Author: antonio bruno Date: Subject: [NuovoLaboratorio] Fino all'ultimo black out
L'autrice di questo articolo Carla Ravaioli presentera' il suo ultimo libro
'Un mondo diverso e' necessario' Mercoledi 16 luglio 32003 ore 18.30 presso
il Munizioniere di Palazzo Ducale, all'interno delle manifestazioni
previste a due anni dal G8.
dal manifesto=20
apertura
Fino all'ultimo black out=20
Spegnete il puntino rosso della televisione, suggerisce il ministro Marzano
per affrontare la mancanza di elettricit=E0. Fuori tempo massimo, il governo
scopre che sarebbe il caso di combattere gli sprechi. Servirebbe qualcosa
di pi=F9. Magari per spezzare il circolo vizioso: pi=F9 fa caldo, pi=F9 si
consuma per rinfrescarsi, pi=F9 si contribuisce ad aumentare la temperatura
della Terra. Cos=EC le crisi sono destinate a diventare sempre peggiori. E
l'ambiente sempre pi=F9 un problema sociale. Anche se a sinistra sono ancora
in pochi quelli che se ne sono accorti
CARLA RAVAIOLI
=ABRidurre i consumi=BB dice il ministro Marzano al Tg1. Abbiamo capito bene=
?
Il consumo non =E8 pi=F9 l'obiettivo prioritario della politica e la funzion=
e
centrale del nostro esistere? Non =E8 pi=F9 nostro preciso dovere di cittadi=
ni,
perch=E9, come ci spiega con insistita chiarezza uno spot dell'Unione
pubblicitari, =ABogni volta che acquisti qualcosa fai qualcosa di grande=BB,=
ed
=E8 cos=EC che =ABl'economia gira con te=BB? Vedi mai che qualcuno ha=
spiegato a un
membro del governo Berlusconi che iperproduttivismo e iperconsumismo sono
la causa prima delle temperature fuori norma che fanno saltare le forniture
elettriche? Tranquilli. Nulla del genere accade n=E9 accadr=E0. Ricordarsi d=
i
spegnere il puntino rosso della tv e magari abbassare un poco il
condizionatore sono solo suggerimenti d'occasione, legati all'inatteso
black out che gioved=EC scorso ha messo in crisi gli italiani. Il quale, com=
e
ampiamente tutti i giornali illustrano, =E8 da imputarsi a imprevidenza,
disorganizzazione, scarso rispetto per la cittadinanza ignara, da parte
degli organi preposti alla distribuzione di elettricit=E0. Ma soprattutto =
=E8
conseguenza del nefasto referendum antinucleare che condann=F2 il nostro
paese alla dipendenza energetica, esponendolo al rischio di improvvisi
tagli da parte dei paesi fornitori. Fatale errore cui occorrer=E0 porre
riparo quanto prima.
Effetto serra, livelli di temperatura e umidit=E0 mai raggiunti da quando se
ne hanno regolari misurazioni, tropicalizzazione delle latitudini temperate
con estremizzazione di tutti i fenomeni meteorologici e rottura dei ritmi
stagionali, insomma quel mutamento climatico che tutti gli esperti danno
come conseguenza dei gas prodotti dalle attivit=E0 umane - industrie,
traffico, riscaldamento e refrigerazione di interni, ecc. - e di cui sempre
pi=F9 pesantemente soffriamo: tutto ci=F2 viene citato solo incidentalmente,=
e
non sempre, deliberatamente bypassato da un dibattito che insiste su
efficienza, mercato, competitivit=E0, adeguatezza tecnologica.
Esemplare in questo senso un fondo della triade Giorno-Resto del
Carlino-Nazione, a firma Alberto Cl=F2, che cos=EC recita: =ABLa maggior par=
te
dei commenti ha ricondotto il razionamento dell'elettricit=E0 all'eccesso di
domanda: imputabile al grande caldo e al sempre maggior ricorso alla
climatizzazione. Argomentazione ridicola e fuorviante: perch=E9 capovolge
l'ordine logico delle cose e delle responsabilit=E0. Queste infatti stanno
interamente nell'insufficienza dell'offerta e non in una domanda che =E8 anz=
i
auspicabile aumenti: perch=E9 segno di crescita economica, di maggiore
sviluppo, di pi=F9 elevato benessere. Cos=EC accade in tutti i paesi avanzat=
i
del mondo. Cos=EC non pu=F2 accadere oggi in Italia=BB.
