[NuovoLaboratorio] violenza nonviolenza

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Author: antonio bruno
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Subject: [NuovoLaboratorio] violenza nonviolenza
da liberazione


Il potere =E8 violento
ma opporsi con la spada
perpetua il potere...
Diversi, legittimi e di indubbio interesse sono stati finora i modi di
affrontare il dibattito sulla non violenza, evocando infatti il solo
termine =91non violenza' si destano emozioni, riflessioni, propositi: =E8 un=
a
discussione che ci coinvolge in quanto persone, finalmente.=20

Al cuore della stagione apertasi con il '68, che rompeva gli schemi
istituzionali tradizionali con un tumultuoso processo di sconvolgimenti
dello stesso modo di fare "politica" - il personale dello studente,
dell'operaio, della donna =E8 politica (si sosteneva) -, c'era critica del
potere e dei suoi linguaggi. A questa innovazione si sovrapposero una
pratica e un'ideologismo dei partitini che ripetevano i rituali del
terzointernazionalismo. Questo si present=F2 purtroppo anche nella sua
incarnazione pi=F9 tragica, e farsesca al tempo stesso - in quella del
partito armato per compiere la giustizia proletaria. Contro questa
riapparizione di un'avanguardia che in nome del destino storico del
proletariato e del comunismo si arrog=F2 il massimo dei poteri - di dare la
morte - ci ergemmo in molti e acquisimmo la consapevolezza - con
l'assassinio di Moro - che l'avanguardismo, con la sua autoreferenzialit=E0,
=E8 la coltura del fanatismo ideologico che scambia la propria azione con il
"fare" della storia e le proprie elucubrazioni con la verit=E0 assoluta - ch=
e
gli discenderebbe dal possedere la bibbia delle leggi del divenire sociale.
Ci si present=F2 con forza drammatica il problema di chi e di come si decide
nella societ=E0: chi =E8 il popolo, come e quando parla. Il '68 cominci=F2
un'opera di decostruzione del potere e delle sue manifestazioni quotidiane
- a scuola, in famiglia, nelle istituzioni =91totali', oltre che nei luoghi
classici della fabbrica e dello stato -, ma quell'opera si =E8 interrotta.=
=20

Il potere. Questo =E8 l'oggetto della questione. A mio avviso Bertinotti non
ha tanto evocato un problema di analisi storica se non per delineare una
questione squisitamente teorica, e specificamente di teoria normativa. Gli
=E8 stato anche risposto che le generalizzazioni oscurano le differenze, che
c'=E8 bisogno di discernere caso per caso: cos=EC si rischia per=F2 di ricad=
ere
nello storicismo giustificazionista. Il problema non =E8 giudicare il
passato, =E8 di vedere quello che dobbiamo fare oggi riflettendo anche sul
passato; non =E8 una questione di contingenze e circostanze: =E8 il tema
classico del potere, dunque un nodo di analisi teorica e di invenzione
politica.=20

Sulla futura, che speriamo di realizzare, societ=E0 si =E8 tutti apparenteme=
nte
d'accordo: senza sfruttamento, senza patriarcato, con relazioni solidali,
partecipazione alle decisioni collettive e autonomia della persona nel
perseguire il proprio progetto di vita (superando cos=EC un rozzo
collettivismo da caserma). Ma il punto dolente =E8 come giungere a questa
societ=E0. C'=E8 chi, come Tronti con i consueti accenti nicciani, invita i
movimenti a dotarsi di una volont=E0 di potenza pari a quella di Bismarck:
questa mi pare una proposta isolata, anche se a sostenerla =E8 Tronti che si
assume addirittura l'intero peso della storia del movimento operaio sulle
spalle (come Atlante). Bernocchi, Bersani, Cannav=F2 e Casarini mettono
invece al centro delle proprie riflessioni il potere, e la sua violenza.
Ripropongono un'analisi classica: nella societ=E0 capitalistica il potere =
=E8
concentrato nello stato, che esercita il monopolio, peraltro legittimo e
legale della violenza. Esso agisce - legalmente quando =E8 sufficiente, e
violentemente quando =E8 necessario - per impedire i processi di
trasformazione: anche se ci fosse uno slittamento della sovranit=E0, verso i=
l
basso o verso l'alto, esso si ferma a una soglia, quella oltre la quale i
movimenti minerebbero le fondamenta della societ=E0 capitalistica.=20

