Treni della morte. La posizione di Rete Lilliput
"La disobbedienza civile è nonviolenza". La cultura politica tradizionale,
anche a sinistra, dimostra di non comprendere le ragioni di un movimento
per la pace unito per sovvertire un sistema di morte.
FIRENZE, 25 FEBBRAIO - La Rete Lilliput condivide ed appoggia gli attuali
tentativi in corso da parte del movimento per la pace tesi ad ostacolare e
bloccare il transito di treni armati sul territorio italiano e invita tutti
i lillipuziani disponibili ad attivarsi e a partecipare, secondo le
modalità integralmente nonviolente utilizzate dalla Rete.
Per Massimiliano Pilati, referente del gruppo nonviolenza e conflitti della
Rete Lilliput "è importante affermare che la disobbedienza civile è
nonviolenza. La nonviolenza, per teoria e per storia, include da sempre la
disobbedienza civile tra le sue pratiche legittime. Ovviamente, secondo la
legge di progressione gandhiana, non è da attivarsi come primo passo,
infatti le lillipuziane e i lillipuziani continuano e continueranno nella
loro quotidiana attività ad impegnarsi nelle "normali" campagne e
iniziative di opposizione alla guerra: dalla Campagna Bandiere della pace
che tanto hasignificato nello spostare l'opinione pubblica su posizioni
nettamente pacifiste alla campagna Stop Esso War per denunciare il nesso
tra guerra e petrolio, per arrivare alla campagna Scelgo la nonviolenza,
alle biciclettate nonviolente e alle ore di silenzio contro la guerra."
Rete Lilliput crede che la pratica della disobbedienza civile sia una delle
possibili iniziative di opposizione alla guerra e da applicarsi soltanto
laddove altre tipologie d'azione si siano rivelate inadeguate e senza
successo e l'avversario continui quindi a perseguire i suoi scopi
illegittimi e violenti. Questo è il caso dell'attuale trasporto di
materiale bellico attraverso il nostro territorio: nonostante le proteste e
le straordinarie manifestazioni di dissenso, la macchina bellica procede ed
il nostro Governo continua a collaborare alla predisposizione e
all'attuazione della guerra contro l'Iraq. Siamo maggioranza nel paese, ma
non abbiamo la forza per impedire, in Parlamento, che certe decisioni
passino o vengano comunque attuate, sottobanco o meno, dal Governo e dalle
autorità militari: Il gioco appare truccato. A questo punto per chi si
dichiara 'pacifista' sorge il classico dilemma. Che fare? Nel linguaggio
dell'attivista nonviolento significa: Quali azioni nonviolente?
Continua Massimiliano Pilati "quando si agisce c'è sempre il rischio di
sbagliare, e certamente le azioni in corso attualmente - e quelle che
verranno, visti il periodo di guerra che probabilmente ci attende - sono
rischiose, soprattutto perché possono essere attuate anche da persone
esasperate e poco preparate, o strumentalizzate da minoranze violente del
movimento, innescando così una spirale di criminalizzazione che ben
conosciamo. Lavoriamo assiduamente perché questo non accada, ed abbiamo
fiducia che sarà così, ma proprio per questo è importante formarsi, agire,
esserci. E' fondamentale che, in questa fase, obiettivi del boicottaggio
siano chiaramente soltanto i convogli militari e non si vada a colpire i
cittadini viaggiatori con azioni confuse ed inutili, totalmente nocive in
vista dell'acquisizione di ulteriore consenso ed anzi foriere di
incomprensioni e perdite dell'indispensabile supporto sociale."
La Rete Lilliput si sta attivando inoltre per promuovere, sia a livello
locale che nazionale, la nascita di momenti di confronto interno al
movimento per la pace utili al raggiungere comune di obiettivi di metodo,
assolutamente indispensabili in una fase delicata e cruciale come questa.
Per favorire l'adesione e la presenza dei lillipuziani sarà importante
garantire da parte di tutti coloro impegnati nel fermare il conflitto
armato in Iraq, un adeguato livello di condivisione delle decisioni e una
lealtà reciproca nel modo in cui esse vengono e verranno comunemente
attuate.