Sperando di fare cosa gradita (nell'area dell'informazione) vi rigiro mail arrivata alla rete consumo critico romana. Esiste un interessante newsgroup sulla finanza etica (e soprattutto non etica) al quale varrebbe la pena dare un occhio per informazioni interessanti.
Ciao,
Cate
Banche_Armate@???
Sent: Friday, October 12, 2001 10:12 AM
Subject: [Banche_Armate] Assicurazioni, nuova sfida dell'etica
Assicurazioni, nuova sfida dell'etica
di Redazione (redazione@???)
18/05/2001
La Cooperativa Assicurativa Etico Solidale lancia l'investimento etico anche nel campo delle assicurazioni; il sogno e' di arrivare a una compagnia assicurativa etica
La finanza eticamente orientata è presente in Italia da circa vent'anni, sebbene solo negli ultimi tempi stia conoscendo una diffusione vastissima. Essa, infatti, risale alle prime Mutue di auto gestione, nate sul finire degli anni Settanta, per andare incontro alle esigenze finanziarie di soggetti non bancabili (generalmente organizzazioni non profit).
Il risparmio consapevole e l'impiego etico del denaro sono il cuore dell'obiezione monetaria. È questa una gamba della finanza : l'altra è il mondo delle assicurazioni.
Il sogno di una compagnia assicuratrice etica è ancora lontano, ma in Italia si stanno muovendo i primi passi.
La sfida è realizzare una struttura idonea a gestire il potere d'acquisto dei "consum-attori" nel settore assicurativo, cercando di condizionare le scelte politico-commerciali e finanziarie delle compagnie d'assicurazione, rendendole il più vicino possibile all'economia solidale.
Su questo versante si muove la Cooperativa assicurativa etico solidale, indirizzata prevalentemente alla fornitura di servizi per le imprese sociali e i suoi aderenti.
La sfida è quella di portare proposte di solidarietà, giustizia, democrazia economica nel mondo assicurativo che, mai come in questi ultimi anni grazie anche all'enorme successo dei fondi d'investimento, delle polizze vita e di tutti i prodotti similari, si sta rivelando una delle grandi casseforti della finanza mondiale. Si tratta di offrire uno strumento concreto e non etico solo nel nome, per esprimere obiezione al sistema tradizionale: etico perché trasparente, semplice, senza distinzioni tra i clienti, a sostegno diretto del non profit italiano.
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2) Banche_Armate@???
Sent: Tuesday, October 23, 2001 3:25 PM
Subject: [Banche_Armate] Le Banche non si fidano del non profit
Le Banche non si fidano del non profit
di Barbara Fabiani (b.fabiani@???)
19/10/2001
Una ricerca condotta sul territorio romano da Lunaria evidenzia le difficoltà di rapporto tra terzo settore e istituti di credito. I soldi vanno a pochi e i piccoli restano a bocca asciutta
A Roma il non profit muove circa 8mila milioni di euro, pari al 21% delle entrate complessive delle organizzazioni senza scopo di lucro in Italia. Una cifra considerevole, soprattutto se cosi confronta con quella dell'economia romana in generale che incide sul quella nazionale per circa l'8%.
Ma il credito bancario nei confronti del terzo settore romano è poco e soprattutto è per pochi.
Infatti solo il 29% delle organizzazioni romane riesce ad accedere al credito.
Facciamo un passo indietro. Nella capitale sono presenti 16mila istituzioni non profit, pari al 7% del totale nazionale (contro le 12mila di Milano, le 11mila di Torino e le 10mila di Napoli). Si tratta nel 75% dei casi di associazioni (quasi tutte non riconosciute), le cooperative sociali sono 187 (cioè solo 4 su 100mila abitanti, meno della metà della media nazionale), 75 le fondazioni e il restante 25% è composto da altre istituzioni (enti religiosi, sindacati, partiti, case di cura etc...).
Secondo i dati di Banca d'Italia il terzo settore a Roma riceve credito per circa 7,5 miliardi di euro (14mila miliardi), pari al 16% del totale dei finanziamenti al non profit in Italia. Detta così è una cifra di tutto rispetto che però rappresenta il 2% del credito complessivo sulla piazza romana.
Dunque, solo un terzo delle organizzazioni non profit riesce ad accedere al credito; in compenso , però, ottiene fidi il cui valore medio è pari a 1,475 milioni di euro (circa tre miliardi), contro la media nazionale di 1milione (poco meno di due miliardi).
In particolare, il 12% delle istituzioni non profit romane assorbono il 79% degli importi, con una media di 3,36 milioni di euro ( 6 miliardi e mezzo), cioè oltre tre volte la media nazionale.
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3) Banche_Armate@???
