Author: Paola Manduca Date: Subject: [NuovoLaboratorio] Fwd: I: [lisistrata] Fw: Appello delle cittadine e
dei cittadini d'Europa : da far circolare
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>APPELLO DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI D'EUROPA ALL'UNIONE EUROPEA
>
>CITTADIN/E D'EUROPA, RIFIUTIAMO "DI FARE GROSSI SFORZI PER
>
>RIVALEGGIARE CON GLI STATI UNITI."
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>Mentre l'attenzione dei popoli è fissa sul dopo-guerra in lrak, i Capi di
>Stato dell'Unione Europea si riuniscono e preparano un progetto
>suscettibile, secondo loro, di raccogliere il consenso all' interno
>dell'Unione e d'imporsi agli Stati Uniti. La politica estera del progetto
>sembra limitarsi alla creazione di un'Europa la cui priorità sarebbe di
>erigere l'Unione a grande potenza militare. E' a questo progetto che
>sottoscrivono, con bella unanimità, Capi di Stato che furono partigiani
>della negoziazione durante la guerra d'Irak come Chirac, Schroeder e
>Verhofstadt, o buttafuoco come Blair, Aznar ed altri. Quello che è ancora
>più grave è che questo discorso, lungi dal limitarsi ai Capi di Stato e ai
>responsabili dell'UE, è ripreso in coro, laddove non è stato addirittura
>avviato, dai portavoce più in vista dei partiti politici, degli
>intellettuali, dei mass-media, dei fabbricanti d'opinione e dei ricercatori
>ed esperti del campo militare officianti nelle università o nelle grandi
>fondazioni di ricerca. Tutti richiedono a gran voce un aumento dei
>finanziamenti militari e "grossi sforzi per rivaleggiare con gli Stati Uniti
>", citando ad esempio il Regno Unito che consacra alla difesa una
>percentuale del Prodotto Interno Lordo più elevata della Francia e della
>Germanaia.
>
>Ed eccoci di fronte ad un'enorme contraddizione : questi due Stati
>importanti dell'UE che, preferendo la negoziazione e il diritto
>internazionale alla crociata militare americana in Irak, hanno suscitato
>I'approvazione dei/delle loro concittadini/e e del mondo, pure rivendicano
>per l'Europa la costruzione di una potenza militare almeno uguale a quella
>degli Stati Uniti. A che scopo?
>
>
>Credono forse.ingenuamente che, continuando questa corsa agli armamenti,
>piegheranno il dominio mondiale degli Stati Uniti e costringeranno questo
>Stato a rispettare il diritto internazionale invece di subordinarlo alla
>forza militare? Con un bilancio militare più importante, l'UE obbligherà
>forse gli Stati Uniti a firmare, ratificare o applicare le convenzioni
>internazionali che inaugurano un inizio di solidarietà planetaria basata sul
>diritto di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani a vivere in un mondo
>di giustizia e di pace? Essi ignorano dunque che gli Stati Uniti rifiutano
>sia di firmare, sia di ratificare, sia di applicare quelle convenzioni sulla
>soppressione di tutte le discriminazioni verso le donne, sul clima, la
>proibizione delle mine antipersonale e dei test nucleari, il commercio, i
>diritti dell'infanzia, la Corte Penale Internazionale, i diritti culturali,
>la guerra e la protezione delle popolazioni civili in tempo di guerra, ecc.
>e che basta loro dichiarair "terrorista" uno Stato o un individuo per passar
>oltre il diritto internazionale o, semplicemente, oltre le disposizioni
>della Carta Internazionale dei Diritti Umani?
>
>Noi intimiamo ai dirigenti dell'UE di indicarci come l'acquisizione
>supplementare da parte dell'UE di due o tre portaerei a propulsione
>nucleare, di missili o di satelliti militari, di aerei da combattimento,
>ecc., potrà costringere lo Stato americano a rispettare le disposizioni
>della Carta delle Nazioni Unite, delle convenzioni internazionali e a
>rinunciare alla guerra.
