«Maxi emergenza» E' il livello di attenzione previsto per catastrofi naturali e attentati non convenzionali. A Roma non è mai stato usato
Allerta in tutti gli ospedali della città. Sale operatorie libere nei pronto soccorso. Posti letto a disposizione. Tutti i medici «in reperibilità», cioè disponibili ad essere chiamati a lavoro in qualunque momento. Raddoppio del personale sanitario, con l'ipotesi di far arrivare in città infermieri provenienti da altre regioni d'Italia. Raddoppio delle ambulanze a disposizione. Quattro elicotteri d'emergenza in volo. Punti di soccorso mobili dislocati nelle varie zone della città. Il nome tecnico è di quelli da film: «Codice 2». E' il livello di attenzione a cui si sta preparando il sistema sanitario della città di Roma in attesa della visita del presidente Bush e delle conseguenti manifestazioni di protesta in cantiere. Nella capitale prima di oggi non è mai stato utilizzato.
E non a caso. Il «codice 2» è quello che si usa quando si prevede una catastrofe naturale come un uragano, o un terremoto. Oppure in caso di attentati terroristici «non convenzionali», cioè quelli con armi battereologiche o bombe biologiche. O, meglio, in un qualunque altro evento in cui si possa prevedere un alto numero di feriti e dei morti.
Il «Codice 2» corrisponde al livello intermedio di una scala composta di tre gradini. Quello più basso, l'«1» è usato per tutte le manifestazioni di massa o per livelli di attenzione medio alta. Il «3» è il livello di allarme che scatta solo quando l'evento catastrofico accade. Per intenderci, un minuto dopo l'arrivo dell'uragano. In Italia l'organizzazione dei soccorsi in tre livelli di attenzione è piuttosto recente. Per uno strano gioco della sorte, fu Enzo Bianco quando era ancora a capo del ministero degli interni, a decidere di scrivere un decreto delegato sui «Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi», firmato il 13 febbraio del 2001. Ovvero, pochi mesi prima della mattanza di Genova e giusto in tempo per gli allarmi terroristici che sarebbero piovuti dopo l'11 settembre. Nei fatti però, almeno a Roma, l'organizzazione dei soccorsi non è mai andata oltre il livello «1». Neppure quando, come durante i giorni di Pasqua, tutti si aspettavano
un attentato terroristico.
E invece per il prossimo 4 giugno il ministero dell'interno ha chiesto alla protezione civile, cioè al 118, di organizzarsi per questo livello di attenzione. Il rischio, hanno chiarito quelli dell'Antiterrorismo non è quello di attentati terroristici internazionali, considerati poco probabili. La conclusione è ovvia: i feriti da soccorrere potranno venire solo dalle piazze occupate da cortei e sit-in. I preparativi voluti dal Viminale sono ancora in via di organizzazione. In questi giorni verranno valutati gli ultimi particolari tecnici, mentre il 31 maggio, durante la riunione del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico prefetto, questore e ministero potrebbero decidere di mobilitare personale sanitario proveniente dal resto d'Italia. Impossibile sapere quanti posti letto e quanti uomini saranno impegnati. «Se facessimo sapere il numero di persone che siamo capaci di usare o quanti posti letto avremo daremmo un enorme vantaggio ad eventuali attentatori. Dobbiamo tenerli
riservati», dice il responsabile del 118 a Roma Mario Costa.
Il problema, però, appunto è che di allarme terrorismo non si parla. E infatti a sentire gli operatori dei diversi servizi sanitari cittadini delle disposizioni per il 4 giugno non sa ancora nulla nessuno. «Al ospedale Policlinico non è arrivato ancora nessun segnale - spiega un infermiere - sicuramente un livello di attenzione ci sarà, ma sarà quello di sempre». Anche per altri cortei attesi come un po' «irrequieti» il ministero aveva allertato gli ospedali. «In genere tutto si svolge in modo abbastanza semplice - continua il dipendente del Policlinico - arriva un fonogramma di allerta, i turni di servizio vengono potenziati e un certo numero di sanitari e medici sono "reperibili" per emergenze. L'unica cosa che cambia in modo radicale è l'organizzazione delle ambulanze. Nei giorni "caldi" quelle di normale amministrazione vengono dirottate verso altri ospedali così che l'accesso ai pronto soccorso vicini ai cortei sia il più semplice possibile». L'ultimo esempio di manifestazione
"movimentata" è il corteo dello scorso 4 ottobre, contro il vertice della Cig riunito all'Eur. Allora l'allerta per gli ospedali era «codice 1». Mobilitati gli ospedali della zona limitrofa alla manifestazione (Sant'Eugenio e Cto) e nessun cambiamento rilevante per tutti gli altri. Questa volta le cose funzioneranno diversamente.
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