>From: "Giancarlo Canuto" <giancanuto@???>
>To: <Undisclosed-Recipient:;>
>Subject: crocifisso "identità nazionale"?
>Date: Wed, 5 Nov 2003 17:06:52 +0100
>
>Sulla vicenda della decisione di un giudice del Tribunale che imponeva la
>rimozione del crocifisso in un'aula scolastica tanto si è scritto e detto,
>e molto a sproposito.
>Di seguito vi invio un articolo di Michele Di Schiena con alcune
>considerazioni molto critiche sulla gestione della vicenda e sull'uso
>sfacciatamente strumentale dell'episodio. Lo scrive con una sensibilità
>religiosa e con alcuni riferimenti giuridici non di secondo piano.
>Chi lo riceve ne faccia la diffusione che crede.
>Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi
>
>Siamo coscienti che e-mail indesiderate sono oggetto di disturbo, quindi la
>preghiamo di accettare le nostre più sincere scuse se la presente non è di
>Suo interesse. A norma della Legge 675/96 questo messaggio non può essere
>considerato SPAM poiché include la possibilità di essere rimosso da
>ulteriori invii di posta elettronica. Qualora non intendesse ricevere
>ulteriori comunicazioni la preghiamo di inviare una risposta all'indirizzo
>giancanuto@??? con oggetto: CANCELLA
>
>L' "identità" del crocifisso
> Con la gazzarra seguita all'ordinanza del giudice del Tribunale
>aquilano il crocifisso ha subito una ennesima crocifissione, una
>crocifissione questa volta piazzaiola e mediatica come si conviene ai
>nostri tempi, ad opera di una folla di benpensanti e di perbenisti che,
>ergendosi a paladini della croce, ne hanno rivendicato la proprietà e
>l'uso. Un tentativo di "appropriazione indebita" per la sua pretesa di
>trasformare il simbolo dell'amore universale, come lo ha definito il Papa,
>in un distintivo di parte, nella bandiera di una cultura, nell'emblema
>identitario di una nazione, in un motivo di separazione e di scontro: una
>spregiudicata operazione intesa a servirsi del crocifisso-immagine per
>travisare la crocifissione-evento, un evento salvifico offerto a tutti gli
>uomini di tutti i tempi, di tutti i continenti e di tutte le culture.
> E così abbiamo assistito ad una sarabanda di scomposte e penose
>reazioni: la difesa a spada tratta dell'affissione del crocifisso nelle
>scuole e negli uffici pubblici da parte di un integralismo cattolico
>intrinsecamente pagano e che si pone, nelle scelte che contano, agli
>antipodi dello spirito evangelico; i rigurgiti di un vecchio e rabbioso
>laicismo che trova sempre spazio quando la religiosità si separa dalla fede
>per degenerare nel fanatismo; una specie di "santa alleanza" fra politici
>di opposti schieramenti apparsi talvolta in penosa concorrenza fra loro per
>accattivarsi le simpatie di un certo elettorato cattolico; i contorcimenti
>di taluni intellettuali e commentatori che, in bilico fra il rispetto
>dovuto alla propria coscienza e la preoccupazione di non dispiacere al
>paese che conta, hanno scelto di non scegliere e di parlare e scrivere
>senza dire nulla.
> Ed ancora: le deplorazioni e gli anatemi che si sono abbattuti su un
>provvedimento della magistratura per sua natura provvisorio e quindi
>destinato ad essere riesaminato ed eventualmente modificato nelle
>competenti sedi giudiziarie; l'inammissibile e certamente illegittima,
>perché non autorizzata da alcuna disposizione di legge, obiezione di
>coscienza di un ufficiale giudiziario che si è rifiutato di eseguire
>l'ordinanza creando un precedente che, se lasciato correre, può aprire la
>strada al moltiplicarsi di comportamenti intesi a vanificare l'efficacia
>esecutiva dei provvedimenti giudiziari che ne sono muniti; alcuni
>discutibili ed eccessive dichiarazioni da parte di soggetti investiti di
>responsabilità istituzionali; l'ingiustificato invio di ispettori presso il
>tribunale aquilano da parte del Ministro di Grazia e Giustizia; certe
>pittoresche proteste e talune strampalate sortite di esponenti
>istituzionali con l'annuncio di misure rivolte a diffondere in vari luoghi
>l'immagine del crocifisso.
