Fiorentini, dove cazzo eravate nel momento del bisogno?
Da 
www.granbaol.org
Fiorentini, ma dove cazzo eravate nel momento del bisogno ?
Firenze, 10 novembre 2002
Un gettone. Un solo fottutissimo gettone. Uno, uno solo.
La guerra è così. Tutto ciò che diamo per scontato, che è normale, diventa 
terribilmente complicato. Cos'è un gettone ? Nulla. Eppure in certe 
situazioni può essere più prezioso dell'oro. Firenze o Saigon è lo stesso. 
Tutte le città si assomigliano in tempo di guerra. Vorrei sentire la tua 
voce un'ultima volta Ferruccio. Potrei non farcela. Per mezzo di quei 
personaggi che non conosco, i direttori di di Trascendentale e GranBaol, mi 
hai chiesto di scrivere questa corrispondenza dal fronte fiorentino. E io 
rispondo come sempre Ferruccio : "Obbedisco". Ma sento che questa potrebbe 
essere l'ultima.
Perché è impossibile che quei gentiluomini e quelle gentildonne usi a 
imbrogliare con la parola più sputtanata del mondo, la parola Pace, non ci 
devastino Firenze. Sì, è impossibile. Lo faranno quei porci. Lo so. Me lo 
sento. E io sarò lì, sola, a fronteggiarli. Forse non oseranno spaccare i 
genitali del David e del Biancone. Non oseranno romperle le braccia del 
Perseo di Cellini. Forse non oseranno nemmeno assaltare le banche e i 
consolati e le caserme. Ma non esiste solo la violenza fisica. La violenza 
che nutrendosi di cinismo va in cerca del morto da santificare, che per 
trovarlo scaglia pietre o estintori contro il carabiniere terrorizzato. La 
violenza che nutrendosi di cretineria imbratta le facciate degli antichi 
palazzi, frantuma le vetrine, saccheggia i Mac Donald, brucia le 
automobili...
E io sarò lì, sola, a fronteggiarli. Sarà la mia apoteosi : sola contro 
centinaia di migliaia. Forse morirò, ma lo farò cantando l'inno della 
Libertà e sventolando la bandiera a stelle e strisce mentre quella banda di 
bufali imbizzarriti mi schiaccerà. Sarà bello morire così. Ma vorrei 
sentirti Ferruccio. Per via della copertura fotografica.
Con circospezione sono entrata in una bar. Ho allungato cinque dollari 
all'uomo dietro al bancone e gli ho sussurrato con quanto fiato avevo in 
gola di procurarmi un gettone stando bene attenta che nessuno intorno mi 
sentisse. Spie charlie si nascondono dappertutto. Dappertutto. Maledetti. E 
maledetta guerra. L'uomo mi ha guardato interrogativamente. Forse non è 
occidentale ho pensato e ho ripescato dalla mia memoria quelle quattro 
parole arabe che conosco. Ho ripetuto la richiesta.
Quel maledetto stronzo è rimasto a bocca aperta. "Fai il gioco duro, eh" ho 
bofonchiato tra me e me e in faccia a lui. Ho cercato nella valigia che mi 
ha preparato Whoopi - la mia cameriera negra con quel marito lascivo che 
brama fetish e bondage ogni volta che mi appoggia gli occhi porcini addosso 
- un chador da sbattere sul grugno di quel levantino schifoso, ma quella 
ignobile negra non me l'ha messo. "Signora Oriana, a che le serve ?" mi ha 
detto "Va in Italia, mica a Teheran". Fottuti subalterni. Un militare non 
deve pensare. Deve eseguire gli ordini, cazzo.
Allora ho estratto dalla borsetta una bomba a mano e ho infilato tra i denti 
la levetta di innesco. Con un balzo sono saltata dietro il bancone prendendo 
per il collo il viscido seguace di Maometto e gli sputato nelle orecchie con 
quanto fiato avevo in gola di indicarmi dove nascondeva i gettoni o avrei 
fatto una strage. Cazzo, ha ritrovato la parola il porco e con il dito 
tremante mi ha indicato un cassetto. L'ho aperto. "Oh God, Dio, God, 
Gooooooooooooood" ho urlato. Solo piccole inutili schede, oggetti 
sconosciuti, probabilmente roba buona per il mercato nero. Forse schede 
annonarie. Certo inutilizzabili per fare la mia telefonata a te, Ferruccio.