Sent: Monday, November 05, 2001 5:38 PM
Subject: [Banche_Armate] Continua la campagna banche armate
Fonte: L'Altracittà (
http://www.altracitta.org/index.asp?InfoId=287)
2/10/01 Continua la campagna banche armate
Dove vanno i soldi che depositiamo in banca?
Sapete che fine fanno i nostri soldi quando li depositiamo in banca? Ve lo siete mai chiesto? Il direttore del vostro istituto si è mai preoccupato di spiegarvelo? In fin dei conti, per l'appunto, sono i NOSTRI soldi: non solo abbiamo il diritto di sapere che uso ne viene fatto ma anche il dovere di informarcene. Ora più che mai. Bush come primo atto dopo l'attentato alle torri gemelle ha bloccato i finanziamenti bancari legali e i profitti della borsa alle reti terroristiche di Bin Laden: perché però lo ha fatto solo ora? E perché solo per il terrorismo islamico? Forse che finanziare regimi che calpestano quotidianamente i diritti umani è meno grave? E gli istituti bancari che continuano a farlo - tra l'altro anche con i nostri soldi-sono meno responsabili della morte e della miseria che finanziano solo perché restano confinate in paesi che sentiamo più lontani? Fermiamoci un attimo a pensare. E' più che noto che l'Italia è stata e continua a essere tra i primi esportatori di armi al mondo-comprese le famigerate mine antiuomo- che vende anche a paesi in guerra o a regimi militari. Questo triste commercio si attua tramite il passaggio di capitali attraverso conti bancari e, addirittura, finanziamenti nei pagamenti offerti dalle stesse banche. Un po' come quando per comprare una casa si chiede un mutuo rateizzato. I meccanismi che consentono questo tipo di operazione possono essere molto complessi. Spesso si realizzano attraverso l'opera di intermediatori, cosa che rende ancora più difficile risalire la catena dei passaggi di soldi per individuare la vera natura della transazione commerciale. I dati ufficiali forniti dalla relazione annuale del Ministero del Tesoro, per quanto accurati, risultano quindi parziali. Nonostante ciò gli importi delle operazioni bancarie fornite dal Presidente del Consiglio dei Ministri relative all'esportazione di armi dall'Italia nel 1999 sono conteggiati in circa duemilacinquecento miliardi di lire. 2.500.000.000.000: una cifra da capogiro! Certo, di fronte a commerci di tali dimensioni ci si sente impotenti e schiacciati. E' anche vero però che il singolo risparmiatore, in quanto titolare di un conto, ha il diritto di chiedere che utilizzo faccia la banca dei soldi che ha depositato. La campagna nazionale di pressione 'Banche Armate' invita a compiere alcuni atti semplici ma molto significativi: anzitutto scrivere alla propria banca una lettera per chiederle di confermare o smentire per iscritto il coinvolgimento dell'istituto nel commercio di armamenti. Successivamente far sì che la risposta venga resa pubblica e se l'uso dei propri soldi non risulta eticamente corretto o la risposta sembra evasiva o reticente, arrivare a 'minacciare' di ritirare il proprio denaro e di estinguere il conto. L'iniziativa 'Banche Armate' nasce nel 1999 dalle riviste missionarie 'Nigrizia', 'Missione oggi' e 'Mosaico di pace (Pax Christi)'. A Firenze vi hanno aderito una quindicina di importanti realtà associative e istituzionali, tra cui anche L'Altracittà', il 'Gruppo Mondialità Isolotto', il 'Centro Missionario Diocesano', il 'Quartiere 4', il circolo ARCI Isolotto ed è coordinata da Francesco Fabrini. L'obiettivo, sia chiaro, non è quello di criminalizzare le banche ma piuttosto quello di farle uscire allo scoperto, di indurle a dichiarare pubblicamente e chiaramente il proprio operato e promuovere, attraverso una capillare opera di sensibilizzazione dei singoli risparmiatori, una forma di pressione sugli istituti di credito coinvolti. L'invito è a riscoprire le responsabilità che ognuno di noi ha nell'appoggiare più o meno esplicitamente questo sistema. Un primo risultato: grazie alle tantissime lettere spedite da migliaia di risparmiatori alle proprie banche il Gruppo bancario Unicredito ha deciso di uscire dalle operazioni di sostegno finanziario alla produzione ed alla esportazione delle armi. Perché una finanza etica è possibile.
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4) Banche_Armate@???
