Author: sergio Date: Subject: [Cm-roma]
Re: [Cm-roma] Metà bici, metà centrale fotovoltaica...
Abbiamo notizie su come è andata a finire questa gara di ecoveicoli?
ciao
sergio
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From: Oltre
To: Critical Mass Roma
Sent: Monday, October 13, 2003 7:38 PM
Subject: [Cm-roma] Metà bici, metà centrale fotovoltaica...
L'Italia sfida il mondo alla luce del sole
Metà bici, metà centrale fotovoltaica: creato da una fabbrica emiliana,
andrà al campionato dei veicoli ecologici in Australia. Come si chiama?
«Maiale». Perché dell'energia non si butta niente
dal nostro inviato Michele Smargiassi
SPEZZANO (Modena). Marco Bertoni è un uomo ponderato, equilibrato, capace di
dare il giusto peso a ogni cosa: la sua azienda fabbrica bilance da oltre un
secolo. Ma all'età di 48 anni gli è venuta improvvisamente una gran voglia
di fare il Maiale. E l'ha fatto. Eccolo qui, il Maiale, con la schiena
coperta di setole fotovoltaiche, lo stomaco satollo di batterie (Ghianda 1,
Ghianda 2...), lo zoccolo-ruota di gomma e alluminio pronto a scattare sulle
strade deserte dell'Australia.
È un Maiale da competizione, intenzionato a sbaragliare concorrenti di tutto
il mondo per vincere in volata, tra una settimana, la più prestigiosa
eco-competizione del mondo, il World solar cycle challenge 2003, 1700
chilometri fra bush e canguri da coprire in 5 giorni, riservata a veicoli a
propulsione mista muscolare-solare. Questo appunto è il Maiale: un
propulsore elettrico che, agganciato a una bicicletta da corsa, in simbiosi
con le gambe del ciclista, trasforma la collaborazione uomo-tecnologia in
una bio-macchina capace di sfrecciare a 50 chilometri orari, per ore ed ore,
senza consumare altra energia che quella fornita dal sole e da una buona
colazione.
Per la verità più che a un maiale somiglia a un carrello, anzi a una
carrozzina rozzina come quelle che nel nord Europa s'agganciano appunto
dietro alle le bici per trasportare pacchi, o figli. «Ma noi emiliani al
maiale ci siamo affezionati. E poi del maiale non si spreca niente, proprio
come con l'energia solare». C'è anche un'altra ragione: si chiamava Maiale
il (forse) primo veicolo elettrico del mondo, un siluro sommergibile
cavalcato da due sommozzatori, inventato a scopi bellici nel 1935 da un
tenente-ingegnere, Teseo Tesei. Un omaggio a un precursore, con
un'importante differenza: «Il nostro è un Maiale di pace».
E poi c'è una terza ragione per quel nomignolo. L'idea, come tante idee
strambe partorite in questa patria d'inventori, è nata in una di quelle
osterie dove tra una fetta, un bicchiere di Grasparossa, un'altra fetta,
alla fine cí si fa fuori un prosciutto intero. Complice anche uno degli
ultimi arrivi alla Dìni Argeo Srl: Andrea Bazzani, ingegnere poco più che
trentenne, motorista convertito all'ecologia. É un ex studente dell'Ipsia,
l'istituto tecnico di Maranello dove la Ferrari forma i suoi geni meccanici.
«Per anni ho consumato fiumi di benzina in macchine e moto: poi ho capito la
poesia dell'andare forte ma sentendo solo il fischio del vento». L'Emilia
pedemontana è terra di motori (quando Schumi prova nella pista di Fiorano, a
un chilometro da qui, il rombo sovrasta il rumore della fabbrica), ma anche
dì biciclette. E ad Andrea, riconvertito ciclista, l'idea di una bici che va
via di corsa spinta dal sole tormentava la testa da anni, mentre lavorava
suì chip delle bilance.
In un'altra fabbrica avrebbe continuato a sognare e a lavorare. Ma la Dini
Argeo Srl, 40 addetti, una di quelle aziende che deve correre forte con la
tecnologia d'avanguardia per non farsi acchiappare dai cinesi, è un'azienda
particolare. Età media sotto i quaranta, clima da cameratismo liceale, la
maggioranza dei tecnici e degli operai appassionati di bici. Un anno fa,
all'ennesima fetta di prosciutto, Bertoni disse: «E facciamola, 'sta bici
solare: che ci vuole?».
Ci vogliono tante cose. Ma la Diní Argeo le aveva. Ha messo al lavoro tutta
l'azienda, dai softwaristi ai saldatori. Crederci o no, tra una bilancia e
una bici solare ci sono incredibili affinità. L'arma segreta del Maiale
(ormai possiamo rivelarlo) è un minuscolo sensore che si chiama «cella di
carico» e nelle bilance di precisione misura la compressione o la torsione
di una sbarra di metallo (anche voi pensavate che le bilance funzionassero
ancora a molla?). L'idea geniale è stata applicarla al telaio della
bicicletta: la cellula «sente» quando la struttura è sotto sforzo, e
automaticamente adegua la potenza del motore elettrico che spinge,
ottimizzando il consumo: «E' un Maiale intelligente». Il regolamento della
gara del resto è severissimo: si parte con le batterie cariche, che però da
sole si esaurirebbero dopo un centinaio di chilometri, mentre la tappa media
della gara è di oltre ìl doppio; il resto va coperto solo con le gambe e col
sole, se le une o l'altro mancano, fermi e stop.
Il Dìni motive team punterà soprattutto sul sole. Non ha ingaggiato atleti:
Massimo, Thomas, Matteo, Luigi, Enrico, lo stesso Andrea, i pedalatori che
si daranno il cambio in gara, sono tutti impiegati della ditta. Orgoglio
aziendale: se si vince, è più bello aver vinto con le proprie forze. Quelle
muscolari e quelle mentali. In Australia la chiamano proprio così questa
strana disciplina: «mental game». È quasi uno sport new-age: coinvolge in
egual misura corpo, mente e natura, cioè gambe, tecnologia ed energia
solare.
Andrea dà le ultime disposizioni per l'imballaggio del Maiale. Domani si
parte. La gara inizia il 19 ottobre da Ceduna per tagliare il traguardo il
26 ad Adelaide, il tempo stringe. L'intera azienda, 40 dipendenti, è
elettrizzata. La produzione ordinaria ne soffre un po', ma «nella vita
bisogna divertirsi, non solo lavorare», filosofeggia Bretoni, padrone
anomalo. E poi, hai visto mai che il divertimento non ridiventi business.
«Potremmo anche provare ad allevare un po' di maialini e venderli». Di bici
elettriche ce ne sono già a bizzeffe sul mercato. «Sì ma sono come motorini.
Questo invece è un motore che si applica in dieci secondi a qualsiasi bici
di casa e poi, guardi, fa anche da portabagagli». Un po' ingombrante? «Si
può fare più piccolo, mica tutti devono traversare l'Australia», Ho capito,
Bertoni: si lancerà nel ramo mobilità eco-compatibile. Che ne penserebbero
il trisnonno Dini Antonio, che a metà '800 girava le campagne aggiustando
bascule e stadere, o il nonno Dini Argeo, eponimo della ditta, che nel 1906
ottenne il diploma di costruttore metrico? «Nonno Argeo era un innovatore,
un vecchio socialista intraprendente e curioso. E poi cominciò portando in
giro le bilance da vendere su un carretto tirato, guardi un po', da una
bicicletta. Un bel Maiale gli avrebbe fatto comodo».
Tratto da "Il Venerdi" de "La Repubblica" del 10 Ottobre 2003