[Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti

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Author: fatacarabina
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Subject: [Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti
io non so più dovce cazzo andare a fare la spesa....argh

fata

> il manifesto - quotidiano comunista
>
>
>
>                   Esselunga, a corto di diritti
>                   LUCA FAZIO
>                   MILANO

>
>                   Esselunga, a corto di diritti
>                   Nei supermercati anche il permesso per fare pipì diventa
> uno
>                   strumento di potere. I dipendenti della catena più
> rampante
>                   del Nord Italia si organizzano contro l'autoritarismo

dei
>                   nuovi «capetti»
>                   LUCA FAZIO
>                   MILANO
>                   La pipì è un piccolo dramma per le cassiere
> dell'Esselunga. In
>                   quel momento il dispositivo che risponde alla logica del
> «qui
>                   comando io» si manifesta in tutta la sua perfidia:

perché
> il
>                   «superiore» allora può decidere di umiliare o graziare

la
>                   «sua» dipendente. Non va in bagno, aspettando anche
> un'ora,
>                   chi non rispetta i tempi, chi non fa gruppo, chi

sciopera,
> chi
>                   avvicina il sindacato, chi non teme le punizioni, chi

non
> è
>                   disponibile a lavorare la domenica. E' successo anche a
> donne
>                   incinte di cinque mesi, ogni lavoratrice ha una storia
> sulla
>                   pipì: quella che ha pianto, quella che è svenuta, quando

è
>                   arrivata l'ambulanza... Sarebbe interessante chiedere ai
>                   «capetti» quali sono gli inconfessabili motivi che li
> spingono
>                   a far eseguire certi ordini, come far pesare le banane
> faccia
>                   al muro, «ma parlare di quello che succede è vietato,
>                   impongono il silenzio a tutti». Se potessero, forse
> direbbero
>                   che è la paura, perché anche i capi «in carriera»

possono
>                   cadere in disgrazia, e magari finire nel turno che

termina
>                   alle 23 e riattacca alle 3 e mezzo del mattino. Ma tutti

i
>                   dipendenti (o quasi) obbediscono alla consegna del
> silenzio.
>                   Ma è davvero l'inferno Esselunga? Chi ha voglia di
> raccontare
>                   prima esita perchè non trova le parole, poi fruga tra i
>                   ricordi e si lancia in una narrazione difficile da
>                   interrompere. Massimo Brunetti è stato licenziato (con
> altri
>                   due colleghi) per aver rilasciato una intervista
> collettiva al
>                   sito Internet della Casa della Cultura di Milano.
> Esselunga ha
>                   querelato i tre lavoratori per una frase ritenuta
> diffamante
>                   chiedendo a ognuno 700 mila euro di risarcimento,
> altrettanti
>                   ne ha chiesti alla Casa della Cultura. Le interviste

sono
>                   sparite dal sito e l'istituzione culturale milanese

sembra
>                   molto intimorita dagli avvocati della famiglia Caprotti,
>                   padrona di un impero economico a conduzione familiare da
> 3,5
>                   miliardi di euro l'anno.

>
>                   La vicenda di Brunetti è esemplare perché mette a nudo
> alcuni
>                   meccanismi che spiegano «la sofferenza» di chi lavora in
>                   Esselunga, azienda leader della grande distribuzione

anche
> nel
>                   perseguire un duplice obiettivo: rendere impossibile
>                   l'attività sindacale e annientare con ogni mezzo la
>                   personalità dei dipendenti. Brunetti ha esordito ai
> magazzini
>                   di Limito di Pioltello come socio lavoratore della
> cooperativa
>                   Sgi, lavorava 7 giorni su 7 dalle 21 alle 6 del mattino,
>                   «l'orario è questo, altrimenti la porta è quella». Fa
> causa e
>                   riesce a farsi assumere dimostrando che i soci

lavoratori
>                   della sua cooperativa in realtà dipendono da Esselunga.

Il
>                   clamore di quella vertenza scuote anche una trentina di
>                   lavoratori filippini della Comincoop. Ma per loro

finisce
>                   male. Esselunga caccia Comincoop, la quale riapre con
> altro
>                   nome cacciando gli infedeli che hanno osato alzare la
> testa
>                   contro il colosso. Brunetti paga la sua insubordinazione

e
>                   finisce in cassa. «Luogo di tortura», dicono tutti: «ti
>                   sfinisce e ti isola psicologicamente».

>
>                   Qualche lavoratore ha provato a farsi rispettare. Nel
>                   supermercato di piazza Ovidio hanno fatto causa per
>                   «violazione della privacy» perché l'azienda obbliga a
> portare
>                   il cartellino con il cognome. In realtà, il problema,
>                   confermano diverse cassiere, è il cliente maschio:

«Molte
>                   volte sono stata importunata perché attraverso il
> cartellino i
>                   clienti risalivano al telefono e all'indirizzo».
> All'Esselunga
>                   di viale Piave, zona centro, dove ogni tanto Caprotti
> senior
>                   scende a fare la spesa, un lavoratore studente ha fatto

lo
>                   sciopero della fame: «Quando andava a sostenere

un'esame,
>                   l'azienda tratteneva i soldi sulla busta paga per

assenza
>                   ingiustificata» (tre assenze, un licenziamento).