Sent: Monday, November 05, 2001 5:34 PM
Subject: [Banche_Armate] Armi. Quando la voglia di riconvertire manca
Fonte: L'Altracittà (
http://www.altracitta.org/index.asp?InfoId=288)
9/10/01 Le responsabilità occidentale nei conflitti mondiali
Armi. Quando la voglia di riconvertire manca
Globalizzazione e riarmo
"Oggi il 90% della produzione mondiale di armamenti è concentrato in soli 10 paesi, ed il 50% si svolge negli Stati Uniti. Le 100 maggiori aziende del settore operano nei paesi dell'OCSE e hanno fatturato, nel 1997, 156 miliardi di dollari, una cifra pari ai tre quarti della produzione mondiale". Così esordiva Achille Lodovisi, ricercatore IRES, nella relazione presentata alla giornata di studio su "Globalizzazione, guerra ecologica e politiche del riarmo", organizzata poco più di un anno fa, a Bologna, da Contropiani (
www.contropiani2000.org) in occasione del vertice OCSE.
A distanza di un anno, dopo l'11 settembre, rileggere l'intervento di Lodovisi, "Processi di globalizzazione e politiche di produzione bellica in rapporto con le piccole e medie imprese", può tornare ad essere un'importante occasione per riflettere su guerra e globalizzazione. "La situazione odierna - spiega Lodovisi - è il frutto di una strategia, adottata dalle grandi industrie e sostenuta finanziariamente e politicamente dagli stati, basata su di una girandola di fusioni ed incorporazioni che hanno portato alla nascita di colossi di livello mondiale: Lockheed Martin, Boeing, Raytheon, British Aerospace, Aerospatiale-DASA-AleniaFinmeccanica. Le grandi aziende del settore militare sono direttamente interessate alla strategia complessiva della globalizzazione proprio perché il loro futuro è sempre più legato ad una dimensione transnazionale".
" .a partire dai primi anni Novanta - continua Lodovisi - le grandi imprese del settore aeronautico militare stanno realizzando il progetto di world fighter plane. Ad esempio, le linee di montaggio del caccia F-16, prodotto dalla statunitense Lockheed Martin, sono attive in Israele, Corea del Sud, Turchia e Taiwan, paesi nei quali il costo della manodopera è basso, il controllo sui movimenti di opposizione e sui sindacati ferreo, le agevolazioni fiscali notevoli, ed è garantita la libertà di esportare il prodotto finito anche verso paesi 'politicamente' scomodi o in guerra".
I colossi europei
In Europa la ristrutturazione dell'industria a produzione militare si realizzerà nell'ottica della partecipazione alla competizione sui mercati mondiali. Di qui la nascita di grandi aggregazioni industriali. In Italia dominano la scena quattro gruppi: Finmeccanica (settori aeronautico, sistemi terrestri e navali, spaziale ed elicotteristico) e Fincantieri (cantieristica), entrambe aziende con prevalenza del capitale pubblico. Fiat (veicoli per il trasporto terrestre, mezzi corazzati, spazio, motoristica aeronautica e navale, munizionamento) e Marconi Group (elettronica e comunicazioni). In Inghilterra la scena è dominata dal colosso British Aerospace (Bae), rafforzatosi enormemente con l'acquisizione della Marconi, in Francia si sono creati due grandi poli: Aérospatiale-Matra e Thomson-Csf. In Germania è emersa la grande potenza industriale, tecnologica e finanziaria del gruppo tedesco-statunitense DaimlerChrysler Aerospace AG (DASA). "Si tratta di società che controllano una quota rilevante della produzione di armi a livello mondiale mediante una strategia che integra l'internazionalizzazione delle attività col rilancio delle esportazioni di armi e coll'espansione delle attività di natura duale civile/militare".
Il nostro paese ha investito nella Difesa (Offesa?) quasi 33 mld nel 2000 e oltre 34 mld nel 2001.
Tutto questo prima degli attentati dell'11 settembre.
Riconvertire è meglio che "punire"
Mentre continuano il costosissimo programma EFA 2000 per la costruzione del cacciabombardiere europeo EUROFIGHTER e la progettazione della nuova portaerei che costerà circa 4 mila mld., scienziati e lavoratori sono da anni impegnati sul fronte antimilitarista. In occasione del convegno "Lavoro per un mondo senza guerra" - svoltosi a Firenze il 21 settembre scorso e organizzato dalla Fiom nazionale - è emerso ancora una volta che riconvertire è possibile, in quanto esiste un mercato in grado di assorbire la capacità produttiva delle industrie del settore. Basti pensare al settore aeronautico e alla grave penuria di mezzi nella protezione civile o nella pubblica assistenza. Insomma, di esempi ce ne sono tantissimi, basterebbe rovesciare l'ordine delle priorità.
Per approfondimenti visitate:
www.contropiani2000.org
www.scienzaepace.it
www.ics.it
www.uspid.dsi.unimi.it
www.peacelink.it
www.unimondo.org
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5) Banche_Armate@???
