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La Stampa
Quando si intrecciano stato, poteri, proletari con diversa età e
ruolo...
RESPINTO IL RICORSO DELLA DONNA
Un anno alla maestra-padrona
La Cassazione: terrorizzava i piccoli allievi
POTENZA
Un anno di reclusione per la maestra troppo severa, che
sottoponeva i suoi piccoli scolari di Senise - un paesone dell´area Sud
della Basilicata, ai confini con la Calabria - «ad ogni sorta di sterile
autoritarismo, umiliazione e vessazione». La Cassazione ha rigettato il
ricorso di Giuseppina Celano, la maestra d´altri tempi che non deve mai aver
letto De Amicis, già condannata dal Tribunale di Lagonegro e dalla Corte di
Appello di Potenza. I fatti su cui è stata chiamata a pronunciarsi anche
l´Alta Corte risalgono all´anno scolastico 1994-95, e i piccoli alunni di
prima e di seconda elementare di allora sono oggi giovanotti e ragazze delle
scuole superiori che conservano tuttavia - e le mamme più di loro - il
ricordo di quelle mattinate interminabili e terribili passate nella scuola
elementare lontani da casa. «Alternava momenti di estrema dolcezza a
esplosioni di un´ira incontenibile» racconta Adalgisa Lauria, una delle
mamme che partecipò in quegli anni alla sollevazione popolare contro la
maestra e contro il direttore didattico che non prendeva provvedimenti. La
sentenza della Cassazione parla di «bambini costretti a stare in piedi per
ore, ad imitare gli animali, ad assistere impotenti alla distruzione dei
giochi che avevano portato da casa, aggrediti con ingiurie». Più colorito è
il racconto delle mamme che abbiamo rintracciato. «Portava le forbicine in
borsa, le tirava fuori e minacciava i piccoli. E poi parlava sempre di
diavoli, vedeva nei bambini piccoli Belzebù». La maestra Giuseppina - allora
quarantenne - nubile, di statura minuta, proveniva da Cersosimo, il paesino
natale ad una ventina di chilometri da Senise; ma era già stata preceduta da
cattiva fama, circa il suo modo di stare in classe e di insegnare. Gli
allievi - dice la sentenza della Cassazione - invece di «essere aiutati a
superare il trauma naturalmente connesso alla scolarizzazione» hanno subito
«un clima di vero e proprio terrore con intuibili riflessi negativi
sull´equilibrio dei piccoli». La reazione dei genitori a Senise è stata
immediata: a marzo del `95 ci furono scioperi, le famiglie non mandarono i
figli a scuola per due giorni, poi la protesta rientrò dietro assicurazione
che la maestra non sarebbe stata lasciata più sola con i bambini in classe.
Il direttore didattico però non prese iniziative disciplinari e questa
circostanza la maestra l´ha invocata a suo favore sostenendo - anche in
Cassazione - che al massimo poteva essere accusata di «abuso dei mezzi di
correzione». I giudici invece hanno sentenziato che l´assenza di
provvedimenti non fa venir meno la rilevanza penale di un simile metodo
didattico. L´accordo raggiunto con le autorità scolastiche durò comunque
poco. Quando qualche bambino lamentò percosse ricevute in classe scattò la
denuncia ai carabinieri, da parte di tutti i genitori di prima e seconda
elementare e fu questo anche l´inizio dell´iter giudiziario. La maestra
cominciò a prendere permessi sempre più lunghi finché fu trasferita in un
altro paese. Infine vendette la casa in cui viveva con la sorella, anche lei
nubile, e col padre vedovo, e cambiò definitivamente residenza.
Edmondo Soave
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