[Cerchio] Due suicidi a Rebibbia, esplode la protesta

Delete this message

Reply to this message
Author: clochard
Date:  
Subject: [Cerchio] Due suicidi a Rebibbia, esplode la protesta
Due suicidi a Rebibbia, esplode la protesta
            Due suicidi nel giro di neanche dodici ore, proteste e tentativi
di rivolta da parte dei detenuti, due inchieste aperte dalla Procura di Roma
sulle due persone che si sono tolte la vita. Nella stessa maniera:
impiccandosi alle sbarre della cella con strisce di lenzuola. Un primo
maggio d'inferno nel carcere romano di Rebibbia. Nel "Nuovo Complesso", dove
mercoledì sera si è ucciso un giovane marocchino di 20 anni, i carcerati
hanno protestato sbattendo le stoviglie alle inferriate, poi sono andati nel
magazzino al sotterraneo e hanno anche dato fuoco a delle suppellettili.
Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per spegnere le fiamme. Ingenti i
danni. Nel "Penale", dove un uomo di 41 anni si è tolto la vita la mattina
di giovedì, nel reparto dei minorati psichici, i detenuti sono andati in
delegazione in direzione, dopo che era stato sedato un primo tentativo di
rivolta dei più facinorosi. La rabbia è poi calata, anche se la tensione
resta alta. Soprattutto perché la seconda persona suicidatasi, Marco D.S.,
era stato dichiarato per due volte dal Tribunale di Roma incapace di
intendere e di volere a causa di gravi problemi psichici. E la sua
detenzione era stata giudicata compatibile solo con il regime previsto
dall'ospedale psichiatrico giudiziario. Per molti la sua già fragile
psicologia non avrebbe retto una volta che nel carcere si è diffusa la
notizia del primo suicidio. Quella avvenuto nel Nuovo Complesso di un
giovane extracomunitario di 20 anni. Il ragazzo era convinto, secondo i suoi
calcoli, che sarebbe tornato in libertà a fine aprile. Ma una comunicazione
giunta come un fulmine a ciel sereno lo aveva informato di un cumulo di pena
che lo avrebbe costretto a Rebibbia per altri 365 giorni. Il giovane era
detenuto per furto. A spingerlo al suicidio potrebbe essere stato proprio lo
sconforto.
            Diverso il caso di Marco, con problemi psichici, che aveva
rubato un motorino e poi se l'era dimenticato. Che aveva sottratto candele
rosse in un ristorante della capitale, e che aveva trascorso due anni
nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli e poi un periodo nel
reparto psichiatrico dell'ospedale "Sant'Eugenio" di Roma. Prima di passare
alla detenzione domiciliare, come prevede la legge in questi casi. Un
obbligo che l'uomo però violava di continuo, uscendo dal suo appartamento,
che si trova nelle case popolari del Torrino, che divideva con la madre. Per
questo motivo il 2 aprile la detenzione in casa era stata sospesa e Marco
era finito al Penale di Rebibbia, nel reparto minorati psichici, per
scontare un resto di pena per furto inflitta dal Tribunale di Firenze. La
madre non è stata avvisata da nessuno, ha raccontato l'avvocato Giuseppina
Tenga, ha appreso della morte del figlio solo nella sera del primo maggio,
verso le 23, quando due poliziotti le hanno consegnato l'avviso di autopsia
della salma del figlio.
            Sui due suicidi indaga la Procura di Roma (i pm Franceso Dall'
Olio e Giuseppe De Falco), che ha disposto tutti gli accertamenti e le due
autopsie. Soprattutto De Falco, che indaga sulla morte di Marco, vuole
accertare come e in che modo era "sorvegliato", perché fosse tornato dietro
le sbarre, lui riconosciuto come minorato psichico. Sul caso si è scatenata
anche una bufera politica. «La vera emergenza giustizia nel nostro Paese
continua ad essere la situazione delle carceri» ha commentato il deputato
dei Verdi, Paolo Cento, che ha presentato un'interrogazione al ministro
della Giustizia.