A questo modo, se in una prima fase al grande caldo si risponde con
climatizzatori, ventilatori, maggiori consumi energetici, espedienti che
proprio del grande caldo sono tra le cause principali, dunque fatalmente
destinati ad accrescerlo, in una seconda fase all'insufficienza di
disponibilit=E0 energetica si risponde progettando nuove centrali elettriche=
,
e magari riscoprendo il nucleare, cos=EC da potere regolarmente alimentare l=
e
cause del grande caldo e sostenerne la moltiplicazione.
La cosa strana =E8 che gli stessi organi di stampa, e talora perfino le tv,
periodicamente, con l'inane sensazionalismo che caratterizza oggi
l'informazione, lanciano terrificanti grida di allarme: =ABAntartide, la
temperatura sale e una montagna finisce in mare=BB, =ABL'inquinamento uccide
tre volte di pi=F9 degli incidenti stradali=BB, =ABL'allarme Oms: lo smog so=
pra
l'Europa far=E0 otto milioni di morti=BB, =ABAcqua, a secco un miliardo di
persone=BB, eccetera. Sto citando a caso dalle maggiori testate italiane.
Titoli vistosissimi che per=F2, in una sorta di programmata schizofrenia, no=
n
interferiscono in nulla con la linea politica del giornale, e con la
politica economica dominante: cos=EC che la previsione di otto milioni di
morti da smog convive, a poche pagine di distanza, con il lamento per il
mercato dell'auto che non tira quanto si vorrebbe, l'accertato aggravarsi
dell'inquinamento non impedisce il caloroso auspicio di una pronta ripresa
dell'attivit=E0 industriale, e cos=EC via.
Tutti, politici, economisti, opinion makers continuano infatti a
comportarsi come se ambiente e economia nulla avessero a spartire, come se
non fosse la stessa logica di un sistema economico fondato
sull'accumulazione a confliggere con i limiti fisici del mondo. Il pianeta
Terra =E8 un quantit=E0 finita, e non =E8 in grado di alimentare un'economia=
in
espansione continua e illimitata, non =E8 in grado cio=E8 di fornirle quelle
quantit=E0 di natura (minerale, vegetale, animale) che sono indispensabili a
qualsiasi produzione. Un eccessivo consumo di natura porta al suo
esaurimento, all'esaurimento cio=E8 della base stessa su cui l'economia si
regge: e alcune scarsit=E0 gi=E0 pericolosamente premono, come il petrolio o
l'acqua (necessaria alla produzione agricola e industriale, non meno che a
ogni forma di vita ).
Analogamente, e per analoghe ragioni, il pianeta Terra non =E8 in grado di
assorbire e neutralizzare i rifiuti (liquidi, solidi, gassosi) che derivano
da ogni processo produttivo, e non ha senso pensare che l'economia non ne
risenta. Un segnale molto convincente in proposito mi pare il fatto che le
assicurazioni sono sempre meno disposte a pagare i danni di alluvioni frane
trombe d'aria, e tendono a cancellare le polizze tradizionali sostituendole
con polizze "caraibiche". Motivazione recentemente raccolta da Repubblica:
=ABSe un evento estremo si presenta ogni tre anni, non si pu=F2 pi=F9=
parlare di
rischio=BB.
Sono considerazioni elementari, ovviet=E0, tra l'altro pi=F9 volte ripetute,
che da sole parrebbero dover imporre un ripensamento radicale del discorso
economico, e impedirne la continuit=E0 su binari ormai incapaci di
sopportarne la realt=E0 attuale. Realt=E0 d'altronde negli ultimi anni
profondamente cambiata anche per molti altri versi. Vedi l'occupazione, non
pi=F9 rispondente a un rapporto biunivoco con la produzione, e soggetta a
tutte le variabili imposte da un mercato del lavoro ormai globale. Vedi
l'immigrazione, fenomeno in continua crescita, indispensabile quanto
temuto, che quotidianamente impone ai paesi ricchi la rappresentazione
simbolica e insieme intollerabilmente concreta, della pi=F9 tremenda tragedi=
a
sociale, quella che si gioca tra il nord e il sud del mondo. Vedi il
terrorismo che di quella tragedia =E8 l'espressione estrema, e in qualche
modo la metastasi, cui si devono da un lato quella perenne sensazione di
insicurezza oggi pi=F9 o meno avvertita in tutto l'Occidente, dall'altro una
serie di impacci e lentezze che le stesse misure di sicurezza oppongono a
quella libert=E0 di circolazione di persone e merci che =E8 l'abbicc=EC del
liberismo. Vedi la crisi, che da anni - secondo modalit=E0 molto diverse
dalle "classiche" crisi cicliche - si trascina, tra crolli a catena,
recuperi mai risolutivi, continui speranzosi auspici di rilanci, n=E9 pare
avviata a un esito positivo. Vedi la guerra ormai praticata dall'America
come normale strumento politico.
