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To: "movimento ecn" <movimento@???>
Sent: Saturday, June 07, 2003 8:44 AM
Subject: [movimento] Cronaca Nera
> CRONACA NERA
> Ali veniva, poniamo, da Zako.
> Portava in tasca un pane di sesamo
> comprato in fretta con gli ultimi spiccioli
> nel porto a Patrasso
> pane caldo profumo di casa
> speranza di vita
> prima di calarsi nel buio del ventre del camion.
> Ali aveva già visto l'Italia, poniamo.
> Aveva l'odore dolciastro del porto di Bari
> l'Italia
> gli piacque il castello svevo dalle mura merlate
> le luci gialle della città vecchia
> gli scaldarono il cuore
> ma il primo italiano che vide
> vestiva una divisa
> e fu anche l'ultimo.
> Respingeteli, disse.
> Ali non capì le parole ma lesse lo sguardo
> le ginocchia gli tremarono
> poi si voltò contro il muro
> perchè un uomo non piange.
> Ali veniva da Zako, poniamo,
> e sapeva già usare il kalashnikov
> ma di raffiche ne aveva abbastanza
> e di agenti turchi irakeni americani arabi
> e di kurdi che ammazzano kurdi
> e di paura masticata amara con la fame
> e dell'eco delle bombe
> Qendàqur come Halàbje
> bombardieri turchi come gli aerei irakeni
> gli stessi occhi sbarrati contro il cielo che uccide.
> Ali, poniamo, aveva una ragazza
> rimasta sola
> la famiglia fuggita in Germania,
> con lei aveva sognato l'Europa
> con lei aveva cercato gli agenti turchi e turkmeni
> e kurdi, maledizione, anche kurdi
> per contrattare il passaggio della prima frontiera,
> batteva forte il loro cuore al valico di Halìl
> divise verdeoliva
> mazzi di banconote stinte
> di tasca in tasca nel buio
> e poi liberi
> corrono veloci i minibus da Cizre verso Mardin
> ogni mezz'ora un posto di blocco
> divise verdeoliva banconote via libera
> colonna di autobus veloce
> viaggiando solo di notte
> tre notti trenta posti di blocco
> zona di guerra
> da Màrdin ad Adàna
> poi veloci fino a Istanbul
> e quella notte ad Aksaray
> nel più lurido degli alberghi
> fra scarafaggi e zanzare e russare di ubriachi
> per la prima volta avevano fatto l'amore
> e per l'ultima volta.
> Sul comodino un vaso di fiori stecchiti
> lei ne sfilò uno
> glielo regalò con un sorriso
> come fosse una rosa di maggio.
> Fu all'alba che vennero a prenderli
> taxi scassati
> gabbiani a stormi contro il cielo grigio del Bosforo
> (Ali non aveva mai visto un gabbiano
> e neppure il mare)
> poi tutti a piedi verso un'altra frontiera
> in fila indiana nel fango in silenzio
> fino alle ginocchia nell'acqua del Méric
> ha la pistola il mafioso
> "più in fretta" sussurra,
> di là c'è la Grecia l'Europa
> è calda la mano di Leyla
> si chiamava Leyla, poniamo
> era calda la mano di Leyla
> prima che scoppiasse sott'acqua la mina
> prima che i greci cominciassero a sparare
> prima dell'inferno...
> Un uomo non piange
> ma il cuore di Ali restò a galleggiare
> fra i gorghi di melma del Méric
> mentre si nascondeva nel canneto
> perchè i greci non scherzano
> e se ti consegnano ai turchi è la fine
> i maledetti verdeoliva che hanno intascato i tuoi soldi
> ti fanno sputare sangue
> nelle celle di frontiera.
> Così in Grecia l'uomo si fa gatto
> si fa topo ragno gazzella
> nascondendosi di giorno negli anfratti
> marciando di notte fino a Salonicco
> e poi un passaggio da Salonicco a Patrasso
> giovani turisti abbronzati, poniamo,
> Ali ha la febbre batte i denti fa pena
> rannicchiato sul sedile della Rover
> è bella la ragazza straniera
> ma la sua Leyla era più bella
> più profondi del mare i suoi occhi.
> La Rover frena quasi sul molo
> c'è un traghetto che sta per partire
> di là c'è l'Europa davvero
> con gli ultimi soldi paga il biglietto per Bari
> Ali il mare non l'aveva mai visto
> fa paura di notte il mare
> ti chiedi quanto sarà profondo
> (erano più profondi i suoi occhi)
> ma un uomo non ha mai paura
> e il cielo dal mare non è poi diverso
> dal cielo dei monti di Zako nelle notti chiare.
> Fa più paura la polizia di frontiera
> "ez kurd im"
> "ma che vuoi, che lingua parli,
> rispediteli a Patrasso
> ne abbiamo abbastanza di curdi qui in Puglia
> non bastavano i cinquecento dell'ultima nave,
> chiudeteli nella cabina
> che non scendano a terra
> sennò chiedono asilo..."
> E' triste il cielo dal mare
> come il cielo dei monti di Zako nelle notti scure.
> E' duro esser kurdi su un molo
> sperduti fra il cielo ed il mare
> erano in dieci, poniamo,
> che quella notte a Patrasso contrattarono in fretta
> seicento dollari a testa disse il camionista
> non uno di meno
> seimila dollari quei dieci corpi
> quasi il valore di un carico intero
> e il suo amico Huseyn pagò anche per lui
> prima di coricarsi abbracciati nel buio
> stretto il pane di sesamo in tasca
> stretto in mano un fiore secco
> in dieci stretti fra le balle di cotone
> che ti penetra in gola
> negli occhi nel naso
> ti toglie il respiro...
> E' cronaca nera
> MORTI SOFFOCATI SEI CLANDESTINI IN UN TIR
> è politica
> MILLE CLANDESTINI RESPINTI NEL PORTO DI BARI
> è diplomazia
> ACCORDO CON LA GRECIA SUI RIMPATRI
> è ipocrisia
> ROMA CHIEDE COLLABORAZIONE AD ANKARA
> è propaganda
> INASPRITE LE PENE CONTRO I TRAFFICANTI
> è nausea è rabbia è dolore
> Sotto le stelle di Zako
> mille Ali sognano l'Europa
> in Europa sogneranno il ritorno
> e nella nebbia di Amburgo, poniamo,
> nella gelida nebbia senza stelle
> Huseyn bussa a una porta
> ha da consegnare una cattiva notizia
> un pane di sesamo secco
> e un fiore stecchito...
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> Dino Frisullo, ottobre 2000
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