Author: pkrainer Date: Subject: [Cerchio] libro su Masetti
«Il colpo che partì dal suo fucile lacerò l'oscurità del mattino, fischiò
alle orecchie di alcuni caporali e sfiorò la testa di un soldato. Si
sentirono delle urla. Ai presenti ci volle qualche secondo per capire da
dove provenisse lo sparo. Alcuni militari, avendo udito il sibilo del
proiettile, si girarono e videro "in mezzo, nello spazio lasciato libero da
due plotoni in colonna, un individuo" che sembrava stesse ricaricando per un
secondo colpo. Nell'aria risuonò: "Viva l'anarchia, abbasso l'esercito!"».
In questo libro di recente uscita, Laura De Marco ripercorre in maniera
filologicamente impeccabile, la figura di Augusto Masetti (1888 - 1966),
muratore, anarchico rivoluzionario, che alle sei di mattina del 30 ottobre
1911, in un atto estremo di "insubordinazione con vie di fatto verso
superiore ufficiale", sparò col suo fucile di ordinanza addosso al tenente
colonnello cavalier Stroppa, che sarebbe stato dimesso dall'ospedale 20
giorni dopo, in buone condizioni.
"Fratelli, ribellatevi!", "Ho voluto vendicare i compagni che cadono in
Africa", "Alla guerra deve andare il re, il generale Spingardi e i deputati
e non mandare noi a conquistare della terra che i capitalisti andranno poi a
sfruttare". Queste alcune delle frasi pronunciate da Masetti (e "messe a
verbale") mentre veniva immobilizzato, isolato, ammanettato dai carabinieri
che cercavano di zittirlo. Correvano i tempi della guerra di Libia, e in
Italia dilagava una "nuova ubriacatura militaresca e imperialista" grazie
anche al contributo fondamentale della stampa borghese dell'epoca.
Imperversavano allora le teorie del Lombroso, l'uomo del sudicio, autore di
simili francesismi:
«La repressione violenta ha anche il torto di insuperbire gli anarchici, di
far loro credere di pesare sul destino dei popoli, e di disporre (a loro
favore) le classi più elevate la cui ripugnanza è il miglior baluardo
all'infuriare di questi pazzi. Invece l'invio al manicomio di quanti almeno
sono epilettici o isterici sarebbe una misura più pratica specie in Francia
dove il ridicolo uccide. Perché i martiri sono venerati; dei matti si ride -
ed un uomo ridicolo non è mai pericoloso».
La "scienza" psichiatrica evitò alle autorità l'imbarazzo di un processo, la
cui condanna rischiava di diventare molto scomoda, e in base a parametri
quali "angolo facciale", "indice cefalico", "diametro bizigomatico",
"plagiocefalia", il pazzo morale finì in manicomio.
Masetti sopravvisse a lunghi anni di internamento in diversi manicomi
criminali, alla prima guerra mondiale, e al ventennio fascista, nel corso
del quale ebbe anche tre figli (Luisa, Cesare, Franco) da Concetta Pironi,
vedova di guerra. L'11 settembre del 1944, la morte colse sull'Appennino
Cesare, il suo secondogenito, partigiano nella 36ma brigata Garibaldi. In
seguito a questo episodio suo padre venne ricondotto per l'ennesima volta in
manicomio: il dolore manifesto per la morte del figlio ventenne fu giudicato
come una forma di "psicosi paranoide". Ne uscì il primo aprile 1945.
Nel 1946 fu identificato ed arrestato come l'autore dello sfregio a dei
manifesti di chiamata alle armi, su cui aveva incollato dei talloncini
stampati in modo da sostituire le parole "ministero della guerra" con
"ministero della pace", "militari" con "operai", "aeronautica" con "lavoro".
In quella occasione Masetti si difese dicendo che aveva perso un figlio
nell'ultima guerra e che considerava "la parola guerra come un anacronismo".
Gli anarchici gli furono sempre vicini.