> Per fortuna si sono anche levate alcune voci libere ed avvedute che
>all'inizio hanno faticato a trovare spazio ed ascolto ma che ora stanno
>incontrando il buon senso della gente comune dimostratasi incline a
>cogliere, in questa singolare vicenda, un malinconico segno di quella crisi
>morale e civile che da tempo serpeggia nei quartieri alti della nostra
>società. Si stanno così facendo strada riflessioni e domande che si muovono
>sul piano di una cultura ispirata ai principi dello stato di diritto ed ai
>dettami della Costituzione repubblicana e su quello di una sensibilità
>religiosa illuminata dal messaggio evangelico. E partiamo da alcune di
>queste domande che si pongono sul versante civile. A prescindere dalle
>decisioni di competenza giudiziaria e forse demandabili al giudizio della
>Corte costituzionale, si può considerare democraticamente corretto, alla
>luce dei principi costituzionali e delle modifiche apportate nel 1985 al
>concordato lateranense, il sostenere, come ha fatto anche il ministro
>Moratti, la legittimità dell'esposizione del crocifisso nelle scuole in
>forza di un decreto regio dell'epoca fascista? In tempi minacciati da
>xenofobie e guerre di religione, non dovrebbe una classe politica
>responsabile richiamare con forza il grande principio proclamato dall'art.
>3 della Costituzione che sancisce la pari dignità di tutti i cittadini (e
>di tutti gli uomini) e la loro uguaglianza davanti alla legge senza
>distinzione di religione e di altre condizioni che sono state storicamente
>motivo di discriminazione? E di questo principio di civiltà non dovrebbe
>essere rispettosa qualsiasi normativa, compresa quella in materia di
>esposizione di simboli religiosi e di celebrazione di riti confessionali in
>luoghi gestiti dalle istituzioni democratiche per lo svolgimento di
>funzioni o di attività di natura pubblica?
> Su un piano diverso, quello della sensibilità religiosa, gli
>interrogativi sono poi ancora più sofferti ed amari. Sono proprio sicuri di
>rendere un servizio alla loro fede quei cattolici che vogliono imporre, per
>legge o per disposizione amministrativa, l'esposizione nelle scuole e negli
>uffici pubblici di quel crocifisso che non pretende certo di affermarsi con
>gli strumenti del potere ma si propone ai poveri e agli oppressi come
>speranza di riscatto e a tutti come promessa di resurrezione? Non si fanno
>costoro sfiorare dall'idea che il crocifisso non ambisce certo ad essere
>esibito per simboleggiare identità nazionali o culturali ma attende di
>essere invocato ed accolto nei cuori e nelle case degli ultimi, degli
>umiliati ed offesi, delle "pecorelle smarrite" e di quanti anche
>inconsapevolmente lo cercano per trovare "la via, la verità e la vita"? E
>questi crociati dell'ultima ora, questi liberisti che vogliono statalizzare
>la religione e nazionalizzare i simboli sacri, questi assertori di
>"identità" che confondono Dio con Cesare ed insorgono contro una sentenza
>che di sicuro non cambia i destini del mondo, perché non scendono in piazza
>e non protestano quando il crocifisso viene ferito e tormentato sul tragico
>legno della storia contemporanea con i chiodi delle politiche che affamano
>milioni di uomini e delle guerre "infinite" che devastano ed uccidono?
> Brindisi, 3 novembre 2003
>Michele DI SCHIENA
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