>
>
>Prendere a modello gli americani nella loro corsa alla superiorità mondiale
>imitandone il sopra-armamento demenziale equivale a preferire la guerra a
>qualsiasi negoziazione come soluzione per risolvere un conflitto, a rischio
>di adottare la teoria della guerra preventiva e di inondare il pianeta
>d'armi. Occorre infatti consumare con la guerra o con le vendite d'armi un
>accumulo gigantesco d'equipaggiamenti militari che ingombrano gli arsenali,
>per far posto ad altri equipaggiamenti più sofisticati che andranno ad
>aumentare i profitti dei complessi militaro-industriali. E' questo il
>progetto d'avvenire proposto ai milioni di cittadini/e europei/e che sono
>scesi/e in piazza per manifestare la loro volontà di rompere con la logica
>di potere e di profitto che sacrifica l'aspirazione dei popoli ad una pace
>durevole conducendo ad una logica di guerra e di morte. L'esempio
>dell'Inghilterra, che ha seguito il modello americano di aumento delle spese
>militari, é illuminante e si contrappone all'ambizione di un'UE la cui
>autonomia dovrà poggiare sulla volontà politica e sul coraggio degli Stati
>membri e non sulle armi e sul mimetismo, sinonimo di vassallaggio verso gli
>Stati Uniti.
>
>
>Inoltre, é penoso constatare che i dirigenti europei non si pongono alcuna
>domanda sulle conseguenze che questo progetto avrà inevitabilmente sulle
>esigenze della costruzione dell'Europa. Come se un'UE che deve allargarsi a
>25 Paesi non fosse, presto o tardi, obbligata a scegliere la ripartizione
>delle proprie spese di bilancio, col rischio di creare il caos al proprio
>interno. Sacrificare le spese civili a beneficio delle spese militari
>equivarrebbe a indebolire pericolosamente l'economia europea, distruggendo
>la sua competitività ed a sacrificare il sociale aumentando la
>disoccupazione (poiché, a somma uguale, il settore militare crea da due a
>tre volte meno posti di lavoro).
>
>Ed anche sacrificando i popoli europei, non é affatto sicuro che gli Stati
>Uniti non conservino il loro "vantaggio tecnologico" sul piano militare, né
>che l'Europa possa ricostituire un'intesa per affermarsi sulla scena
>internazionale. Anche se così fosse, tuttavia si porrebbe la domanda
>seguente: aumento delle spese militari e intesa per la potenza militare
>europea, per che fare?
>
>Per creare une "War room" europea (cabinetto di guerra), simile a quello
>esistente da anni negli Stati Uniti presso il Ministero del Commercio, dove
>degli esperti programmano le strategie civili e, con l'appoggio del
>Pentagono, le guerre necessarie per accaparrare i mercati civili e militari
>e le ricchezze del mondo, a vantaggio dei giganti degli armamenti, del
>petrolio e delle multinazionali ?
>
>
>Si ribatterà che è appunto per evitare tali derive e questa barbarie che
>l'UE vuole costituirsi una grande potenza militare ed imporsi così agli
>Stati Uniti, ma noi esigiamo dai nostri dirigenti che ci spieghino come,
>grazie alla corsa agli armamenti, l'UE eviterà la deriva guerresca e
>repressiva in cui s'illustra lo Stato americano, che minaccia potenzialmente
>ogni Stato eccessivamente armato. La produzione di qualsiasi bene, anche di
>un'arma, implica infatti, prima o poi, il suo consumo, non foss'altro
>lasciandola arruginire in un deposito; ma lo spazio in Europa,
>contrariamente agli Stati Uniti, costa caro. Inquinare lo spazio nazionale
>con l'accumulo di armi, o esportarle nei Paesi del Terzo Mondo, avrà un
>costo enorme, in vite umane innanzi tutto, ma anche in termini economici,
>culturali ed ambientali. L'Africa é la vittima esemplare della politica
>delle grandi potenze che ha fatto di essa una discarica di armi obsolete
>prodotte ai tempi della guerra fredda. I dirigenti dell'UE hanno almeno
>riflettuto al problema ?