Allora sono corsa fuori non prima di togliere la sicura alla bomba a mano. 
E' stata una strage. Ma qualcuno deve pur liberare il mondo da questi arabi 
di merda. E di certo non lo faranno quei vigliacchi del sindaco, del 
presidente della Regione, del deputato, del senatore, del ministro, del 
segretario generale. Uomini senza palle che non hanno mai visto una guerra 
vera. Stronzi fottuti.
Poi ho abbassato la saracinesca e ho messo il cartello che i coraggiosi 
misero nel 1922 cioè quando i fascisti di Mussolini fecero la marcia su 
Roma. «Chiuso per lutto» e me ne sono andata.
Ad un certo punto, camminando, l'orrore. L'orrore. Eccoli, eccoli. Sono 
loro. Loro. Maledetti. Due black bloc erano lì, tranquilli e al tempo pronti 
a sfasciare tutto, ai bordi della strada. Con le loro divise identiche a 
quelle viste a Seattle, a Washington, a Praga, a Montreal, a Nizza, a Davos, 
a Göteborg, a Genova, a Barcellona... Sono anche armati cazzo. Hanno un 
mitra in mano. E bloccano le automobili con una specie di paletta rossa. 
Rossa come Pol Pot, Stalin, Che Guevara. Comunisti !!!! Feccia dell'umanità. 
Si sono anche organizzati i bastardi. Adesso hanno anche le macchinone col 
lampeggiante e una strana scritta sulla fiancata. Probabilmente è cirillico. 
Maledetti, maledetti comunisti. Siate maledetti per sempre.
Presa da un impeto di rabbia e orgoglio ho cominciato ad insultarli con 
quanto fiato avevo in gola : "Falsi rivoluzionari, !! figli di papà !!, che 
vivendo alle spalle dei genitori o di chi vi finanzia osate cianciare di 
povertà. Di ingiustizia. Presunti pacifisti !!, false colombe, che la pace 
la invocate facendo la guerra e la esigete da una parte sola. Cioè dalla 
parte degli americani e basta. Mai che la chiediate a Saddam Hussein o a Bin 
Laden, eh ?!!?!!. Mai che improvvisiate un corteuccio per le creature 
assassinate o gassate dal primo e le creature massacrate dal secondo. 
Infatti Saddam Hussein lo rispettate, Bin Laden lo amate. Bastardiiiiiiiiii 
!!! Fottuti maledetti !!!!". Poi ho preso in mano dei sampietrini e ho 
cominciato a bombardarli. Uno, cento, mille. Non mi arrendo io. Non mi 
sottraggo allo scontro.
Quelli mi hanno guardato rabbiosi, furenti, trasfigurati dalla loro rabbia e 
violenza e hanno cercato di prendermi bestemmiando in una lingua 
sconosciuta. Sovietico probabilmente. Viste le forze nemiche soverchianti, 
mi sono data (temporaneamente) alla fuga. Non ho più la forza di un tempo, 
Ferruccio, e dopo un po' che i due black bloc mi inseguivano ho cercato 
rifugio in un ristorante, un bar, un mercato, un negozio, una scuola. Ma 
niente. Erano tutti chiusi, cazzo.
Ho corso corso, corso, corso e urlato, urlato, urlato con quanto fiato avevo 
in gola finchè l'ho vista. Lei. Santa Maria Novella. La mia Santa Maria 
Novella, Ferruccio. Quel monumento simbolo della civiltà, la bellezza, 
l'armonia, la superiorità della nostra cultura contro l'oscurantismo dei 
fottuti islamici. Con le ultime forze che mi restavano sono arrivata sul 
sagrato e lì, per lo sforzo immane, ho vomitato una, due, tre volte. Poi 
anche la vescica ha ceduto e ho pisciato per la tensione e lo sforzo, la 
rabbia e l'orgoglio.
Poi mi sono girata, ho allargato le braccia e ho lasciato che i due black 
bloc facessero di me quello che volevano.
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