Dal Manifesto di oggi
Elisabetta Filippi
(Servizio Civile Internazionale)
ISRAELE
Un anno fa Rachel Corrie
* * *
Rachel Corrie, cittadina americana di 23 anni, viene uccisa il 16 marzo del 
2003 da un bulldozer di produzione statunitense in dotazione all'esercito 
israeliano di occupazione, che la investe in pieno e la schiaccia sotto il 
peso delle sue 9 tonnellate, provocandone la morte. Al momento 
dell'omicidio, Rachel Corrie indossava un giubbotto arancione. Da oltre 
un'ora continuava ad avvertire il conducente del mezzo militare della sua 
presenza con un megafono, e di essere intenzionata a non permettergli di 
demolire l'abitazione della famiglia di un medico palestinese, peraltro 
estraneo alla legittima - secondo il diritto internazionale - lotta armata 
di liberazione del suo popolo. Questi sono i fatti, incontestabili perché 
documentati. Il comportamento di Rachel Corrie non era contrario alle leggi 
internazionali; non era irresponsabile perché il soldato alla guida del 
Caterepillar D9 sapeva benissimo, come i suoi superiori che gli hanno 
ordinato di procedere, di avere di fronte una persona disarmata che, 
utilizzando metodologie non-violente di protesta, si opponeva a una pratica 
illegale di punizione collettiva. Questa è la cronaca di un omicidio. A 
questa - purtroppo - se ne potrebbero aggiungere altre, ma oggi è il giorno 
in cui Rachel Corrie è stata uccisa. Non vogliamo celebrare niente, non c'è 
niente da celebrare: solo ricordare un comportamento, tenuto liberamente da 
una persona consapevole. E soprattutto le ragioni che lo hanno motivato e 
che continuano a motivare attivisti e volontari da tutto il mondo che danno 
supporto alle pratiche di interposizione civile, quelle devono essere 
ribadite: il rifiuto della violenza in ogni sua forma e dell'ingiustizia che 
tanto è più evidente, tanto è più paradossalmente tollerata dalla cosiddetta 
«comunità internazionale», fino all'assurdo dell'indifferenza dello stesso 
paese della vittima di quest'omicidio. Ci sembra giusto, infine, che la 
famiglia di Rachel - cittadini americani - che sta lottando da un anno 
contro pratiche d'insabbiamento e la condiscendenza complice del loro paese 
verso il governo israeliano possa ricevere la solidarietà e le libere 
opinioni di chi non vuole rimanere indifferente. 
rachelsmessage@??? ***Servizio civile internazionale
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