Ma la cosa che pi=F9 mi riesce difficile capire in tutto ci=F2 =E8 il
comportamento delle sinistre, il fatto che i problemi ambientali, di cui
pure riconoscono l'esistenza e forse avvertono la gravit=E0, anche da parte
loro continuino ad essere tenuti separati dall'economico. Cos=EC che la
discussione su una realt=E0 del lavoro che sempre pi=F9 gravemente soffre de=
lle
durezze di un sistema di sfruttamento e rapina, spesso approda alla
recriminazione di promesse di sviluppo non mantenute, e a rivendicazioni
che oggi non trovano pi=F9 spazio, muovendosi su una linea di continuit=E0 c=
he
di fatto non ha pi=F9 fondamento, che elude le tante rotture segnate dalla
nostra storia ultima.
Alle sinistre inoltre, a quelle che sono state e sono le ragioni stesse del
loro esistere, credo si debba chiedere una lettura del problema ambiente
per quello che sempre pi=F9 si rivela essere: un problema sociale. I 170
morti della Montedison non hanno insegnato nulla? E le migliaia di
senzacasa (dei poveracci quasi sempre) delle ormai innumerevoli alluvioni
che hanno sconvolto negli ultimi anni l'Italia? Ma la cosa continua, anzi
peggiora. Una quindicina di giorni fa, nel giro di una settimana, si sono
avuti 1000 morti in India e 50 in Pakistan a causa di temperature di oltre
50 gradi, 256 uccisi da un ciclone in Sri Lanka, 73 affogati nello Jangxi,
in Cina, a causa delle piogge torrenziali, 40 travolti da un tornado nel
Kansas, Usa. Ne ho letto una breve notizia su L'internazionale, la grande
stampa ha taciuto. Come d'altronde sovente accade: si possono sparare
titoloni su vittime annunciate o presunte, ma di fronte a mucchi di morti
statisticamente certi, di veri cadaveri, meglio lasciar perdere, e non
rovinare alla gente il necessario buonumore da consumi.
Ma di che stupirsi. Il New York Times del 18 giugno informa che
l'amministrazione americana ha tagliato d'autorit=E0 un rapporto sullo stato
dell'ambiente, da essa stessa commissionato all'Epa (l'agenzia preposta
alla salvaguardia ecologica), in tutte le parti riguardanti le
responsabilit=E0 delle attivit=E0 industriali nello squilibrio degli ecosist=
emi
e in particolare nell'effetto serra. Notizie come queste non dovrebbero
offrire alle sinistre seria materia di riflessione? E magari suggerire che
lavoro, produzione, economia, sono cose da ripensare a fondo?
Dopotutto a sinistra non mancano quelli che gi=E0 ne sono convinti. Mi viene
in mente un bellissimo articolo di Guido Viale che qualche tempo fa,
proprio su queste pagine, prendeva spunto dalla crisi Fiat per affermare
che =E8 l'intero sistema di mobilit=E0 mondiale a dover essere cambiato. Mi
viene in mente anche un alto funzionario dell'Onu, Sadruddin Aga Kahn, che
su Le Monde Diplomatique, in occasione del vertice di Johannesburg si
domandava: =ABSempre pi=F9 lontano dai suoi scopi dichiarati, lo sviluppo
sostenibile =E8 forse diventato un alibi per mantenere una crescita
devastatrice per l'ambiente?=BB
Giusto per limitarmi a un paio di citazioni "domestiche".
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"Eppure il vento soffia ancora...."
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