>
>
>Infine, occorre constatare che, mentre da più di cinquant'anni questa logica
>di saccheggio basata sulla forza militare, unita al disprezzo del diritto
>internazionale, messa in opera senza vergogna dagli Stati dominanti, i
>popoli vietnamita, algerino, palestinese, bosniaco, ceceno, iracheno, kurdo
>o tibetano, ecc., testimoniano che la loro dignità non è in vendita
>attraverso svariate forme di resistenza all'occupazione straniera.
>Continuare ad armarsi e decretare la guerra, dopo aver creato un nemico e
>fatto nascere la paura tra le popolazioni, non risolverà il terrorismo ma,
>presto o tardi, l'amplificherà.
>
>
>Sta a noi, cittadini/e europei/e rifîutare di essere presi/e in ostaggio dai
>nostri dirigenti rispettivi, e di esprimere la scelta, prima che sia troppo
>tardi, di un mondo di giusiizia, di riduzione delle disuguaglianze e di
>rispetto del diritto internazionale, soli garanti di una pace durevole,
>davanti al ciclo infernale di corsa agli armamenti, di guerre, di sprechi
>insensati che condurranno, presto o tardi, l'UE e I'umanità alla propria
>perdita, con o senza l'avallo dell'Onu.
>
>Sta a noi, pure, il compito di formulare senza ambiguità le nostre esigenze
>affinché il Consiglio di Sicurezza adempia alla rnissione di disarmo che gli
>é assegnata dalla Carta delle Nazioni Unite e, soprattutto, come prima
>tappa, il compito di fornire il loro appoggio al progetto di tassa mondiale
>sulle vendite d'armi.
>
>Appello lanciato il 22 Aprile 2003
>
>Primi/e Firmatari/e :
>
>Andrée Michel, direttrice onoraria di ricerca al Centre National de
>Recherche
>
>Scientifique (CNRS) (Francia)
>
>Anne-Marie Hochet-Kibongui, sociologa, editrice per le edizioni "Cultures
>Croisées"
>
>(Francia)
>
>Monique Sené, dottoressa in fisica al CNRS, presidente del Groupe des
>
>Scientifiques pour I'Information sur l'Energie Nucléaire (G.S.I.E.N.)
>(Francia)
>
>Monique Chemillier-Gendreau, docente di diritto internazionale, Università
>di Paris
>
>VII (Francia)
>
>Angélina Hurios Calcerada, avvocata, già presidente dell'Association
>Catalane des
>
>Femmes des Carrières Juridiques (Spagna)
>
>Mariarosa Dalla Costa, docente di Scienze Politiche, Università di Padova
>(Italia)
>
>Alda Dono, présidente della sezione italinana dela LIFPL
>
>Eva Quistorp, ex-deputata aI Parlamento Europeo, membro del Bureau
>lnternational
>
>de la Paix di Ginevra (Germania)
>
>Cornélia Nauen Halieute, senior scientific officer, Directorat Général de la
>Recherche
>
>Intemationale (DG RTD), Commissione Europea (Germania)
>
>Heidi Meinzolt-Depner, insegnante (Germania)
>
>Guy Delincé, direttore generale di " Out Of Africa " (Belgio)
>
>Jivka Marinova, ingegnere, direttrice di pubblicazione e dei prograrnrni di
>educazione
>
>Alla fondazione " Bulgarian Gender Research" (Bulgaria)
>
>Ray Bradschaw, responsabile della " LegalAction Against War " (Inghilterra)
>
>Jane Adamson, " World Tax On Arm Sales "(Inghilterra)
>
>Anabella Pellens, traduttrice (Inghilterra)
>
>Johan Galtung, docente di "Peace Studies", Universita di Oslo (Norvegia)
>
>Jacques Testart, direttore di ricerca all'INSERM, Institut National de la
>Santé et des
>
>Recherches Médicales (Francia)
>
>Jean Suret-Canale, docente onorario all'università di paris vII (Francia)
>
>Georges Labica, docente emerito all'Università di Paris XI (Francia)