Insomma, sostengono, dietro Locke c'=E8 sempre il Leviatano di Hobbes, dietr=
o
il purismo dell'ordinamento normativo di Kelsen c'=E8 lo =91stato d'eccezion=
e'
di Schmitt: la violenza =E8 una manifestazione necessaria dell'organizzazion=
e
statale - la guerra la sua pratica quotidiana, tanto pi=F9 oggi che =E8
divenuta permanente.=20

E' questo che ci divide? Certo, in termini di analisi, si dovrebbe andare
pi=F9 a fondo: per esempio esaminare il ruolo della sovranit=E0
nazional-statale, e il suo lascito autoritario alla stessa versione
popolare della sovranit=E0, che si =E8 dovuto incanalare nell'alveo del
costituzionalismo per evitarne derive assolutistiche. Non =E8 la violenza de=
l
potere l'elemento di discussione: questa riguarda il come superare quella
violenza nella prassi trasformatrice delle classi e delle persone oppresse.
Qui lo storicismo, la comprensione del caso per caso si tramuta in
positivismo proceduralistico: essendo avviluppate dalla violenza del potere
le lotte sono costrette anche a forme non-non violente, che "possono
scegliere di essere partecipate, co-decise=85 mezzi autodeterminati avendo
come fine un mondo migliore". La citazione mette in luce un paradosso,
quello proceduralista: una violenza si legittima perch=E9 =E8 decisa da una
maggioranza? E chi garantisce che la maggioranza abbia ragione? L'efficacia
storica dell'azione, cio=E8 l'utilitarismo dell'atto? Siamo a Bentham. Anche
i capitalisti fanno il computo dei costi e benefici e sostengono che il
prezzo dello sfruttamento =E8 compensato dallo sviluppo delle forze
produttive e dal benessere, sia pure diseguale Si scrive ancora: si
scelgono i mezzi migliori per raggiungere i propri fini. E' il calcolo
razionale della scuola della =91scelta pubblica', che definisce razionali i
mezzi pi=F9 economici per raggiungere un fine.=20

Siamo alla scissione di morale e politica, che il movimento no global ha
giustamente messo in crisi, revocandone la validit=E0, sostenendo invece che
le scelte morali sono politiche: la pace =E8 un valore assoluto che
sovradetermina le opzioni politiche. Dopo la seconda guerra mondiale venne
superato il positivismo, perch=E9 fonte di legittimazione di qualunque stato=
,
e venne riarticolato il nesso tra morale, politica e diritto. Oggi il
movimento prosegue quel lavorio teorico e pratico.=20

Solo superando la scissione dei mezzi dai fini, si raggiunge una idea
regolativa capace di orientare i processi di trasformazione. Il potere =E8
violento, la spada =E8 sempre pronta a colpire chi si oppone; ma opporsi con
la spada d=E0 vita a nuove pratiche sociali di relazioni solidali e libere o
perpetua la violenza e il potere? Abbiamo mai visto qualcuno deporre la
spada, preso il potere? Questi sono i problemi, questa =E8 la ricerca da
condurre con spirito aperto, senza anatemi e politicismi: altrimenti la
storia continuer=E0 a vendicarsi di noi.=20

Franco Russo=20
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Dobbiamo disarmare la violenza con la nonviolenza
L'intervento di Bernocchi, Bersani, Cannav=F2 e Casarini su Liberazione non
riesce a darmi speranza. Aldil=E0 dei tanti ragionamenti mi trasmette il
messaggio di una condanna: come se noi tutti che lottiamo, disobbediamo,
resistiamo, fossimo condannati a non poter uscire dal paradigma della
violenza, di fronte ad un potere che si fa sempre pi=F9 violento, e specie l=
=E0
dove la guerra asimmetrica dei potenti schiaccia ogni libert=E0 e resistenza=
.
Ma credo che sia proprio questa condanna che dobbiamo smentire, questo
paradigma che dobbiamo rompere nel nostro pensiero, nelle nostre pratiche,
nel sostegno che diamo ai movimenti di liberazione degli altri popoli.=20

