Ricevo ed inoltro le ultime notizie da Nablus - Palestina occupata, di una
volontaria dello SCI (Servizio Civile Internazionale). Dopo l'assassinio di
Yassin.
Elisabetta
Lunedì 22 marzo 2004. Nablus
Uno dei nostri telefoni stamattina squilla verso le sei. E il nostro
vicino di casa, ci dà la notizia, hanno ucciso lo sceicco Yassin. Dopo
qualche minuto comincia il solito canto del muezin; ma oggi e diverso,
lunghi proclami, un sorta di chiamata alla resistenza che andrà avanti poi
per più di due ore. Ci facciam portare verso il centro, non sono neanche
le nove ma già la piazza principale è piena di persone, tutti si sono
riversati lì. Gruppi politici, più o meno armati, un folto gruppo di donne
ma anche, ad esempio, padre e figlio in macchina con la foto dello sceicco
ben in vista. Ci spiegano che oggi nessuno andrà lavorare, è stato
dichiarato lutto nazionale. Incontriamo alcuni ragazzi che lavorano per il
Medical Relief, una delle principali organizzazioni umanitarie palestinesi.
Vedi ci dice uno di loro con questo siamo tornati al primo giorno
dellIntifada; è come se non fosse successo niente finora. Ora si
ricomincia tutto da capo.
Non sappiamo bene cosa accadrà in città nei prossimi giorni, nessuno lo sa,
qualcuno prevede una nuova invasione. Di certo, la chiusura totale della
West Bank e azioni pesanti da parte dellesercito israeliano. Laccesso
alla città di Nablus sino ad oggi era interdetto agli internazionali,
questo vuol dire che per noi è stato davvero molto difficile riuscire ad
entrare in città. Ma già oggi tutti i check point di Nablus sono stati
totalmente chiusi, sia in entrata che in uscita, nessuno può spostarsi. E
non solo a Nablus: sappiamo ad esempio anche di ambulanze che non sono
state fatte neanche avvicinare al check point di Tulkarem, semplicemente
sono fatte tornare indietro.
Allora di pranzo ci arriva la notizia che durante unincursione
dellesercito nel campo profughi di Balata, è stato ucciso Amhad Abu
Salimi, un giornalista e fotografo di Nablus, di 22 anni, che studiava
alluniversità della città.
Da quando sono qui, circa un mese, ci è arrivata più volte la notizia di
ragazzi uccisi a Balata durante incursioni, sia di notte che di giorno. Due
sere fa eravamo ad una cena, cerano sia palestinesi che internazionali;
con noi cerano anche alcuni ragazzi del Medical Relief. Davvero strano
vederli danzare e chiacchierare spensieratamente con noi, continuando però
a tenersi sempre in contatto via radio con il centro del Medical Relief,
per potere sempre essere pronti ad ogni emergenza. E così infatti è stato:
si spegne di colpo la musica, si infilano i giubbetti bianchi di
riconoscimento e scusandosi ci spiegano che è in corso unincursione a
Balata, ci sono feriti, per cui per loro inizia la solita notte di
lavoro. Dopo poco veniamo a sapere che i soldati hanno ucciso un ragazzo di
19 anni.
I prossimi giorni per noi saranno certo molto lunghi, è molto pericoloso
andare in giro per la città, ci dicono che la situazione può precipitare
anche da un momento allaltro, per cui cercheremo di muoverci il meno
possibile. Ovviamente tutte le attività che stiamo portando avanti, i corsi
nei vari centri e nei campi profughi sono al momento sospesi, ma è ancora
tutto molto confuso. Pensare, ad esempio, che oggi avrei avuto un
appuntamento per organizzare nuovi corsi. Ma non ci resta che stare a
vedere ed aspettare. Solo un giorno per noi è stato davvero lungo: dover
ingannare il tempo chiedendosi cosa potrà accadere. Aspettare: poco fa
guardavo tre ragazzi palestinesi che parlavano, osservando Nablus dallalto
di una collina e pensavo alla frustrazione che dovevano provare, e quante
volte nella loro vita lhanno già provata; poter solo aspettare, non
sapendo a cosa si sta andando incontro e senza avere possibilità di scelta.
Michela La Perna
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