>
>Marie-Anne Isler-Béguin, deputata al Parlamento Europeo (gruppo dei Verdi)
>
>(Francia)
>
>Solange Fernex, ex-deputata al Parlamento Europeo, co-presidente della Ligue
>
>Intemationale des Femmes pour la Paix et la Liberté (LIFPL), sezione
>francese (Francia)
>
>Claude Richard-Mollard, ex-presidente della LIFPL, sezione francese
>(Francia)
>
>Simone Landry, segretaria generale della sezione francese della LIFPL
>(Fiancia)
>
>'Gisèle Noublanche, membro della sezione francese della LIFPL (Francia)
>
>Dott.sa Michèle Dayras, primario di radiologia, presidente di S.O.S. Sexisme
>
>(Francia)
>
>Joelle Palmieri, consulente in comunicazione, presidente del Réseau
>Férniniste
>
>d'Informations " Les Pénélopes " (Francia)
>
>Monique Minaca, architetto, presidente del gruppo "cadre de Vie" (Francia)
>
>Marie-Dorninique de Suremain, urbanista e ricercatrice in studi sul genere
>(Francia)
>
>Thérèse Clerc, presidente della Maison des Femmes de Montreuil (Francia)
>
>Madeleine Briselance, ex-presidente di S.O.S. Tahiti (Francia)
>
>Maïté Mariani, presidente dell'associazione " Femmes Contre la Violence en
>
>Corse " (Francia)
>
>Florence Debray, autrice, disegnatrice internazionale (Francia-Germania)
>
>Nelly Trumel, pittrice, creatrice della trasmissione radiofonica "Femmes
>Libres", un
>
>programma di Radio-Libertaire (Francia)
>
>Andrée Grin, incaricata di missione al Musée Afrique-Océanie (Francia)
>
>Sophie Vieille, consulente tessile (Francia)
>
>Marie-Thérèse Duranton, architetto (Francia)
>
>Cécile Boisvert, scultrice (Francia)
>
>Danièle Chauchouix-sStambouli, docente d'inglese, Università di Tours
>(Francia)
>
>Nicole Gabriel, docente di tedesco, università di Paris vII (Francia)
>
>François Duchez, informatico, Università di Paris VII e gestore di SARL
>(Francia)
>
>Hervé Le Meur, ricercatore matematico, UMR 8628,Università di Paris-Sud
>(Francia)
>
>Clorinde Zéphyr, insegnante di lettere, ex-direttrice del Centre
>d'Information et de
>
>Défense des Droits des Femmes a Haiti (Francia)
>
>Colette Balandin, insegnante (Francia)
>
>Odette Sabatier, insegnante in pensione (Francia)
>
>Serge Zephyr, insegnante di sociologia (Francia)
>
>Evelyne Morin-Rotureau, autrice della collezione giovanile "Histoires
>d'Elles"
>
>(Francia)
>
>Marlène Tuininga, scrittrice, giornalista (Francia)
>
>Marie-Anne Juricic, sociologa, giornalista indipendente (Francia)
>
>Naly Gérard, giornalista indipendente (Francia)
>
>Yvette Claveranne, giornalista, segretaria di redazione (Francia)
>
>Catherine Souterbicq, incaricata di Mission à I'Emploi nel dipartimento 93
>(Francia)
>
>Dott. Michel Fernex, medico (Francia)
>
>Ana Blumenthal, sindacalista (Francia)
>
>Aïcha Brahim, impiegata bancaria (Francia)
>
>Guillemette Cognard, impiegata della posta (Francia)
>
>
>
>Raccolta di firme
>
>Se aderite a quest'appello, vi ringraziamo di inviare la vostra adesione
>indicando i
>
>vostri cognomi, nomi, professione, qualità e Paese a :
>
>Anne-Marie HOCHET-KIBONGUI :
>
>Email : anne-marie.hochet@???
>
>Fax: 0033 1 60284021
>
>Oppure per lettera o fax a
>
>Andrée MICHEL
>
>6, Av Jean Moulin
>
>93100 Montreuil (Francia)
>
>Fax: 0033 1 48180807
>
>
>
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>
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