Author: malega Date: Subject: [Cerchio] una bella notizia
Le grandi chiese ogni anno più piccole
(speriamo che accada in Italia)
In Germania sia la chiesa evangelica che quella cattolica diventano sempre
più piccole. Nel 2000, l'ultimo anno per cui sono disponibili dati completi,
le hanno abbandonate 188.557 protestanti e 129.496 cattolici. Le statistiche
sull'appartenenza religiosa sono minuziose perché da esse dipende il gettito
della Kirchensteuer, la tassa che lo stato riscuote per conto delle due
chiese maggiori: è un supplemento pari al 9% dell'imposta sul reddito, ma
non superiore al 3-3,5% (la quota varia a seconda dei Länder) del reddito
imponibile. Chi è registrato all'anagrafe come cattolico o protestante può
esserne esonerato solo se dichiara di voler «uscire» dalla propria chiesa.
L'emorragia ha dimensioni maggiori tra gli evangelici. Tra i cattolici, con
più viscosi legami di appartenenza, si mantiene a un livello un po' più
basso.
Gli abbandoni dalla chiesa evangelica toccarono punte di 203mila nel 1970
(l'effetto del `68) e 216mila nel 1974, al culmine della battaglia per la
depenalizzazione dell'aborto, diminuendo a 100mila nel 1979. Negli anni `80
si stabilizzarono tra un minimo di 113mila nel 1983 a un massimo di 148mila
nel 1989. Negli anni `90, quando molti protestanti dell'est appena approdati
nella Ekd (Evangelische Kirche in Deutschland) la lasciarono in massa -
forse anche perché irritati dai nuovi obblighi fiscali cui non erano
abituati - gli esodi balzarono a 361mila nel 1992. Restarono oltre quota
200mila fino al 1996, in seguito non scesero più al di sotto di 183mila, la
quota minima di «uscite» in quel decennio, registrata nel 1998.
Le «uscite» dalla chiesa cattolica oscillarono negli anni `70 tra un massimo
di 83mila nel 1974, anche qui in relazione alle battaglie per l'aborto, a un
minimo di 49mila nel 1979. Nella decade seguente gli esodi ripresero a
crescere dai 55mila del 1982 ai 93mila del 1989. Negli anni `90, dopo aver
raggiunto un picco di 193mila nel 1992 (dovuto alle uscite a est e in
concomitanza con l'aumento degli oneri fiscali in tutta la Rft), non sono
più ridiscesi sotto i 120mila del 1998. Anche la chiesa cattolica ha perso
dunque negli ultimi tempi più di centomila persone l'anno. Ma la quota annua
di abbandoni dalla chiesa evagelica supera di almeno 50mila unità quella
subìta dai papisti.
Questa forbice ha consentito alla chiesa cattolica di «sorpassare» quella
evangelica. Nel 1998 la statistica registrava 27.154.000 cattolici, circa
50.000 più dei protestanti. Nel 2000 si contano 26,8 milioni di cattolici e
26,6 milioni protestanti, su una popolazione di 82,3 milioni di persone. Su
cento abitanti, un po' meno di un terzo sono cattolici (32,6%), quasi
altrettanti sono evangelici (32,3%), mentre un altro terzo non aderisce a
alcuna confessione, o professa un'altra religione. In seguito
all'immigrazione i musulmani sono ormai 3,2 milioni, gli ortodossi 950mila,
608mila i seguaci di «libere» chiese protestanti, 388mila i neoapostolici,
164mila i testimoni di Geova, 155mila i buddisti, 100mila gli ebrei, 95mila
gli induisti.
La situazione è radicalmente cambiata rispetto a quella del 1970 nella
vecchia Germania occidentale. Allora le due maggiori denominazioni cristiane
potevano contare sul 93,6% degli abitanti (49% evangelici, 44,6% cattolici).
Trent'anni dopo evangelisch e römisch-katholisch sono insieme appena il 65%
della popolazione. Nel 1990 l'innesto dei cristiani dell'est, in gran parte
protestanti, ha interrotto il declino solo per poco. La curva discendente è
subito ripresa. Addesso, nella Germania unificata, entrambe le chiese hanno
meno seguaci di quanti ne avessero nei soli Länder occidentali nel 1970. (G.
A.)