Un'altra
>                   volta, quando l'orario di chiusura serale è slittato

dalle
> 21
>                   alle 22, un cassiere ha inventato «l'ultima ora di
> sciopero
>                   del lunedì», raccogliendo l'adesione delle donne. Casi
> isolati
>                   (e qualcuno l'ha pagata cara) che il sindacato non è mai
>                   riuscito a sfruttare per fare breccia in una delle

aziende
> più
>                   ostili. «Una marea di gente è assunta con contratti
> precari e
>                   l'azienda organizza il lavoro in modo tale da rendere
>                   difficile il contatto stesso tra lavoratori, in più

mette
> in
>                   atto un sistema di sorveglianza che rende impossibile
> l'azione
>                   sindacale», spiega Giovanni Gazzo, segretario generale
> UilTucs
>                   di Milano, che sta lavorando - da pochi giorni
> «unitariamente»
>                   - per affrontare Esselunga.

>
>                   Rosaria Cirincione, dopo 19 anni di cassa in viale

Piave,
> ci
>                   ha provato, ma è rimasta sola. I colleghi la evitano,
> alcuni
>                   sono stati ripresi per aver parlato con lei, quella che
> vuole
>                   introdurre il sindacato: uno dei tanti soldatini
>                   filoaziendali, per farle capire che non è cosa gradita,

le
> ha
>                   chiesto se lei sarebbe contenta di avere delle

prostitute
>                   sotto casa...Da dove cominciare per descrivere un
> «incubo»? Da
>                   una vicenda personale: «La capo cassa mi ha negato il
> permesso
>                   per andare a trovare all'ospedale mia nonna che era

stata
>                   coinvolta in un serio incidente stradale, dopo qualche
> tempo
>                   ho anche ricevuto una lettera di richiamo perché quel
> giorno
>                   ho dimenticato di passare la fìdaty card». Cirincione è

un
>                   fiume in piena, blocchiamola alla voce «cassa

automatica».
> La
>                   tortura. «C'è gente che piange quando viene assegnata

alla
>                   cassa automatica», un marchingegno inventato perché il
> cliente
>                   non deve sforzarsi (a fine nastro ci sono due buche con

i
>                   sacchetti dentro cui le cassiere devono anche riporre la
>                   spesa). «E' un'operazione in più che affatica la schiena

e
>                   richiede una concentrazione che non si può sostenere per


>                   diverse ore, in più bisogna stare attente a mettere la
> spesa
>                   come piace al cliente: spesso si lamenta perché non lo
>                   facciamo come lo farebbe lui, senza contare il fatto che
> con
>                   questo sistema aumentano la code e le lamentele» (una
>                   lamentela, una lettera di richiamo). Inutile dire che
>                   rimangono lettera morta gli inviti dei medici che
> prescrivono
>                   «limitazioni di cassa». La tortura spesso si risolve con
>                   l'autolicenziamento (il turn over è altissimo).

>
>                   Sandra Azzari se n'è andata, «mi rivolgevo spesso al
>                   sindacato, ho ricevuto diverse lettere disciplinari... a
> un
>                   certo punto ho chiesto la buonauscita e me l'hanno data
>                   volentieri». Lavorava all'Esselunga di Quaregna

(Biella).
> Era
>                   angosciata dal controllo dei tempi: «Erano in grado di
>                   rilevare i tempi di attesa tra un'operazione e l'altra,

il
>                   fatto è che il cliente a volte perde tempo e io venivo
>                   giudicata anche per il ritardo provocato dal cliente,
>                   piuttosto male, mi davano dell'handicappata». Gianna B.

è
>                   ancora in cassa all'Esselunga di Bergamo, dopo due anni

di
>                   Cgil ha deciso di lasciar perdere, era il 1991: «Eravamo
> poco
>                   seguite e i colleghi erano ostili». Adesso sorride
> ricordando
>                   gli scioperi con punizione: «Chi scioperava per il
> contratto
>                   finiva in cucina a lavare pentole e pulire prezzemolo».
> Due
>                   settimane fa, hanno proiettato un video per coinvolgere

i
>                   dipendenti nell'operazione devi coccolare il cliente.
> Trùccati
>                   poco poi guardalo negli occhi e sorridi, «lo coccolerei
> pure
>                   se non dovessi lavorare 10 ore al giorno...». Gianna B.
> non
>                   sopporta le nuove leve: «La direzione vorrebbe

trasformare
>                   Esselunga in una boutique e sta addestrando molti

giovani
>                   capetti esaltati, ti trattano male e non sanno nemmeno

da
> dove
>                   cominciare». Lei invece ha superato anche la prova
> dell'amore.
>                   «La regola è che tra colleghi non ci si può innamorare.

Se
> si
>                   accorgono di una relazione tra scaffalisti o cassieri,

li
>                   cambiano di reparto o di negozio. Ma è peggio se è un

capo
> a
>                   innamorarsi di una cassiera, allora spostano solo lui e
>                   cercano di insabbiare la faccenda». Il marito di Gianna?
> Se
>                   n'è andato da solo...

>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> Per partecipare:     noocse-bo@???
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