Sent: Monday, November 05, 2001 10:34 AM
Subject: [Banche_Armate] Fondazioni: nel 2000 patrimonio a quota 69mila mld
fonte: Vita nonprofit online
Fondazioni: nel 2000 patrimonio a quota 69mila mld
di Gabriella Meroni (g.meroni@???)
24/10/2001
L'anticipazione e' stata fornita dall'Acri, l'associazione tra le Casse di Risparmio italiane
Nel corso del 2000 le Fondazioni bancarie hanno toccato un patrimonio complessivo pari a circa 69 mila miliardi di lire. L'anticipazione e' stata fornita dall'Acri, l'associazione tra le Casse di Risparmio italiane secondo cui dai primi dati relativi allo scorso anno, su un gruppo di 12 fra le principali fondazioni (che rappresentano i due terzi del patrimonio del sistema) si mostrerebbe un incremento delle erogazioni fra il '99 e il 2000 superiore al 50%, pari per queste 12 fondazioni ad un erogato complessivo di circa 2.230 miliardi di lire. Sempre in riferimento a questo campione l'Acri sottolinea che nel 2000 la redditivita' del patrimonio, calcolata con le necessarie correzioni dovute all'introduzione dei nuovi schemi di bilanci, si attesta ad un livello del 7%
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6) Banche_Armate@???
Sent: Thursday, November 08, 2001 3:15 PM
Subject: [Banche_Armate] INDUSTRIA ARMI. dove sono?..i dati italiani
INDUSTRIA ARMI: A BRESCIA 41% PRODUZIONE ITALIANA
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(AGI) - Milano, 7 nov. - Delle 338 imprese che operano nel campo della
produzione di armi, dai fucili ai carri armati, il 47,6% e' concentrato in
Lombardia e il 41% nella sola Brescia, mentre 289 imprese producono
esplosivi e polveri da sparo e 1.320 negozi vendono al dettaglio armi e
munizioni, compreso gli articoli per la caccia e la pesca. Secondo una
rilevazione della Camera di Commercio di Milano, la Lombardia, prima con 161
imprese, e' seguita dall'Emilia Romagna con il 9,8% (33 imprese), dalle
Marche e dal Piemonte con il 4,7% (in entrambi i casi 16 imprese), e dalla
Toscana con il 4,4% (15 imprese). Tra le Province lombarde, al primo posto
si piazza Brescia con 139 imprese, seguita da Milano (8), Bergamo (5),
Cremona, Lecco e Varese (2) e da Mantova, Pavia e Sondrio (1 impresa).
l'Altracittà - giornale della periferia
Direttore responsabile: Cristiano Lucchi
Internet:
www.altracitta.org
Mail: redazione@???
Tel: +39 055 601790
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7) Banche_Armate@???
Sent: Monday, November 12, 2001 10:52 AM
Subject: [Banche_Armate] Sito schede banche italiane
Segnalo sito:
http://www.risparmio-banche.it/docs/schede_informative_banche_e_si.html con schede informative generali di numerose banche italiane: recapiti, servizi, ecc
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6) Banche_Armate@???
Sent: Tuesday, November 13, 2001 3:48 PM
Subject: [Banche_Armate] Traversine e traffico d'armi
fonte:
www.unimondo.org
Traversine e traffico d'armi
Greenpeace Italia, ha consegnato il 7 novembre scorso al ministro per le Infrastrutture un rapporto in cui si evidenzia come le Ferrovie dello Stato abbiano acquistato il legname per traverse, armamenti e altro materiale in Azobe' (un legno molto resistente che in gran parte proviene dalla Liberia) dalla Tecnoalp srl, che a sua volta si rifornisce dalla compagnia asiatica OTC (Oriental Timber Company). Come indicato dal rapporto del comitato degli esperti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la OTC svolge un ruolo essenziale nella guerra civile in Sierra Leone, fornendo strutture e mezzi per il traffico di armi, impiegando i camion e le strade delle compagnie del legno per rifornire di armi la fazione armata della Sierra Leone Revolutionary United Front (RUF). Il rapporto indica il direttore della OTC, l'olandese Gus Van Kouwenhoven, come "responsabile per gli aspetti logistici di molti degli accordi sul traffico di armi tra Liberia e Sierra Leone". Proprio quando si faceva piu' forte il coinvolgimento del settore del legno con il traffico di armi e con la guerra civile, l'Italia moltiplicava per 25 volte le proprie importazioni di tronchi da questo paese. [13.11.2001]
» Fonte: © Greenpeace Italia, Peacelink notizie, OTC, Consiglio di sicurezza dell'ONU ;