amoso per lo scandalo delle torture sui prigionieri iracheni.
La sua versione dei fatti è confermata da un'altra fonte irachena raggi
unta da PeaceReporter, vicina al braccio politico della guerriglia. Una f
onte che ha voluto rimanere anonima, e che ha fornito la sua versione di
tutta la vicenda del sequestro, delle trattative e della liberazione.
La fonte inizia facendo un nome, quello di Salih Mutlak. "Mutlak ­ dice
­ è un facoltoso commerciante iracheno arricchitosi con le speculazi
oni e il contrabbando durante il periodo dell’embargo. Da molti è def
inito semplicemente come un ‘mafioso’. Lui è il personaggio chiave
della vicenda della liberazione dei tre ostaggi italiani, assieme al già
noto Abdel Salam Kubaysi (solo un omonimo di Jabbar al-Kubaysi), ulema s
unnita e docente all’università di Baghdad, salito all’onore delle
cronache televisive internazionali per il suo ruolo nella trattativa per
il rilascio - dietro pagamento di riscatto - degli ostaggi giapponesi".
Secondo la fonte, con Mutlak e con Kubaysi il governo italiano avrebbe tr
attato segretamente per settimane al fine di ottenere il rilascio di Agli
ana, Cupertino e Stefio, rapiti il 12 aprile assieme a Quattrocchi, uccis
o il 14 aprile. Si scoprirà poi che aveva in tasca un porto d’armi ri
lasciato dalle forze britanniche e un pass della Coalizione.
I contatti tra i nostri servizi segreti, il Sismi, e la coppia Mutlak-Kub
aysi sono iniziati subito dopo quei tragici giorni, e già il 20 aprile
erano cominciate a trapelare notizie sull’accordo con il governo italia
no per il pagamento di un riscatto di 9 milioni di dollari.
Il 22 era stato lo stesso governatore italiano di Nassiriya, Barbara Cont
ini, a lasciarsi scappare che non c’era nulla da stupirsi del fatto che
il governo pagasse un riscatto. “Si è sempre fatto così” aveva d
etto. Subito dopo aveva smentito questa dichiarazione, e il ministro degl
i Esteri, Franco Frattini, aveva detto che si trattava di "storie prive d
i fondamento”. Lo stesso giorno, una qualificata fonte dei servizi segr
eti italiani rivelava all'agenzia Ansa: "La trattativa, avviata da giorni
, è già stata definita in tutti i suoi aspetti, sia para-politici, si
a economici. Quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto".
Dopo questa burrasca il Sismi ha protestato per queste fughe di notizie c
he rischiavano di far saltare le trattative in corso. A quel punto, il go
verno ha deciso di imporre il silenzio stampa assoluto sulla vicenda.
"Le trattative - spiega la fonte - sono proseguite fino a quando, all’i
nizio di maggio, Salih Mutlak è andato in aereo a Roma. Ragione ufficia
le del suo viaggio: affari. E’ rimasto nella capitale italiana per una
ventina di giorni, tornando a Baghdad alla fine di maggio con una valiget
ta piena di soldi. Cinque milioni di dollari, prima tranche di un riscatt
o complessivo di nove milioni di dollari. Gli altri quattro, questi erano
gli accordi da lui presi, sarebbero stati consegnati ai rapitori dopo la
liberazione degli ostaggi".
Dopo il ritorno di Mutlak con i soldi, nei primi giorni di giugno si è
consumato un duro scontro all’interno delle fila dei guerriglieri irach
eni. Da una parte il braccio ‘militare’ dei guerriglieri, quelli che
detenevano materialmente gli ostaggi e che, tramite Mutlak e Kubaysi, era
no in contatto con il governo italiano: per loro l’importante era solo
incassare il malloppo. Dall’altra parte il braccio ‘politico’ che n
on voleva fare la figura di una banda di delinquenti che rapiscono per so
ldi e che quindi non volevano accettare il riscatto.
"Noi ci siamo opposti a questo gioco sporco. Questa storia del riscatto e
della messa in scena della liberazione ­ sostiene la fonte ­ avrebbe
rovinato l’immagine della nostra causa, facendoci passare per dei volg
ari banditi, e poi avrebbe giovato al governo italiano e quindi prolungat
o l’occupazione militare dell’Iraq. Noi volevamo consegnare gli ostag
gi, senza alcun riscatto, nelle mani di rappresentanti del mondo pacifist
a italiano, sia laico che cattolico, con cui eravamo già in contatto da
tempo e con i quali eravamo vicinissimi a una conclusione".
Ancora domenica scorsa 6 giugno, i rappresentati della Santa Sede in Iraq
si dicevano infatti certi che la liberazione dei tre italiani sarebbe st
ata questione di ore. Anche il governo italiano sentiva che la questione
era giunta a un punto decisivo: venerdì scorso, 4 giugno, il ministro F
rattini ha annullato una sua importante visita a Tokyo per “motivi fami
liari”. Forse quello è stato un giorno decisivo.
"Alla fine ­ prosegue la fonte, con tono infuriato ­ l’hanno spunta
ta i ‘militari’ senza scrupoli, che nei giorni scorsi, assieme a Mutl
ak, hanno organizzato in gran segreto il trasferimento dei tre ostaggi it
aliani dal loro luogo di detenzione, cioè Ramadi, un centinaio di chilo
metri a ovest di Baghdad, fino alla periferia occidentale della capitale,
nel sobborgo di Abu-Ghraib. I tre sono stati lasciati in una casa e poi
la loro posizione è stata comunicata ai servizi italiani e a quelli ame
ricani perché li venissero a prelevare. Il loro piano era di far sembra
re tutto come un blitz militare che si concludesse con l’arresto dei se
questratori. Ma non è andata così".
E in effetti, fonti vicine ai servizi italiani hanno rivelato che i due a
rrestati effettuati in connessione con il presunto blitz erano in realtà
solo due pastori iracheni, che nulla avevano a che fare con la guerrigli
a e che erano stati pagati per farsi trovare lì.
Di certo, il fatto che a condurre l’operazione siano stati militari ame
ricani, e non italiani, preclude alla magistratura una effettiva indagine
sui "liberatori".
In Iraq, al mercato nero delle armi, un kalashnikov costa tra i venti e i
trenta dollari. Con nove milioni di dollari se ne possono comprare centi
naia di migliaia.