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Prostituzione. (Bruxelles) La cosiddetta ''industria
del sesso'', tutto
quello che di legale e illegale gira a
livello di soldi attorno alla sessualità, sviluppa nel
mondo un giro di
affari superiore al pur ricco settore
degli armamenti: da cinque a sette miliardi di dollari
che passano di
mano anche attraverso lo sfruttamento di
quattro milioni di persone vittime del traffico di
essere umani a fini
sessuali.
Le stime, cui si aggiunge quella che nel 2006 la sola
industria della
pornografia dovrebbe sviluppare un giro
di affari di quattro miliardi di dollari l'anno, sono
inserite in un
rapporto che il Parlamento europeo voterà
mercoledì prossimo lanciando alle altre istituzioni
dell'Ue una serie
di messaggi orientativi su come l'Ue
dovrebbe comportarsi di fronte al mondo sempre più
globalizzato del
sesso a pagamento in tutte le sue forme:
- bordello in borsa e porno-fonino. Un universo in cui
sono quotati in
Borsa non solo gruppi come quello
svedese Private Media (al Nasdaq di New York) e quello
tedesco Beate
Uhse (sul mercato azionario di
Francoforte), ma anche singoli bordelli come il
''Daily Planet'' di
Melbourne, in Australia. Un mondo in cui
le nuove tecnologie aprono nuove prospettive e,
secondo alcuni,
minacce: ''la maggior parte degli operatori
europei'' di tlc - si afferma nel rapporto citando
esplicitamente
Vodafone, Hutchinson, Virgin e One World
Telecom - cercano di finanziare le loro deficitarie
reti di telefonia
multimediale di terza generazione (i 3G
o videofonini) ''fornendo materiale pornografico''.
- lotta alle e-mail spazzatura. Una bozza del
rapporto, suscettibile di
modifiche attraverso emendamenti,
punta in sostanza a veder meglio tutelati i diritti di
chi lavora
'legalmente' col sesso, a proteggere le
vittime dello schiavismo sessuale e ad arginare la
posta elettronica
indesiderata a sfondo sessuale (in
particolare la Commissione europea viene invitata a
''proporre una
legislazione'' contro il fenomeno dell'
'spamming'' o 'spam'', ispirandosi a quella
statunitense).
- basta spot sessisti. Vi sono però una serie di altre
proposte. Una è
la richiesta, rivolta agli Stati
dell'UE, di stilare ''codici etici'' contro la
''pubblicità sessista''
col fine dichiarato di ''eliminare
questo fenomeno e penalizzare le imprese che fanno
ricorso a simili
mezzi'' di promozione dei loro prodotti.
Il capoverso in questione e' molto breve e non porta
esempi o più
accurate descrizioni di cosa sia una
pubblicità ''sessista''.
- lista nera di hotel con pay-tv porno. Subito dopo,
si afferma che il
Parlamento europeo é ''vivamente
contrario alla promozione della pornografia e della
prostituzione negli
hotel'' e quindi ''invita tutte le
istituzioni dell'Unione europea'' a partecipare in
maniera congiunta ad
una ''campagna contro queste pratiche,
a boicottare queste catene e a rifiutare loro il
patrocinio''. Viene
anche ''suggerito'' che le istituzioni Ue
stilino una ''lista di questi hotel'' dove, in
sostanza, la pay-tv
offra film porno e gli addetti della
reception chiudano un'occhio quando entra una
prostituta.
- legalizzare e' accettare. ''La sola cosa che si
riesce ad ottenere
attraverso la legalizzazione e la
regolamentazione'' della prostituzione - si afferma
ancora nella bozza
di rapporto varata dalla Commissione
parlamentare per i diritti della donna e le pari
opportunita' - e'
quella di ''accrescere l'accettazione dello
sfruttamento sessuale''. Nel testo, fra l'altro, si
stigmatizza che
''tutti gli Stati'' dell'Ue non abbiano
ancora applicato le convenzioni internazionali che
puntano a lottare
contro ogni forma di sfruttamento
sessuale.
(Delt@ Anno II, n. 84-85 del 16-17 aprile 2004)
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