Se vogliamo aprire le porte di un altro mondo possibile, dobbiamo saper
immaginare un modo diverso di lottare contro la ferocia e la violenza
dell'Impero. Definirsi nonviolenti non =E8 una insufficienza, non =E8 un min=
us,
ma al contrario =E8 il primo passo di una utop=ECa concreta. E la questione
cruciale non =E8 neanche stabilire se la resistenza armata in Iraq o in altr=
i
contesti sia legittima oppure no, ferma restando una giusta distinzione tra
terrorismo e resistenza. Il problema cruciale =E8 chi siamo noi, che cosa
vogliamo essere. Infatti, una volta stabilito che =E8 legittimo difendersi
anche con le armi, non abbiamo per=F2 fatto i nuovi passi che possano farci
aprire la porta del futuro; non abbiamo prodotto alcuna innovazione per
essere diversi dalle pratiche dell'avversario che ci sovrasta. Oggi
l'Impero ha dichiarato guerra al resto del mondo, a cominciare dagli Stati
canaglia. Io credo che l'Impero sia invincibile sul piano militare, che il
movimento pu=F2 batterlo solo sul piano politico distruggendo definitivament=
e
e a livello planetario la sua egemonia. Ma per far questo dobbiamo essere
consapevoli di un nuovo ruolo. Non possiamo continuare a guardare al
passato, non ci basta giustificare i metodi di lotta del Novecento,
dobbiamo annunciare il futuro, essere ambasciatori di una nuova civilt=E0,
cominciare concretamente un nuovo processo di civilizzazione che dimostri
l'impossibilit=E0 di governare il mondo con le armi. Ma se noi stessi
continuiamo a giustificarne l'uso, continuando a credere nella loro
efficacia, vincer=E0 sempre chi ha le armi pi=F9 potenti. Noi dobbiamo invec=
e
dimostrare che le armi non servono perch=E9 tutto il mondo si ribella al lor=
o
uso e disarma i signori della guerra. Non so come faremo a fare questo e
non so come si potr=E0 fare a liberare l'Afghanistan, la Palestina, l'Iraq e
tutti gli altri, affermando la strada della resistenza nonviolenta, civile,
di massa.=20

Non so quali altri mezzi troveremo per affermare che tra Uccidere e Morire
c'=E8 una terza via: Vivere. Ma so che la strada della nonviolenza =E8
obbligata perch=E9 dobbiamo lasciare la violenza tutta nelle mani
dell'avversario, come depositario di quel mondo che vogliamo cambiare
radicalmente.=20

E le contraddizioni economiche e politiche del capitalismo globalizzato mi
fanno ben sperare che questo ordine del mondo non =E8 eterno e che noi
contribuiremo a costruire l'alternativa.=20

La posizione cos=EC chiaramente espressa da Fausto Bertinotti non solo non =
=E8
minoritaria nel movimento di cui anch'io faccio parte, ma =E8 maggioritaria
nella societ=E0 civile che si muove e confligge insieme a noi e attorno a=
noi.=20

Il movimento delle lotte sociali e delle lotte per la pace e la giustizia
si fonda su pratiche nonviolente e di massa ed esprime creativit=E0,
vitalit=E0, fiducia nella partecipazione collettiva.=20

Sappiamo che il nostro compito in Occidente =E8 quello di disarmare l'Impero=
,
opporre la pace alla guerra, la nonviolenza alla violenza. Tutte le grandi
idee rivoluzionarie del passato all'inizio sembravano astratte e
irrealizzabili. Oggi i nonviolenti vengono tacciati di astrattezza, ma la
storia ci dar=E0 ragione.=20

Nella Ginatempo=20
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"Eppure il vento soffia ancora...."
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antonio bruno

339 3442011
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visitate il sito del Comitato Verita' e Giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it su cui c'e' una rassegna stampa sull'argomento
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