From: Marino Bocchi
To: didaweb@???
Sent: Thursday, September 12, 2002 9:15 AM
Subject: Re: [didaweb generale] Berlinguer-Moratti (lungo)
Alle 12.00 11/09/2002 +0200, Alberto Biuso ha scritto:
>Su *Italianieuropei*, la rivista della Fondazione diretta da Amato e
>D'Alema, e' uscito questo articolo dell'esponente DS Claudia Mancina. --------------------------------------------
Caro Alberto, la segnalazione che ci proponi e' straordinaria. Perche'
scopre il bluff. Nello stile spiccio e pragmatico dei riformisti stanchi di
chiacchiere e mediazioni di pensiero, Claudia Mancina rivendica infatti
quello che giustamente tu sottolinei: la continuita' sostanziale tra la
riforma (Berlinguer) e la controriforma (Moratti, almeno nella fase
Bertagna). Dice infatti la deputata del Pds che " La proposta iniziale,
quella del gruppo di saggi presieduto da Bertagna, sceglieva infatti la
strada di una correzione, piu¹ che di un sovvertimento della riforma
Berlinguer, il cui nucleo sostanziale non era modificato", l'errore della
sinistra allora e' stato quello di " accogliere il progetto Bertagna come
un attentato alla scuola pubblica, anche sotto l'influenza dei movimenti
studenteschi e sindacali (sic).
Abbiamo cosi' assistito a un singolare spettacolo:
mentre l'opposizione si scatenava con tutte le sue armi,
proprie e improprie, contro un progetto esplicitamente in continuita' con
la precedente riforma....si svolgeva nel Consiglio dei ministri una
battaglia semieroica, che vedeva la vittoria finale delle posizioni
antiriformatrici dei centristi (a difesa delle scuole cattoliche) e del
ministro del Tesoro (a difesa delle casse pubbliche). Al termine di questa
battaglia, la presunta decisionista Moratti cedeva il campo e rinunciava a
quasi tutti i contenuti riformatori del progetto Bertagna". Vale a dire gli
estremisti (studenti, sindacati, ecc.), hanno fatto il gioco della DC.
Leit-motiv ricorrente della sinistra istituzionale passata e presente.
Vorrei adesso provare a mettere a fuoco la linea principale del
ragionamento dell'esponente ds, che verte non a caso sul doppio binario di
istruzione e formazione professionale, indicato giustamente come il cardine
di tutto il progetto della Moratti.
Scrive a questo proposito l'autrice che
su questo aspetto l'opposizione non puo' scatenare "una guerra di
religione", in quanto l'unica differenza con la precedente proposta
Berlinguer consiste nel fatto che adesso i giovani saranno avviati alla
formazione un anno prima invece che un anno dopo (al termine dell'obbligo,
come chiedeva Berlinguer, richiesta poi tradotta in legge). La Mancina se
la prende con il "pensiero laico egualitarista", poi scrive che "raramente
gli insuccessi e gli abbandoni colpiscono i figli di genitori gia' dotati
di titolo di studio superiore", sottintendendo che la dispersione e gli
abbandoni sono legati alle condizioni sociale e culturali medio-basse delle
famiglie di provenienza, il che e' certamente vero e infine rivendica con
forza sia la regionalizzazione dell'istruzione professionale che il doppio
canale potenziato (sul lato dell'istruzione e su quello della formazione).
Ma che non si parli di serie A e serie B, questi sono discorsi estremisti e
ideologici. E' dunque implicito, nel suo ragionamento, cha a iscriversi
alla formazione professionale saranno i ragazzi culturalmente e socialmente
deprivati, destinati altrimenti all'abbandono ("raramente gli insuccessi e
gli abbandoni colpiscono i figli di genitori gia' dotati di titolo di
studio superiore", quelli che si iscrivono ai licei e ai tecnici di alto
livello). La cultura pedagogica democratica degli anni 60' e' oltre e'
considerata "roba vecchia", dai riformisti del pds. Perche', i suddetti
riformisti, come scrive la Mancina riconoscono che "la scuola non e' piu'
il principale canale di ascesa sociale" (concetto che si collega ai
precedenti) senza spiegare perche' non lo e' piu' e senza domandarsi se un
altro modello di istruzione pubblica, piu' dotato di mezzi e di risorse,
non possa eventualmente essere messo in grado di riassorbire la dispersione
dei ceti deboli. Scuola democratica o classista, quella proposta da certi
riformisti? Fate voi.
Pero' e ' ridicolo e paradossale che molti di loro vadano a celebrare
l'anniversario della morte di Don Milani. Il motivo e' chiaro, sbandierare
il nome del Priore per raccogliere strumentalmente il malumore dei docenti
in funzione esclusivamente politica, anti berlusconiana e morattiana. La
CGIL, sotto la spinta di Cofferati, si sta aprendo ad uno scenario diverso,
arricchito da ideali e utopie che costituiscono l'essere stesso della
sinistra e senza le quali, semplicemente, la sinistra non e'. Ma in tale
quadro, non solo la CGIL ma tutti i riformatori devono capire che senza una
rimessa in discussione di alcuni dei cardini della riforma Berlinguer, non
c'e' ipotesi di mobilitazione che tenga. Occorre uscire dalle ambiguita'
continuiste altrimenti sarebbe un pastrocchio e, per noi docenti
democratici, anche una fregatura.
E siccome qui nessuno e' fesso, non credo
che l'operazione avrebbe molto successo.