materiale proveniente dai compagni della mailing italy legal... può sembrare
strettamente tecnico ma da spunti di riflessione e materiale informativo
interessante:
Intanto diversi avvocati mi hanno chiesto dove reperire informazioni a
proposito delle norme giuridiche sul sequestro di pc e materiale
informatico.
Che la faccenda sia già trattata da diversi anni lo dimostra questo
comunicato stampa di Alcei del '95 dove viene spiegata l'illegittimità sotto
vari punti di vista, giuridici-legislativi inclusi
(
http://www.alcei.it/news/sequestr.htm). Chi è ALCEI? E' l'Associazione per
la libertà nella comunicazione elettronica interattiva, storico baluardo
italiano della difesa dei principi e dei diritti in quello spazio di
relazioni costituito dalle nuove tecnologie, che rete Internet ma non solo.
A
metà degli anni '
0, quando l'unica telematica possibile era attraverso le BBS, centraline
telefoniche analogiche, "vecchi" 286-386 o giù di lì (gli attuali computer
arrivano ad avere velocità superiori di almeno due ordini di grandezza) e
modem a 1200 bps (oggi sono a 56000), ci fu un evento che fu ricordato come
"l'italian crackdown" ovvero una serie di sequestri e perquisizioni
coordinate in tutta Italia all'interno di quella che era una stabile rete di
comunicazione amatoriale (allora l'internet era un "sogno" per poc
i privati, tutt'altro che "gratis", comunque una rete al servizio di
università ed istituti di ricerca scientifica).
Motivazioni più diverse (dal software copiato alle isterie collettive
sataniconico-porno-pedofile) furono il pretesto per mettere in ginocchio un
sistema sul quale già giravano i primi bollettini di controinformazione
antagonista, si faceva telematica per il sociale, per la pace, ma allora il
silenzio assordante dei media e della società civile creò il contesto giusto
per concludere l'operazione nel disprezzo più totale delle garanzie
giuridiche e costituzionali. Chi è interessato può leggere questa stor
a nel libro "Italian Crackdown" di C. Gubitosa (che sarà presente Domenica
10
a Bologna a The Next Net), ed. Apogeo (scaricabile anche qui
http://www.apogeonline.com/libri/00529/scheda).
Da allora diverse cose sono cambiate. Certamente nello sviluppo tecnologico,
ma anche nell'approccio e nella sociologia che oggi anima gli spazi di
comunicazione telematica. Vi si è adeguata anche la legislazione? In parte.
Il quid giuridico è rimasto la definizione di software e più in generale di
informazione digitale memorizzata o trasferita elettronicamente, centrale,
ovviamente, non solo per quanto riguarda le azioni di sequestro nel rapporto
col reato, ma soprattutto nel più ampio settore inerente
diritti di proprietà, copia, modifica e brevettabilità, per fare qualche
esempio.
Ovviamente un quadro giuridico coerente e definito non c'è, ci sono delle
sentenze che stabiliscono delle interpretazioni più o meno accreditate, ma
anche interventi legislativi che, come dimostrano la nuova legge
sull'editoria (
http://punto-informatico.it/petizione.asp) o la partita sui
brevetti in sede Europea (
http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=39318),
gettano luci inquietanti sul futuro.
Gli orientamenti a proposito del sequestro di pc e materiale informatico ne
sono un esempio piuttosto allarmante ancora oggi
(
http://www.alcei.it/sequestri/cs990615.html). Andrea Monti è un avvocato di
Pescara, attuale presidente di Alcei e storica figura di riferimento in
questo campo, per il quale ha scritto articoli importanti sull'evoluzione
del
diritto in campo informatico
(
http://www.andreamonti.net/it/tesvarie/somedia.htm).
Andrea mi ha segnalato, con particolare attinenza a quello che è successo ad
Indymedia, due sentenze relativamente recenti. Una del Tribunale Penale di
Torino del febbraio 2000 (
http://www.andreamonti.net/it/jus/orto000702.htm)
che ha stabilito un'importante inversione di tendenza rispetto alle sentenze
fin lì pronunciate (
http://www.andreamonti.net/it/pcpro/pcpro109-3.htm).
Le stesse considerazioni vengono poste dall'Avv. Michele Iasselli
(
http://www.studiocelentano.it/editorial/iaselli/210202,2326.asp). L'altra è
una Ordinanza del tribunale del riesame di Venezia dell'ottobre 2001 che non
è pubblica in rete, riguardante un caso di pedofilia. Torino e Venezia hanno
dimostrato gli orientamenti finora più progressisti, non è molto, ma credo
che dovremo mettere in campo tutte le ipotesi per evitare che si
concretizzino le derive più gravi che si sono ipotizzare. Spero che il m
ssaggio arrivi "forte e chiaro" anche a chi non fa informazione per/dal
movimento e dai fatti qui riportati potrebbe sentire suonare più di un
campanello d'allarme.